
Ketogenic (1)
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: La mia casa è laggiù (1/4) – Sogno numero uno
- Episodio 2: La mia casa è laggiù (2/4) – Sogno numero due
- Episodio 3: La mia casa è laggiù (3/4) – Fuori dal sogno
- Episodio 4: La mia casa è laggiù (4/4) – La scelta
- Episodio 5: Polvere (1/2) – Memento, homo
- Episodio 6: Polvere (2/2) – Come la sabbia nella clessidra
- Episodio 7: L’App delle risposte (1/2) – Quando moriremo?
- Episodio 8: L’App delle risposte (2/2) – Ore 02:37
- Episodio 9: Inferno (1/2) – Luce e ombre
- Episodio 10: Inferno (2/2) – Occhi
- Episodio 1: Babau
- Episodio 2: Il Diavolo fa le pendole (1/2) – Dissonanze
- Episodio 3: Il Diavolo fa le pendole (2/2) – Oscillazioni
- Episodio 4: La tettoia dei giochi di Vince (1/3)
- Episodio 5: La tettoia dei giochi di Vince (2/3)
- Episodio 6: La tettoia dei giochi di Vince (3/3)
- Episodio 7: Ketogenic (1)
STAGIONE 1
STAGIONE 2
Novantasei virgola settantatré.
Quasi cinquanta grammi in più rispetto a ieri. Cazzo.
Ho prodotto tutto quello che potevo questa mattina. Ho fatto pipì e pupù, ma non ho pensato ad Angela. Rido di gusto appena mi viene in mente la canzone di quell’attore comico di cui non ricordo il nome… Niente da fare, per quanto mi sforzi non riesco a ricordarlo. Quello che faceva la parodia del cantante neo-melodico… Vabbè, non è importante. In questo momento altre cose lo sono molto di più. Una su tutte: il numero che ho appena visto sul display della bilancia. E improvvisamente non ho più voglia di ridere.
Entro la prossima mezz’ora dovrò pesarmi ufficialmente a piedi nudi per attivare il riconoscimento biometrico che sancirà senza ombra di dubbio la mia identità. Così sarà certo che quello sopra la bilancia sarò io, fermo, senza respirare, buttando fuori tutta l’aria dai polmoni. E senza possibilità di barare,
Sento una vocina… un vostro pensiero: se appoggiassi i piedi sul piatto della bilancia e sorreggessi un po’ del mio peso con le mani appoggiate su due supporti ai lati, gli schienali di due sedie per esempio o quello che cazzo volete, sarebbe facile ingannare il sensore. Basterebbe togliere poche decine di grammi in modo da vedere comparire sul display un valore inferiore a quello di ieri. E dell’altro ieri.
Pensate di essere più intelligenti di me? Probabile. Ma se pensate di essere più furbi di loro avete già perso la partita.
Ci ho provato! Dio sa quanto ci ho provato. Ma la lettura di quel fottutissimo sensore non risultava stabile. E quei bastardi se ne sono accorti. E sono intervenuti. Sulla parete di piastrelle che si trova a pochi centimetri dal mio naso ogni volta che salgo sul piatto metallico, hanno installato molto in alto due minuscoli sensori non più grandi della punta di un dito. La lettura ufficiale del mio peso corporeo, della percentuale di massa grassa e di acqua e di qualsiasi altra maledetta cosa possa passarvi per la mente, deve essere fatta appoggiando su quei sensori i polpastrelli degli indici della mano destra e della mano sinistra. Ogni mattina, tra le sei e mezza e le sette. Immobile in quella posizione per qualche secondo, finché il beep non mi libera.
Provateci voi a trovare una via di uscita!
Tre possibilità di sgarrare… tre jolly, come si direbbe in un qualsiasi quiz televisivo pre-serale. Li ho esauriti: due quando ancora pensavo che tutto fosse una minchiata, il terzo dopo una serata passata a tracannare alcol fino a strisciare sul pavimento, quando mi ero reso conto che non lo era.
Novantasei virgola settantatré.
Ho deciso di provocarmi il vomito. Ho pochi minuti di tempo e non vedo altre soluzioni. Meno di cinquanta grammi: due dita in gola dovrebbero farmi buttar fuori qualcosa che spero sia rimasto nel mio stomaco da ieri sera. Cinquanta grammi sono davvero pochi.
Non ce l’ho fatta. Conati: saliva e acidi gastrici. Pochi grammi. Il risultato è che adesso ho la gola in fiamme. Berrei un litro d’acqua.
Però… aspetta: la saliva. Se mi metto a sputare forse posso farcela. Ho letto da qualche parte che produciamo da uno a due litri di saliva al giorno. Significa, giocando al ribasso, quasi cinquanta millilitri all’ora. Ho mezz’ora a disposizione: venticinque, trenta millilitri. Forse il nostro corpo riesce a produrne in eccesso se stimolato.
Sale!
Non indugio oltre e corro in cucina. Apro il barattolo del sale grosso e provo a metterne in bocca un pizzico. Funziona! Inizio a sputare nel lavandino. Ancora qualche pizzico di sale. Vorrei riempirmi la bocca, ma non devo esagerare perché ho paura di provocare l’effetto opposto. Continuo fino a non avere più nulla da espellere. Tento ancora di provocare il vomito: ho notato che sebbene non venga fuori nulla di significativo dallo stomaco, la salivazione aumenta.
Sono distrutto. La gola brucia come l’inferno. Le mucose urlano e anelano a un sorso d’acqua. Non ho neppure il coraggio di sciacquarmi la bocca. Potrei in modo involontario assimilarne qualche millilitro. O peggio potrei non sopportare la sensazione paradisiaca del liquido fresco e ingurgitarne sorsate infinite. E in quel caso non avrei più alcuna speranza.
Salgo sulla bilancia per un altro test. Ho ancora un po’ di tempo prima della pesatura ufficiale.
Novantasei virgola quarantotto.
Venticinque grammi. In poco meno di dieci minuti. Adesso vedo il traguardo: sono ottimista, posso raggiungerlo. E da oggi stesso cambierò radicalmente il mio modo di affrontare la sfida. Ancora tre mesi per raggiungere l’obiettivo principale: da centodue chili, grammo più grammo meno, a ottantadue. Il peso ideale che i medici di NoMoreFat srl hanno stabilito per me. Il peso che i miei supervisori dovranno vedere sulla mia scheda alla fine del periodo concordato, sei mesi dal momento in cui ho deciso di iniziare. Poi dovrò passare alla fase di mantenimento. Ma a quella penserò dopo.
«Si ricordi che una volta firmato questo modulo di impegno lei non potrà più tornare indietro, finché non avrà raggiunto l’obiettivo» aveva detto l’incaricato commerciale.
Avevo sorriso. «Mi sembra che sia l’approccio giusto perché una dieta abbia una minima possibilità di successo.»
«Non si rende conto di quanto abbia ragione!» aveva replicato rispondendo a sua volta al mio sorriso.
«In ogni caso non credo al vostro novantanove per cento di risultati positivi che dite di aver ottenuto nei primi anni di attività.»
«Purtroppo ha ragione anche su questo. In effetti dovremmo dire cento per cento, il nostro reale risultato, ma i nostri pubblicitari ritengono che non sarebbe credibile. Perciò ci auto-limitiamo.»
«Apprezzo i suoi sforzi per vendere al meglio la vostra azienda, ma non deve convincermi. Ho già deciso.»
«Cento per cento! Tutti i nostri clienti hanno raggiunto l’obiettivo di peso nel tempo stabilito. E lo hanno mantenuto negli anni.»
L’avevo guardato inarcando le sopracciglia e allargando il mio sorriso di circostanza.
«Ci sono molti modi per perdere peso.» Aveva pronunciato queste parole guardandomi fisso negli occhi. Poi mi aveva accompagnato alla porta del suo ufficio.
«Entro una settimana riceverà la bilancia e il resto del materiale tramite un nostro corriere. Le auguro buona fortuna.»
Serie: L'angoscia e l'ignoto
- Episodio 1: Babau
- Episodio 2: Il Diavolo fa le pendole (1/2) – Dissonanze
- Episodio 3: Il Diavolo fa le pendole (2/2) – Oscillazioni
- Episodio 4: La tettoia dei giochi di Vince (1/3)
- Episodio 5: La tettoia dei giochi di Vince (2/3)
- Episodio 6: La tettoia dei giochi di Vince (3/3)
- Episodio 7: Ketogenic (1)
A quel “ci sono molti modi per perdere peso” credo di aver capito dove andrà a parare la storia, soprattutto considerando quello che hai scritto nella sezione introduttiva… Comunque questo racconto sembra discostarsi abbastanza dagli altri in termine di, come dire, stile: è scritto con una modalità diversa, incarnata più che altro dalla voce stessa del protagonista in prima persona e al tempo presente. Nemmeno la varietà sembra mancare a questa bella serie!
Ciao Gabriele. Se è una sfida potrei cambiare il finale in corso d’opera! 🙂 Ma penso che riesca difficile un bluff con un cultore di storie horror… Lo splatter è un genere che non seguo molto, ma ci voglio provare.
Ahaha a dire il vero nemmeno io ci ho a che fare con lo splatter, per me è proprio un’altra roba del tutto diversa dal classico genere dell’orrore. Ma è lodevole il fatto che ci sperimenti ugualmente! 🙂
Mi piace questa nuova storia, atmosfere surreali in stile Stephen King. Bravo!
Spero di tenere alto il tuo interesse con il prosieguo del racconto.
Ciao!
Bello questo episodio. C’è un bel ritmo ed è piuttosto credibile, oltre a essere un soggetto asttuale. A un certo momento, ho pensato che si sarebbe amputato un arto col seghetto alternativo… ma magari il protagonista non è un amante del fai da te. Grazie per la lettura
Ciao Paolo. Grazie a te per aver letto.
Per quanto riguarda il DIY: mai dire mai… 🙂