
Grazia, sesso con la colf.
Serie: Diario di due amori sbagliati
- Episodio 1: Lara, la raccomandata, il malore
- Episodio 2: La mia famiglia, Emma.
- Episodio 3: Grazia, sesso con la colf.
- Episodio 4: Depressione
- Episodio 5: La mail
- Episodio 6: La macchina nuova
- Episodio 7: Emma
- Episodio 8: Infatuazione
- Episodio 9: Imprevisti.
Di ritorno da un cliente entro in autogrill per bere un caffè. Sono alla cassa quando sento gridare: “Carlitos!”, un nomignolo che mi aveva affibbiato una mia ex commessa, mi volto. ed è lei, Grazia, che dal banco del bar sorride e mi saluta agitando la mano. Aveva poco più di sedici anni quando venne a lavorare da me, era una teen-ager frizzante e sfacciata; ora ne avrà venticinque? S. è fatta ancora più bella, è donna. Mi chiamava ” Il signor Carlitos” perché a quel tempo indossavo un trench di pelle nera come Al Pacino nei film “Carlito’s Way”.
Ricordo la volta che andai a prenderla a casa, dovevamo fare l’inventario in uno dei negozi. Era sull’uscio con indosso una mini inguinale e una maglietta che a stento copriva le tette tanto era corta. C’era anche sua madre, brava donna, ma un po’ indietro di testa, Non potevo viaggiare con una ragazza vestita così. Consigliai a sua madre di farla cambiare, non mi ricordo con quale pretesto.
– Ciao – Esclama, e mentre ritira lo scontrino mi trattiene la mano.
– Sei sempre uguale! Come fai? – Dice e io arrossisco.
– Come mai da queste parti? – Domanda. Alzo le spalle e rispondo:
– Lavoro. Tu piuttosto, da quanto tempo lavori qui? Non ti ho mai vista.
-E’ da un po’; non mi hai mai vista perché faccio i turni, quando non ci sono; oggi però è il mio giorno fortunato… tra poco smonto, vieni a cena da me? Mia madre sarà contenta di vederti.
– Vivi ancora con tua madre?
– Sì – Risponde, poi portando la mano al cuore aggiunge:
-Vieni dai! Giuro che non ti salto addosso – La compagna di lavoro ride. Lei le spiega che sono il suo ex titolare.
– Non è sexy? Dovevi vederlo con il trench di pelle nera! Sembrava Al Pacino! Allora vieni?
– Mi farebbe piacere.
-. Allora esci alla prossima, alla rotonda trovi un bar, aspettami là, io ho la macchina qui dietro, ti raggiungo subito – Avverte che deve andare e si infila nel retro.
– Così vivi ancora con tua madre – le chiedo davanti casa.
– Sì, se non ci fosse lei con la bimba come farei?
– Hai una bimba? Ti sei sposata? – Chiedo sorpreso. Lei sorride e mi fa:
– Non preoccuparti, non c’è nessun marito
– Sei terribile –
– Così disse l’uomo tutto d’un pezzo che non scopa le commesse! Ti ricordi quella mattina quando mi facesti cambiare d’abito? mettesti in imbarazzo mia madre!
– Qualcuno doveva pensarci! Sembravi la Lolita di Nabokov!
– Volevo esserlo! –
-Eri troppo giovane per finire a letto con me.
– Non sarebbe stata la prima volta per me!
– Grazia, ero sposato, avevo moglie e figli…
– Che però se ne sono tornati a Napoli.
– Che ne sai tu?
– Lara, la tua segretaria. So anche di te e di lei. Cosa è andato storto tra voi? Sareste stati la coppia perfetta –
– Sei informata… lei non la pensava così…
– È stata lei a mollarti? Davvero è andata così?
– Basta domande – Rispondo e lei alza le mani in segno di resa.
– Sai una cosa? Quello che mi fa incazzare è che alla fine sono finita nel letto sbagliato! Ci ho fatto una figlia e non so nemmeno chi sia, non l’ho visto più.
-Mi dispiace.
– No. E’ stato meglio così – Dice, mi lascia con la madre e va a cambiarsi.
– Quando lasciò il lavoro da lei, la rimproverai fortemente – Mi confessa la madre. Arrossisco al ricordo di cosa successe quel sabato. Nonostante mi fossi raccomandato non venne al lavoro e io la licenziai.
– Sua moglie come sta? E i bambini? – Mi chiede.
– Tutti bene. Mia moglie, va e viene da Napoli, i ragazzi si sono fatti grandi. Quanti anni ha? – Domando cambiando discorso guardando la bambina. E’ la copia perfetta di lei, bionda occhi azzurri, farà impazzire i compagni di scuola tra un po’.
– È nata quell’anno – risponde e fissa intensamente i suoi occhi nei miei. Il messaggio mi arriva forte e chiaro. Arrossisco, mi strofino il viso con le mani, aspiro quanta più aria è possibile e con un filo di voce sussurro:
– Non penserà…
– Non penso niente. Grazia non ha mai voluto dirmi chi è il padre.
– Di certo non sono io! – Esclamo deciso. Lei non ribatte, ma non sembra convinta. Per fortuna arriva Grazia.
– Smettila di torturarti, mamma, non lo so nemmeno io! …Certamente non è sua, lui non mi ha mai toccata… purtroppo. Quella sera ho bevuto parecchio e alla fine sono finita con quello sbagliato! Quel ragazzo lo cososcevo, non l’ho più rivisto. – Poi cambiando discorso le chiede:- Cosa hai preparato per cena? –
Lei la guarda imbarazzata, ha la stessa espressione spaurita di allora.
– Che ne dici se andiamo fuori? – dico per levarla dai guai.
– Non mi va di uscire di nuovo, faccio arrivare due pizze – alza il telefono, ordina poi prende due birre dal frigo, me ne allunga una e fa cin sotto gli occhi della bambina che mi guarda con curiosità.
Saluta il signor Carlitos, Daisy – Le dice Grazia volgendo lo sguardo dalla sua parte – Lui è il mio vecchio capo – La bambina alza il braccio e fa ciao con la mano.
– Allora… chi è rimasto con te? – Chiede Grazia
– Quasi tutti.
– Ha ancora tutti i negozi?
– Ne ho ancora sette, e tu? Come ti trovi all’autogrill?
– Non mi lamento, la paga è buona – Daisy che non mi toglie gli occhi di dosso.
– E lei? va già a scuola? – chiedo. La bambina arrossisce.
– Va alla prima! – Interviene la nonna.
– Com’è che conosci Lara? – le domando,
– Tre mesi fa ti ho visto passare, mi venne voglia di vedervi, tu e gli altri, così venni al deposito, con Daisy, volevo fartela conoscere. Lara era fuori a fumare, quando le chiesi di te, vedendo la bambina sgranò gli occhi: pensava che fosse tua.Quando le dissi di no sembrò sollevata. Tra noi sarebbe stato diverso se fossi stata maggiorenne?
– Ero sposato, Grazia! –
– Con Lara allora? –
– Mia moglie mi aveva lasciato, Lara aveva ventotto anni e non lavorava per me. Possiamo parlare d’altro? –
– Dice che sei infelice… che non hai nessuna.
– Ho conosciuto tempi migliori…
– Da quant’è che non ti fai una bella scopata? – chiese a bruciapelo. – La mamma doveva aver sentito perché sbuffò, prese la bambina per mano e la portò di là con la scusa di preparare la tavola.
– Ti piacevo, te lo leggevo negli occhi…
– Eri troppo giovane Grazia…
– Volevo essere tua… – Bussano alla porta, sono arrivate le pizze e non finiamo il discorso.
Prima di farmi andar via mi bacia e mi chiede di non sparire; un’ora dopo telefona per sapere se sono arrivato e mi augura la buona notte.
Agitato mi giro e rigiro nel letto senza riuscire a prendere sonno, quando mi addormento, la sogno e al mattino mi sveglio eccitato. Vado in bagno così come sono e mi trovo dinanzi la colf marocchina; è china sulla vasca da bagno, la gonna arrotolata fin quasi alle mutande. Si volta e mi guarda da sopra la spalla, poi abbassa gli occhi e guarda là sotto, mette la mano sulla bocca e fa :oh! Poi sorride. E’ una situazione eccitante, mi inginocchio e le accarezzo le cosce; lei fa qualche moina, oppone una tenue resistenza , poi si lascia andare. E’ tutto veloce, alla fine mi alzo, mi lavo e scendo senza nemmeno salutarla.
In strada mi seggo su una panchina e comincio a parlare con te. Era da un po’ che non lo facevo. Tu non ci sei, non ci sei più, ma mi aiuta. E’ da quando i miei figli e mia moglie sono andati via che ne sento il bisogno. E’ uno sfogo, è come andare a puttane, mi scarica. Ti immagino qui e mi psicanalizzo da solo.
La prima volta ricordo che mi ero fermato sul marciapiedi senza riuscire ad andare avanti; cercai una panchina, mi sedetti e cominciai ad osservare i passanti. Soprattutto le donne e soprattutto le gambe, e i culi. Gambe lunghe, gambe corte, gambe storte; culi, grossi, secchi, culi a mandolino. Mandavo a mente tutto e davo i voti. Poi cominciai a parlare rivolgendomi a te, non so esattamente perché, ma avevo nella testa la targa del tuo studio che ritirai per te al timbrificio di via Salvator Rosa: Stefano Calle Psicoterapeuta accreditato presso il tribunale di Napoli”. Immaginai di essere seduto nel tuo salottino aspettando che ti liberassi. Il tuo salottino, piccolo e ben arredato su cui si affacciava una scala che portava al primo piano, mi ricordava quando, per il servizio militare eravamo stati entrambi sbattuti a Trapani. Che posto ragazzi! In caserma mancava sempre l’acqua, ci portavano al mare per farci lavare!
Serie: Diario di due amori sbagliati
- Episodio 1: Lara, la raccomandata, il malore
- Episodio 2: La mia famiglia, Emma.
- Episodio 3: Grazia, sesso con la colf.
- Episodio 4: Depressione
- Episodio 5: La mail
- Episodio 6: La macchina nuova
- Episodio 7: Emma
- Episodio 8: Infatuazione
- Episodio 9: Imprevisti.
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