1917

Serie: Vilhelmiina


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Poi la lunga treccia si lasciò morire sul pavimento, diventando un oggetto inanimato, anche se questo non la rese meno mostruosa. Dio aiutami, ti prego aiutami. Dopodiché, il buio.

Durante l’assenza di Heikki, capitarono molti altri episodi che mi turbarono al punto da non riuscire più a riposare bene, ma non raccontai a nessuno ciò che avveniva tra le mura della mia casa, anche perché non avrei potuto fornire alcuna prova delle cose che avevo visto: il mattino dopo l’episodio della treccia, ad esempio, non c’era altro che un libro aperto sul pavimento della camera da letto e un quadro con la cornice incrinata, giù in sala da pranzo. Inoltre, io stessa cominciavo a dubitare di aver immaginato tutto.

Può capitare, mi dissi, quando si è molto stressati. E io lo ero, per ovvie ragioni.

Il 1917 fu un anno ricco di eventi.

Heikki mi scrisse di essere stato ferito, ma garantì che non avrei dovuto preoccuparmi: quella ferita al braccio destro gli avrebbe impedito di usare le armi, ma gli avrebbe anche garantito l’esonero a vita. Sarebbe stato mandato a Helsinki per ricevere le cure necessarie e poi, finalmente, sarebbe tornato a casa, per non partire in guerra mai più. Nonostante l’infortunio, era una bella notizia e non vedevo l’ora di riabbracciarlo.

Proprio in quel periodo, la Rivoluzione Russa portò all’abdicazione dello zar Nicola II e la Finlandia accolse la notizia con entusiasmo: molti finlandesi speravano che questo evento avrebbe favorito il raggiungimento di una maggiore autonomia.

Quell’estate, precisamente una mattina di giugno, Johanna mi invitò a casa sua, dicendomi di avere una sorpresa: suo marito aveva acquistato da poco un telefono e mi invitò a usarlo per chiamare l’ospedale e parlare con Heikki. Ero emozionata, non avevo mai usato un telefono prima.

Quando entrai in salotto, insieme a Johanna, trovai Henrik già lì, accanto al telefono, con un’aria soddisfatta e un sorriso enorme sotto i suoi folti baffi biondi.

«Benvenuta, Vilhelmiina, vieni pure avanti.»

«Buongiorno Henrik, congratulazioni per il nuovo telefono. Anche noi, prima o poi, ne prenderemo uno.»

«Ma certo, è ovvio. Questi sono gli strumenti del futuro. Sono convinto che, tra meno di dieci anni, ogni famiglia ne avrà uno in casa, vedrai.»

Mi avvicinai a quello strano apparecchio fissato al muro.

«Ma come funziona?»

«Lascia fare a me, è un oggetto delicato. Vedi, questo è il ricevitore, questo invece è il microfono. Bisogna girare la manovella per generare la corrente elettrica, così da segnalare la chiamata al centralino.»

«Sembra complicato.»

«Ma no, vedi? È semplice. Ecco, ancora un momento.»

Io e Johanna lo guardavamo col fiato sospeso.

«Sì, buongiorno. Helsinki, per favore. Sono il dottor Nieminen, vorrei parlare con l’ospedale.»

A quel punto, iniziai a sudare dall’emozione. In poco tempo, Henrik riuscì a farsi passare Heikki. Lo salutò calorosamente e si informò sul suo stato di salute, quindi gli disse di attendere un attimo e mi consegnò il ricevitore e il microfono.

«Che cosa devo fare?»

«Su, parla. Coraggio.»

«Heikki, mi senti? Sei lì?»

«Rakkaani (mia cara) sono qui.»

Non riuscii a trattenere le lacrime.

«Come stai? Ho pensato di venire lì per vederti. Sai, Olavi si è offerto di accompagnarmi.»

«Ma no, Vilma. Non è necessario. Cosa vuoi che sia qualche mese in più di attesa? Non vale la pena venire fin qui, credimi. Tornerò presto, stai tranquilla.»

«Va bene, allora. Ti aspetterò.»

Apprezzai tanto il gesto dei miei vicini di casa: sentire la voce di Heikki, dopo tanto tempo, fu un regalo inaspettato, che mi riempii di gioia e mi diede la forza di andare avanti. Ormai il peggio è passato, pensai.

Ringraziai Henrik e Johanna e tornai a casa serena, credendo che ogni cosa, nella mia vita, si sarebbe sistemata. Quanto mi sbagliavo!

Passarono i mesi, ma Heikki non solo non tornò a casa, smise anche di scrivermi. Mio fratello Olavi continuava a dirmi che avrei dovuto semplicemente aspettare, dato che guarire da una ferita di guerra avrebbe richiesto tempo e pazienza. Ma quanta pazienza avrei dovuto avere? Era dicembre e avrei tanto voluto festeggiare il Natale con lui.

Una sera andai a letto e sognai.

Mi trovavo in una città che non conoscevo e camminavo per una via, osservando i palazzi e la gente che passeggiava. Sentii il rumore di un tuono e il vento si alzò improvvisamente, poi iniziò a piovere. Svoltai l’angolo e vidi in lontananza Heikki che usciva da una carrozza; dopo di lui uscì anche una donna: era Maria, ed era incinta. Lui la aiutò a scendere, poi la baciò e le accarezzò il pancione, che era di circa sei mesi.

Mi svegliai inorridita: ciò che avevo appena visto in sogno sembrava reale.

«Ma lo è, mia cara.»

«Chi ha parlato? Chi c’è qui?»

Balzai fuori dal letto urlando, quando mi accorsi che qualcuno mi stava osservando mentre dormivo.

Un’altra voce giunse dalla porta della camera da letto: «Su, non fare così. Ci conosciamo già, non ricordi?»

Mi fermai a osservarli entrambi: uno seduto ai piedi del letto e l’altro che, nel frattempo, stava entrando nella stanza. Poi, in un attimo, mi tornò in mente il sogno che avevo fatto tanti anni prima.

«Le Ombre.»

«Esatto, tesoro, siamo proprio noi. E anche questa volta siamo qui per aiutarti.»

«No, non potete essere reali. Sto ancora sognando, di certo.»

Risero a crepapelle, mentre un terzo individuo si univa al gruppo e alle risate.

«Non siamo reali, dici? Al contrario: noi siamo qui e siamo gli unici di cui tu possa fidarti. Ti hanno ingannata, non riesci a capirlo? Noi invece staremo sempre dalla tua parte.»

«Sempre, sempre!», gridò l’Ombra che arrivò per ultima.

«Quindi, mi state dicendo che è tutto vero? Heikki è con Maria?»

Continua...

Serie: Vilhelmiina


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Surreale questo episodio. Non soltanto per l’avvento delle Ombre sul finale. Il non ritorno di Heikki, il sogno con Maria, mi hanno scioccata! Starà accadendo davvero? che colpo di scena. Brava!

  2. Io non mi fiderei tanto delle ombre; potrebbero fare il doppio gioco, istigando Maria a tradire per poi avvertire Vilhelmiina. Le ombre avranno anche i loro motivi per essere cattive, ma comunque lo sono. Brava, Arianna, e grazie per questo tuo racconto ambientato nel passato: vado matta per questo tipo di storie, soprattutto se fantasy❤️❤️❤️

  3. Questa non me l’aspettavo! Ecco spiegato l’avvertimento della treccia. Ora prevedo una vendetta, qualcosa che porti la protagonista tra le braccia delle Ombre. Non vedo l’ora di scoprire come andrà avanti la storia, davvero complimenti Arianna!

  4. Apperò! Le presenze ultraterrene infrangono il dubbio senza tanti giri di parole… e se sull’amica qualche dubbio era percolato, sul marito un poco ci facevo conto. Ma del resto i conti tornano: lui ferito in guerra, lei infermiera… Grazie Arianna per la nuova puntata