Anticamera

Serie: Dònna s. f. [lat. dŏmĭna «signora, padrona», lat. volg. dŏmna].


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: È qui davanti a me, in posiziene eretta. Molto probabilmente già scalzo. Lo sento, posso percepirlo nettamente grazie al suo testosteronico profumo miscelato a pungete sudore grazie anche al fatto che le mie narici al momento siano dilatatissime, si.

Il costrittivo nasale, assieme al resto dell’imbracatura in nera pelle con brillanti anelli d’acciaio, già. Una cosa che prima d’ora avevo visto solo in foto e video che guardavo durante i miei interminabili virtuosismi sex-toystici, atti a produrre tutte quelle deliziose ed impudiche urla squirtanti che hanno iniziato a farmi conoscere per quella che sono, rendendomi quindi abbastanza famosa. Sempre se così si può dire, ecco.

D’altronde il mio canale streaming live webcam in un mese, partendo dai 0 è arrivato ad avere circa 12,594 follower. Paganti.  Mica robetta, direi.

D’altronde i pacchetti al suo interno sono assai variopinti: si parte da semplici cose istant a basso prezzo che durano niente, per arrivare man mano ai piani più alti in cui si sguazza tra  servizi più definiti, personalizzabili ed appaganti. Gli utenti luxury inoltre, possono ottenere delle vere e proprie interazioni durante le live, attraverso il controllo dei vari sex toys collegati direttamente a delle fucking-machine di ultima generazione. 

Questo consente quindi a diversi utenti di poter azionare personalmente i giochini con cui io sono in live, facendomi godere proprio grazie ai loro click. Pagati, ci mancherebbe…

Tutto questo ovviamente per un tempo ben preciso e scandito, in cui chi si trova online può dunque “occupare” o meno degli slot liberi all’interno di un orario prestabilito, e… ad un prezzo indubbiamente considerevole. Ma questa invece no, questa è la vita vera!

Non sono davanti alla mia telecamera da 3k e passa, con stabilizzatore professionale e luce posteriore a 360° il tutto poggiato su di un scintillante nero Neewer M521, no.

Ora sono dinnanzi a lui, o… sarà lui, ad esserlo? Non ci sto capendo più nulla, diamine.

Il solo pensiero di poter in questo momento anche solo esser toccata dalle sue mani, dalle sue dita, mi fa letteralmente rabbrividire eppure che fa? Manco mi sfiora. Niente.

Mi fa dannare, toccandomi solo ed esclusivamente attraverso gli oggetti mandandomi così a desiderare la sua carne sempre di più. Ed ecco che a un certo punto come nulla fosse, mi si appoggia sul viso ed ebbene si, credo proprio questo sia il suo pacco.

Mi struscia letteralmente il pene sulla faccia, eppure, non sento il contatto della pelle. Presumo indossi ancora un boxer o una qualche fottuta mutanda, che ne so.

Nonostante questo lo sento, c-così… così bene, oddio. È così duro, lui che delicato me lo struscia e se la ride, lo so. Sembra quasi di vederlo, ma magari me lo sto solo immaginando.

“Che bastardo”, gli avrei urlato in questo preciso momento. Intendo se solo avessi potuto, ovviamente. Poi rifletto per un attimo sul fatto che avendo perso la cognizione del tempo, non sono affatto conoscenza di che ora sia. Non che mi importi saperla precisa, sia chiaro, però inizio ad avere il sospetto che un ora sia già bella che andata seppure non possa dirlo con certezza, eppure qussto mi preoccupa. Non faccio però nemmeno in tempo a pensarci, che me ne arriva un altro, violento. Sulla natica sinistra, seguito subito da una carezza con il palmo poi di nuovo. Un altro, più forte del precedente quasi mi destabilizza.

Arriva il terzo, consecutivo, fermo, preciso e pesante. Decisamente più forte di tutti gli altri e che per qualche secondo abbondante mi toglie il fiato. Sobbalzo, grido, o almeno secondo me ci provo, ma dalla mia bocca esce un qualcosa di piuttosto simile allo scomposto farguglío pronunciato in una lingua inesistente da un pleiadiano ubriaco. Ogni volta che provo ad emettere un semplice suono od a gemere, la saliva ormai accumulatasi in tutto questo tempo intorno alla pallina, gorgoglia. Tra l’altro ha persino abbassato la musica, è diversi minuti che non si sente più come prima. Mi sembra quasi di percepire che voglia ascoltarsi e godere puliti solo i suoni della dolce violenza che attua sul mio corpo e le reazioni che tramite essa ne fuoriescano. A dirla tutta non capisco nemmeno perché prima mi abbia fatto scegliere una safe-word per poi dopo avermi legata a quattro zampe su di un’apposita panca ficcandomi in bocca una grossa ball-gag e messo due ganci divaricatori nelle narici. Nel momento in cui ho percepito il freddo gelido del metallo tirare verso su e lui sistemar bene il pellato cordame prima di serrare il tutto, ho capito benissimo cosa fosse.

Cazzo, ma perché? Perchè, prima mi deve per forza far scegliere una parola e poi manco mi dà la possibilità di parlare?! Guarda tu che stronzo, veramente.

Ma sai com’è, pensavo fosse effettivamente solo questo, un semplice cretino appunto.

Eppure l’atmosfera ha iniziato a prendere un non so che di sinistro, mi sento preoccupata. Non sapevo di esserlo, ma il mio corpo mi avverte che invece è proprio così.

Fino a che la parte finale di quel rossonero gatto a nove code mi punge fino ai fianchi, nela parte alta della schiena e persino sulle braccia nonostante lui, stesse sferzando verso le natiche. Inizio a farmi domande, senza capire bene in che ordine arrivino ed esattamente da dove. Se lui dovesse oltrepassare il limite del mio consenso non saprei affatto come comportarmi, visto che non posso nemmeno muovermi. Accidenti a me, in quale situazione mi sono cacciata? «È davvero soddisfacente solo quando entrambe le persone coinvolte sono totalmente consenzienti» avevo risposto io, alle tante sue domande nei giorni prima dell’appuntamento prestabilito… Nel frattempo, cerco quelle poche briciole di speranza rimaste sull’aver fatto effettivamente bene a fidarmi di lui e niente.

Mi arriva un altra sferzata. Dura, schiocca così forte da creare un cupo e quasi impercettibile eco all’interno della stanza. Questa volta il mio grido si sente, sicuramente più degli altri, così come io percepisco la mia stessa saliva che saltando ovunque, scivola sul seno. Mi ha fatto male, molto. Un istante dopo la sua mano lascia cadere a terra la frusta che sbattendo sul parquet emette un sordo tonfo, susseguito dallo sfregolìo prodotto dai suoi polpastrelli sulla mia pelle. Inizia ad accarezzarmi, lo fa con entrambe le mani.

Come se mi stia spennellando una qualche arcana tinta addosso e quelle dita gli aristocratici peli di un onnisciente pennello ed io la raffinata opera d’arte.

Continua...

Serie: Dònna s. f. [lat. dŏmĭna «signora, padrona», lat. volg. dŏmna].


Ti piace0 apprezzamentiPubblicato in Erotico

Discussioni

  1. Non conoscevo questa serie, mi sembra di capire che i capitoli siano slegati l’uno dall’altro e la cosa mi incuriosisce molto! Questo episodio mi sembra diviso in più parti, o sbaglio