Lapo

Serie: Il desiderio del jin


Lapo esercita la sua mente alla concentrazione, ma un demone del passato lo tormenta.

    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Lapo

Camminare fra i prati in solitudine, meditando, era una cura per tutti i mali di Lapo. Dopo il tradimento della sua ragazza, aveva provato una tale rabbia da meditare l’omicidio di entrambi. Aveva anche escogitato un piano, ma sua madre aveva buttato il foglio scarabocchiato senza neanche guardarlo e la bestialità era sfumata un po’. Aveva pensato di ucciderli con il fucile del padre, che era cacciatore, ponendosi in agguato sotto il palazzo della sua ex.

Piuttosto che sparare agli animali, come faceva all’inizio, ora gli piaceva solo passeggiare in campagna e guardare la natura, lontano da suo padre e dai suoi colpi di fucile sparati a vuoto:

Non ci vede più tanto bene papà. Gli occhiali papà, perché no? pensava ora il ragazzo, che prima si credeva uomo. Era ridivenuto piccolo grazie agli insegnamenti di Buddha. Una psicologa gli aveva consigliato un libro scritto da un ragazzo come lui. Lapo si era immedesimato così tanto in quel racconto da cominciare a meditare, si disse, finché non sarò più arrabbiato.

Frida, la sua Terrier nera, venne verso di lui correndo e scodinzolando. Gli arrivò alle spalle senza abbaiare e quasi scosse la sua pace, quando gli toccò la gamba destra con il muso.

«Frida! Vuoi spaventarmi? Sei silenziosa oggi!» Frida non era un cane da caccia, ma Lapo la aveva adottata dopo averla trovata impaurita in una piazzola di sosta.

Il cane aveva qualcosa in bocca quasi invisibile tra i peli, Lapo lo notò solo in quel momento: notò uno scintillio.

«Cos’hai trovato Frida?» disse piegandosi e accarezzandole la testa.

Quello che il cane aveva in bocca era molto strano e Lapo faticò a riconoscere che cosa fosse. Sembrava una zolla di terra dura, in qualche punto dorata. Provò a staccare la terra con le mani, ma non ci riuscì, come se fosse troppo compatta. Si diresse al fiume.

Grattando con l’unghia capì che poteva essere oro, forse un oggetto antico che non avrebbe esitato a donare a un museo. Lapo ormai aveva perso l’attaccamento per il desiderio, come insegnava Buddha, anzi gli sembrava strano quell’avvenimento. Forse si trattava di un desiderio inconscio? La storia con la sua ragazza era finita, lo aveva elaborato. La sua famiglia era ricca, le cose andavano bene, non desiderava quel pezzo d’oro, se poi fosse stato davvero oro.

Frida arrivò prima di lui e cominciò ad agitare l’acqua con la zampa, come se ci fosse qualcosa immerso. Lapo ignorò il cane, ma provò a bagnare il pezzo di pietra che aveva in mano. Non fece in tempo a capire cosa successe, non appena toccò l’acqua, la pietra sparì. Lapo si accorse dell’alleggerimento improvviso e ritirò la mano ammirando un’antica lampada a olio che luccicava. Sembrava oro, ma forse era una lega, era ancora macchiata, come di fango.

Frida intanto cominciò ad abbaiare contro l’acqua, Lapo la ignorò di nuovo. Questa volta perché era rapito da quell’oggetto. Guardava la lampada, scorgeva il riflesso del suo viso e tante altre cose. Qualcosa sembrava scorrere sopra la superficie della lampada e appresso scorrevano immagini, visi soprattutto. Erano tante facce. Erano per lo più allegre, ma alcune erano tristi e piangevano. Lapo si rese conto di avere una visione. Sbatté gli occhi. Richiamò Frida che corse subito verso di lui lasciando stare l’acqua.

«A cosa abbaiavi? A un pesce? Birbante!» l’accarezzò e il cane scodinzolò.

La lampada era macchiata, il sole cocente, non beveva da chissà quanto tempo: è stata un’allucinazione giustificò. Mise la lampada nella bisaccia e tornò indietro verso suo padre che aveva smesso di sparare. La caccia era finita. Immaginava già la bocca del vecchio quando gli avrebbe fatto vedere il gingillo trovato da Frida. Poi la sua mente tornò a meditare.

Ci volle un po’ prima di raggiungere Diego, suo padre, che cominciava a preoccuparsi per quel suo figlio sfaccendato e un po’ troppo illuso.

Ma va! Tu e Buddha e il non desiderio, il non possesso, l’aseità? Che significano queste cose figlio mio? Un altro po’ mi piacevi di più quando eri sempre incazzato, almeno qualcosa la prendevamo a caccia” poi ogni volta, l’orgoglio gli impediva di parlare. Mica ho bisogno di qualcuno che prenda il mio posto, sono diventato troppo lento, faccio un po’ di rumore per mantenere le apparenze. Ma perché non desiderare? Boh! Ho desiderato e ottenuto tante cose di cui vado fiero. Perché tu non desideri? Che fine farai figlio mio, non lo so.

Fatto strano, quando Lapo incontrò suo padre, dimenticò di colpo la lampada che aveva in tasca. Un’amnesia strana, inspiegabile tranne forse per lo stato meditativo profondo in cui era entrato Lapo lungo la strada del ritorno. Aveva perso ogni pensiero e ricordo della lampada d’oro che aveva nel borsello semplicemente non pensandoci? Forse. Ma la lampada sembrava tornata a prima che la trovasse il cane come un tartufo: era sparita anche dalla mente di Lapo.

Serie: Il desiderio del jin


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