Il Tuo Nome

Uno spiraglio di luce lunare si inoltrava tra le fitte foglie degli alberi, delle orme imprigionate sul terreno che da li a poco avrebbe cambiato forma per via della pioggia, davano vita ad una delle più grandi distese di alberi presenti al mondo, ospitando così numerose creature.

Era proprio li che da qualche settimana Eveline vagava in quelle immense boscaglie, non aveva mai avuto una meta precisa, girovagava per il mondo come quella che fra la sua gente avrebbero chiamato ”Lupo solitario“, non era l’unica ad aver preso questa decisione.

In molti non sopravvivevano senza l’aiuto di un branco, ed erano passati anni da quando ne faceva parte di uno.

Rifugiandosi in se stessa e rifiutando per anni di trovare il suo compagno, sin dalla più tenera età dei suoi 13 anni, quando accettò che cosa era realmente, cosa si era dovuta subire a causa della sconsideratezza dei suoi genitori, nascondendo così le sue fragilità.

Mentre il manto bianco risplendeva argenteo sotto la luce della luna, un marchio le era stato impresso su metà del suo corpo, si espandeva come fosse un ombra, radici imprigionate sul suo manto che da umana le si imprimeva addosso come due parti di una stessa anima, martoriata dai giorni, dagli anni e dalle continue battaglie che l’avevano spinta a diventare sempre più sola, e ad aver paura della vita stessa, soprattutto a ricordarle chi era sempre, un mostro.

Fiutava l’aria alla ricerca di qualche intruso.

In quei posti aveva già incontrato dei branchi e sapeva bene come tenersene alla larga, si allontanava, ogni terra in cui faceva ingresso apparteneva a qualcuno, e adesso aveva superato i confini dell’ultimo branco con il quale aveva avuto una rissa, se almeno così la si poteva chiamare.

Nonostante fosse lontana da molto dalle regole di un branco, ricordava ancora come funzionasse la gerarchia e non sarebbe mai cambiata, così come il proteggersi a vicenda, almeno era così che sarebbe dovuta andare anche a per lei, esso non è tale se l’equilibrio del branco stesso e consumato dalla corruzione, e dall’odio.

Per lei non era stato difficile sopravvivere da sola se gran parte della gente, forse meravigliata o schifata dal suo volto, la evitava, e ciò che egli pensava essere uno scempio, adesso era come una manna dal cielo, evitandole così numerose guerre di confine, e aggiudicandosi il nome della “Lupa marchiata“.

Era accovacciata sulle sponde di un fiume abbeverandosi avidamente come tutte le volte che andava a caccia, tutto di lei era in continua allerta, e quel fiume si distendeva per miglia prima di sfociare in mare aperto, mentre quel luogo si apriva in una modesta prateria illuminata dalla notte che la portava allo scoperto da occhi indiscreti, non che le importasse molto.

Mentre le sue orecchie vagavano alla ricerca di rumori sospetti, continuava a bere, e fu solo quando senti un rumore impercettibile, quasi inesistente che sollevò il capo dallo specchio d’acqua, il suo ringhio fu istintivo e voleva solo mettere in chiaro che non voleva essere disturbata. Un altro rumore e un ombra che fuorusciva dagli alberi dalla parte opposta del fiume, spronò Eveline ad intensificare il suo avvertimento, l’ombra iniziò a prendere la forma di un grande lupo grigio dagli occhi dorati che non accennava ad aver paura o ad abbassare lo sguardo, erto sulle zampe la fissava interdetto, quasi meravigliato.

Fu quest’ultimo a ringhiare:

<<Finalmente>>.

Per Eveline fu come una pugnalata al cuore, e con la vista che diveniva ancor più viva, i colori intorno divenivano più accesi, il suo basso ventre sembrò volesse prender fuoco e la sua lupa ululava alla luna, un ululato che solo lei poteva udire, un ululato che avrebbe potuto strappare il cielo e le stelle. Aveva trovato il suo compagno, che adesso era forse tanto perplesso quanto lei:

<<Va’ a prenderlo, ti prego>>

rispose la sua lupa quasi supplicandola.

E fu proprio in quel momento che fece una scelta per la quale forse si sarebbe pentita, la paura prese il sopravvento: avvenne tutto in qualche secondo, uno scatto improvviso la spinse a correre dalla parte opposta a quella del lupo, inoltrandosi nella foresta che aveva poco prima alle spalle, iniziando così una lunga e agonizzante corsa che la spinse a  correre incessantemente, gli alberi le sfrecciavano accanto, si sentiva così viva che pensava che in quel momento avrebbe potuto persino volare, ma la paura le stringeva le viscere, era una sensazione che non avrebbe dovuto provare in quel momento, voleva solo scappare.

Mentre il fiato sembrava smorzarsi sempre di più, ed il vento quasi la strappava dal terreno, l’adrenalina le scorreva fluida lungo tutto il corpo, le stava annebbiando i sensi, la paura la stava distruggendo, ma lo sentì, era dietro di lei, e avrebbe dovuto immaginarlo che lui l’avrebbe inseguita, ma non era tanto veloce da riuscirla a raggiungere, pregava la dea luna che la sua resistenza non fosse delle migliori, perché la sua, più correva e tagliava metri e metri, si stava riducendo, scappava più da se stessa, fuggiva dalle sue sensazioni.

In quel momento era come se sentisse il lamento di lui, la rabbia del suo rifiuto, non lo accettava, mentre la sua lupa disperata uggiolava tristemente ripetendole di fermarsi.

Passarono minuti, o forse ore, ma sapeva che non era possibile, non aveva idea neanche più in che direzione egli fosse diretta, come se stesse raggiungendo una meta sconosciuta, strisciava quasi ormai le zampe mentre correva, tanto che inciampò e cadde a terra sfinita non avendo più neanche la forza di rialzarsi, il cuore sembrava volesse uscirle dal petto, gli occhi spalancati come quelli di un animale in trappola consapevole della sua morte, ed il corpo che le richiedeva sempre più ossigeno.

Dietro di lei non tardarono ad arrivare quei passi, leggeri, che da quattro divennero due, segnale era tornato umano, Eveline non ebbe forza di ringhiare, l’unica cosa che adesso cercava di fare era immagazzinare più ossigeno possibile, ma più ne prendeva più il corpo ne richiedeva.

Aveva spostato solo lo sguardo, la sua lupa voleva ad ogni costo vedere l’aspetto del suo compagno da umano, ed anche lei era curiosa dell’uomo che le aveva fatto percorrere miglia e farla strabuzzare in terra sfinita.

L’uomo era nudo, ricoperto di sudore, osservava il suo petto sollevarsi e scendere velocemente, sfinito forse dalla lunga corsa che lei gli aveva fatto fare, delle gocce scivolavano nella leggera peluria che aveva sul petto e lungo le braccia e mentre le si avvicinava i suoi occhi neri le perforarono il cuore. Si inginocchiò accanto al suo muso prendendolo fra le sue braccia e poggiandolo sulle sue gambe, vide il suo volto irrigidirsi, come straziato dal dolore, poggiando così la sua fronte sul suo viso da lupo, Eveline avrebbe voluto spostarsi, con il cuore che le voleva uscire dal petto, non seppe più se per paura o per eccitazione, ma il corpo non rispondeva agli stimoli, cosi le sue mani iniziarono delle lenti carezze sul volto da lupo di lei, non parlava, e la sua lupa voleva sentire la sua voce, mentre i capelli ribelli neri gli ricadevano sulla fronte sudata.

La paura combatteva con la natura, i suoi stessi pensieri su ciò che realmente essa avrebbe voluto davvero, su quello che la natura di due compagni richiamava, e fu lui interromperne i pensieri sollevando il volto per osservarla meglio:

<<Ti prego non cercare di fuggire più>>

Disse lui mentre quelle carezze continuavano a tormentarla sempre di più, le sue mani tremavano così come il suo corpo, probabilmente per l’estenuante corsa, o almeno così voleva credere lei, ma quando due compagni si trovavano, nessuno dei due poteva fare a meno dell’altro, richiedevano un contatto fisico, la certezza che entrambi ci fossero, sentirsi parte di entrambi, ed era proprio quello che lei non chiedeva, nonostante le preghiere della sua lupa, e le suppliche di un cuore che si legava ad un altro, mentre il filo rosso del destino si ricongiungeva.

<<Voglio vedere che volto ha la mia compagna>>

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Erotico

Discussioni

  1. Bell’incipit, il background che hai dato alla tua protagonista incuriosisce moltissimo. Molte domande affollano la mente, sul perchè sia “marchiata” ed abbia scelto una vita di solitudine. Attendo con piacere il prossimo episodio