La regina della casa
Serie: La Regina della casa
- Episodio 1: La regina della casa
- Episodio 2: Transfert
STAGIONE 1
Deve brillare ogni mobile, ogni angolo, il pavimento luccicare. Ci si deve mettere con le ginocchia a terra per acchiappare ogni granello di polvere. Il portone di casa va passato dentro e fuori, con un panno umido, almeno una volta alla settimana. Gli scaffali della cucina svuotati e risistemati ogni quindici giorni. Appena mangiato, dopo il riordino, va passata l’aspirapolvere sotto il tavolo; i bagni puliti ogni giorno, ovviamente. Poi ci sono i pasti, i due principali, da preparare. Ogni alimento consumato in parte deve essere poi sigillato; pentole, piatti, posate adoperati vanno subito detersi e risistemati al loro posto. Tutto va riportato al più presto all’ordine originario.
Ecco un elenco minimo della routine che comporta il prendersi cura della propria abitazione, tralasciando il mondo a parte costituito dalle pesanti incombenze legate alla manutenzione di tutto ciò che si indossa: lavare, stirare, sistemare.
Ho faticato a piegare il mio corpo alle numerose e variegate necessità della casa, la cura della quale richiede un impegno quotidiano di almeno quattro ore. Allungarsi per togliere con la scopa una ragnatela in un angolino del soffitto, riempire e svuotare la lavatrice, la lavastoviglie, piegare da sola grandi lenzuola, cambiare nella stagione fredda ben quattro copripiumini ogni settimana, raccogliere continuamente oggetti da terra, sono di fatto degli efficaci esercizi che non sfigurerebbero in un moderno programma di preparazione atletica.
È stato faticoso all’inizio. Forse lo è stato in modo particolare per me perché io non nasco agile. Anche se più giovane, non ero precisa e flessibile come sono ora, le mie mani erano goffe, le mie gambe rigide, la mia andatura rilassata. Dopo la nascita del primo figlio, il cambiamento. Avevo capito che non ero per le mezze misure. O tutto o niente. Feci un sogno una notte. Non ricordo il contenuto. So solamente che dalla notte del sogno, sono diventata all’improvviso una eccellente casalinga.
Le amiche mi ammirano, certamente dietro le mie spalle mi danno della maniaca, ma davanti mi tessono le lodi “Da te è sempre tutto perfetto. Ma come fai? Dove trovi il tempo?” Poi parlano di programmi televisivi assurdi e ridicoli. Per quelli il tempo c’è, evidentemente. Ma a me, di come gli altri tengono il luogo in cui mangiano e dormono, che sono le nostre funzioni vitali, non interessa per niente. Io, lo faccio per me. Perché la casa ripaga ogni sforzo, la casa non tradisce. Anche nei momenti bui, il luccichio che regala una fila di bicchieri posti in modo ordinato in un ripiano della credenza, è un messaggio di speranza, un supporto che dal mondo degli esseri viventi, spesso non arriva. Ricordo bene il giorno in cui mia madre, seduta davanti a me, cominciò a dare segni di demenza, ed io, disperata, vagavo con lo sguardo in cerca di un’uscita di emergenza da quella strada a senso unico che non volevo imboccare. Fissavo sconsolata il pavimento. Poi, il lindore delle piastrelle, incastonate tra linee di fuga candide, mi diede la forza di alzare gli occhi da terra, fino a raggiungere l’espressione da naufraga di mia madre e ad offrirle un approdo nella tempesta.
La casa c’è sempre, nei momenti buoni e in quelli meno buoni. Non mi sembra una cosa da poco. Che mi diano pure della maniaca, le amiche. Intanto, casa mia, è un luogo a cui ricorrono spesso. Io le lascio sfogare, si sistemano di norma in un angolo del mio grande divano rosso. Raccontano, piangono, bevono il mio tè nero. Intanto io piego la biancheria, tolgo le incrostazioni dalla caffettiera, stiro. Se ne vanno sempre più serene di quando sono arrivate. Come potrebbero farlo in un posto disorientante, confuso? Le poche volte in cui vado a casa loro, si sente che vivono in luoghi senza pace. Ieri ero sul punto di dire a Diana che, se sua figlia a trentacinque anni ancora non se ne va di casa e per giunta la tratta male, la causa è anche da ricercare nel modo assurdo in cui si attornia di oggetti inutili, abbastanza brutti, che stanno lì da anni a coprirsi di polvere, nel disordine creato da pile di libri e riviste che intralciano il passo dovunque. Che cominciasse a liberare spazio, a far respirare la casa, di sicuro la conseguente onda di energia positiva sarebbe arrivata anche a quella figlia senza arte né parte che si ritrova. Ma ho taciuto, so quanto è permalosa.
Diana e le altre, sono rimaste sbalordite dalla mia recente decisione di mettere in vendita la mia amatissima dimora. Anche con la propria abitazione si può arrivare ad un punto di saturazione. Sono tante le relazioni, che si credevano eterne e che improvvisamente appaiono stanche e prive di senso. Con la casa succede lo stesso. La mia, non mi emoziona più. E ho provato a fare dei cambiamenti: mobili nuovi, nuove tende: niente da fare. Ho quasi la certezza che sia morta, o perlomeno moribonda. Non emette più rumori, quei normali rumori che fanno le case, come scricchiolare dentro i muri nel silenzio della notte o emettere schiocchi improvvisi, che non sono, come erroneamente si pensa, assestamenti naturali delle assi del parquet , è la casa che a modo suo ci parla. Segnali della sua probabile dipartita ne ho osservati parecchi: macchie indelebili sulle pareti, fiori freschi dentro i vasi che non durano più di un giorno, alimenti dentro il frigorifero che vanno a male nel giro di poche ore. Mi guardo bene da dirlo in giro, ma io so che gli oggetti, piccoli o grandi che siano, possono morire. Ad un certo punto si spengono. E non si può far nulla. È così e basta. Me ne sono morti almeno un centinaio tra le mani. E non parlo, ad esempio, di quando un elettrodomestico smette di funzionare o di quando una tazza cade a terra e si rompe in mille pezzi. Quella è una morte ovvia, evidente a tutti. Parlo di una morte più intima delle cose, di quando ti accorgi che esse appartengono ad un altro mondo rispetto al tuo e non hanno con te più nessun legame, né pratico né affettivo.
Serie: La Regina della casa
- Episodio 1: La regina della casa
- Episodio 2: Transfert
Che scrittura coinvolgente!
Grazie, é un apprezzamento che mi fa particolarmente piacere.
Trovo molto interessante questo racconto, sono curioso di scoprire dove andrà a parare.
Grazie. Sono contenta, temo sempre di annoiare.
per niente