L’ultima notte

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Gorka fa una promessa a Leon: aiutarlo a ritrovare Sara.

Leon sentiva che quelle erano le sue ultime ore. Guardò Gorka e si sforzò di ridere.

«Credo che non riuscirò a ricambiarti quel favore… Anzi, vorrei chiedertene un ultimo a te.»

«Di quale fa… Senti, non dire sciocchezze, tu guarirai. Comunque, quale favore vuoi?»

«Nel bosco, non lontano dal villaggio, c’è un roseto; adesso sarà secco. Accanto, però, c’è una croce conficcata nella terra: lì è sepolta Sara. Quando sarò morto, portami accanto a lei… ti prego.»

«Va bene, Leon… ma vedrai che è una richiesta inutile.»

«Grazie.»

«Ti prego, non ringraziarmi… Adesso cerca di dormire, io spengo la candela, ma resto qui.»

La neve cadeva sempre più fitta; ormai era una tormenta, ma la luce lunare penetrava le nubi, rischiarando la notte. Leon aveva gli occhi chiusi, ma era sveglio. Sentiva il sibilo del vento e l’ululato dei lupi in lontananza. Pensò alla sua giovane lupa.

«Chissà dov’è adesso? Penserà che l’ho abbandonata.»

Il vento aprì la porta quel tanto da far passare un fascio di luce e qualcuno. Leon sentì un colpo sul petto e aprì gli occhi.

«Lo sapevo che… non mi avresti lasciato solo… in questo momento… Lo sai che ho paura… Hai il pelo umido… vieni accanto a…»

Gorka era sveglio, sentiva Leon parlare, ma non vedeva niente; riaccese la candela e gli si avvicinò: gli occhi erano semiaperti e vitrei, teneva un braccio sul petto e l’altro pendeva fuori dal letto.

Gorka si sedette e restò immobile, in silenzio, con lo sguardo fisso nel vuoto fino al mattino.

Anche Nico sentì un sibilo, ma era un segnale delle macchine dei suoi parametri vitali. Un medico incominciò a premere sul suo petto. Lui, ancora, riusciva a sognare.

La neve aveva lasciato posto a una gelida nebbia. Alle prime luci del giorno, arrivò l’abate.

«Scusa se ti ho lasciato da solo, ma stanotte nel lazzaretto erano tutti agitati, sembravano impauriti da qualcosa… ma forse era solo la tempesta. Neanche ho dormito. Leon riposa?»

Gorka non rispose. Restò immobile. Sembrava non provare la benché minima emozione.

L’abate guardò Leon, si portò una mano sulla bocca e si fece il segno della croce.

«Oh Dio Santo, perché non mi hai chiamato? Gorka, che hai?»

L’abate non ricevette risposta. Allargò le braccia e guardò in alto con aria sconsolata, poi ricompose la salma di Leon, si sedette e pregò. Dopo un po’ si avvicinò a Gorka.

«Fatti coraggio, aiutami a portarlo giù, bisogna seppellirlo.»

Gorka si alzò e, senza parlare, con la mano fece segno all’abate di allontanarsi. Tirò via la coperta che ricopriva Leon quasi con rabbia, avvolse il corpo dell’amico nel lenzuolo sottostante, lo prese in braccio, scese nella stalla, adagiò la salma sul dorso di Sagardoa e salì in sella. Poi, con le braccia, sollevò le spalle di Leon e lo tenne seduto davanti a sé. Il cavallo si avviò senza bisogno di nessun comando: sembrava aver capito tutto.

L’abate corse e gridò: «Non tardare. Stasera dormirò solo quando sarai tornato… Anch’io ho bisogno di te».

Gorka annuì senza girarsi.

Sagardoa camminava lentamente nella neve alta e nella fitta nebbia: non c’era fretta di raggiungere quella triste meta.

Giunsero al roseto: i suoi rami, ricoperti di ghiaccio, si intersecavano quasi a formare una cupola di cristallo e, al centro, nella terra, c’era una croce fatta con due rami.

Gorka scavò una fossa accanto alla croce, vi adagiò il corpo di Leon e lentamente lo ricoprì con la terra.

Dopo, si inginocchiò davanti alle due tombe.

Prese la sua spada: la osservava.

«Sei stata la mia rovina e quella di Leon, perché non sei capace di uccidere il male? Si è sempre detto che il Signore degli inferi abita nel profondo della terra… e allora, con la tua lama, raggiungilo e con la tua elsa fai da croce a Leon e Sara… io non ti toccherò mai più!»

Forse fu una suggestione di Gorka, ma la luce rossa dell’alba tagliò la nebbia, colpì la lama della spada conficcata nella terra e sembrò insanguinarla.

Gorka sorrise, salì in sella al suo cavallo e Nico lo vide allontanarsi e scomparire nella nebbia.

Il medico diede l’ultimo colpo sul petto di Nico, scosse la testa e si sedette sulla sponda del letto.

Lo sguardo inerte di Nico era fisso sul dottore: parte del volto era coperto da una mascherina e la testa da un berretto; solo gli occhi erano visibili: gli stessi dell’inquisitore e dell’impresario che lo avevano tentato. Adesso ricordava tutto. Quell’uomo gli parlava con la mente e lui, allo stesso modo, gli rispondeva.

«Finalmente ce l’hai fatta a trovare la morte.»

«Perché non mi lasci in pace? Cosa ti ho fatto di male?»

«Niente, questa è la cosa più grave… Quella sera, dopo il concerto, per un attimo ho visto la pietà nei tuoi occhi, nel vedermi triste e sconfitto. In quel momento ho subito il fascino del bene… vedevo in te come ero un tempo… hai risvegliato il mio lato umano. Ti sei vendicato nel peggiore dei modi. Tu e quella ragazza avete vinto… ho finito di tentarvi… in fondo ci sono miliardi di persone che mi sostituiscono egregiamente. Non mi rivedrai più.»

«Aspetta. Dov’è Sara?»

«Adesso vuoi troppo. Cerca di capire chi è Gorka adesso, dov’è e fatti aiutare da lui… te l’ha promesso.»

Furono le ultime parole e immagini per Nico; dopo, ci fu la notte più fonda.

I suoi compagni di cella aspettavano e speravano di ricevere buone notizie sulle sue condizioni.

Michele, come al solito, preparava il caffè; Tonio era appoggiato al muro con le mani in tasca e Mario era seduto sul letto di Nico.

Arrivò il professore.

«Posso entrare?»

«Che domande, l’aspettavamo… Anzi, stavo venendo io da lei per chiedere di Nico. Vuole il caffè?»

«Sì, grazie, Michele.»

La caffettiera finì di borbottare. Michele riempì le tazze. Fissò il professore, ma subito abbassò lo sguardo con tristezza.

«…Mia moglie è riuscita a farmi sapere che… stanotte… purtroppo, Nico è morto… I medici non hanno potuto salvarlo; aveva un male che si portava addosso da anni.»

Tonio sospirò. Mario lo stava osservando.

«Che c’è? Sei contento perché è morto… o sei sollevato perché hai avuto l’assoluzione?»

«Basta con queste frecciatine, hai rotto il cazzo!» Tonio si avvicinò a Mario con l’intenzione di aggredirlo.

Michele e il professore tentarono di dividerli.

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


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Discussioni

  1. Quando Nico è morto ho avuto la sensazione che Sara fosse lì con lui. Non mi aspettavo sarebbe successo, ma non credo sia la fine, ne per Nico, ne per Leon. Aspetto il seguito!

  2. Nico è morto? Non l’avevo capito, pensavo fosse morto solo Leon e che Nico avrebbe continuato a vivere, cercando il “gemello” di Gorka nella sua dimensione. Poi però alla fine si parla della morte di Nico😱 Non me l’aspettavo.

    1. Grazie, Arianna, per la tua costanza nel seguire questa storia: ne sono felice❤️. Sì, Nico è morto; adesso bisogna capire se nei sogni vedeva una sua vita precedente oppure se queste visioni oniriche erano la sua soluzione per non arrendersi alla realtà. Nico potrebbe essere impazzito per il rimorso, l’amore e la malattia. Avrai notato che ci sono situazioni parallele: il peso della lupa sul petto di Leon e il sibilo del vento in corrispondenza con il massaggio cardiaco e il segnale delle macchine per i parametri vitali. La verità la svelerò nelle prossime stagioni, e speriamo serva a Nico & company🙃