Il racconto della vecchia signora 

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Manuel viene torturato e, in seguito, abbandonato morente dai suoi complici. Riesce a trascinarsi sul ciglio della strada e viene ritrovato da sconosciuti che lo portano in ospedale.

Manuel rispose al saluto di Katia con un cenno del capo e andò via. Zoppicava, ma cercò di allontanarsi in fretta. Lei affidò Alex all’altra donna e corse a raggiungerlo. Lui, esausto, si fermò.

«Manuel, perché sei scappato?» 

«Perché non voglio creare problemi a quella povera gente. Cosa vuoi? Picchiarmi anche tu? Avanti, non sono più tanto forte.»

«Io non voglio farti del male, anzi, volevo dirti che mi dispiace per quello che è successo. So che non hai fatto niente ad Alex.»

«Come fai a essere così sicura?»

«Per questo.»

Katia mostrò un bracciale che aveva al polso: un cerchietto di metallo con incollate conchiglie e sassolini.

«È la prova che stavi riportando Alex da me.»

«Magari avevo cambiato idea.»

«Quante volte hai cambiato idea? Se volevi fare del male a mio figlio, non avresti salvato me. Manuel… io e Alex tra qualche giorno partiamo, andremo in Italia. Tu quando parti?»

«Non parto: resto qui.»

«Avevi detto che hai una famiglia, non vuoi ritornare da loro?»

«S-sì… i miei genitori… ma possono fare a meno di me.»

«Manuel, ma che dici? Tuo padre e tua madre non desiderano vederti? Ma credi davvero di non meritare affetto da nessuno?»

«Sì, è così.»

«Non devi pensare questo. Perché non parti con me e Alex?»

«Katia, ti prego, non chiedermelo… io sono un pericolo per chi mi sta accanto. Sai perché zoppico? Hanno tentato di uccidermi… anche il giorno che Alex mi ha seguito volevano uccidermi e avrebbero ucciso anche lui se la fortuna non mi avesse aiutato.»

Katia era spaventata, sentiva stringersi la gola, ma lasciò parlare Manuel.

«Sono un trafficante d’armi, ho fatto del male anche al tuo paese. Non hai mai pensato che quelli che arrivano qui, feriti, forse sono stati colpiti dalle armi che ho venduto io?»

«Però adesso non lo sei più.»

«Basta, Katia. Io sono una pessima persona; anche se cerco di non esserlo, la mia natura viene fuori.»

«Non è vero.»

«Io stavo quasi ammazzando tuo figlio… con la mia cattiveria… devi andare via.»

«Cosa hai fatto? Ripeti.»

«Alex stava morendo per colpa… mia.»

Katia alzò il braccio per colpire Manuel, ma si fermò.

«Perché ti sei fermata?»

«Perché ti sentiresti meglio, e invece devi crepare. Cosa hai fatto a mio figlio?»

«Katia, ti prego, credimi, io non volevo fargli del male… lui mi ha seguito senza farsi vedere… l’ho visto solo nel momento che volevano uccidermi… quando sono riuscito a portare in salvo me e lui, mi sono arrabbiato, l’ho scosso prendendolo per le spalle, l’ho sgridato, lui tremava… poi è svenuto, era freddo… ho creduto fosse morto. L’ho stretto al petto e ho chiuso la giacca per riscaldarlo… ho respirato solo quando ha tirato fuori la testa e ha sorriso…»

«Va bene… ci sei riuscito, stai sicuro, non mi rivedrai più.»

«No, Katia, ti prego, non andare via. Lasciami spiegare meglio.»

Manuel si lasciò andare su una panca, con i gomiti appoggiati sulle ginocchia e la testa bassa. Sentì un sospiro: non aveva visto che in un angolo buio c’era seduta una vecchia signora. La donna si alzò e, aiutandosi con le stampelle, andò a sedersi accanto a Manuel e si accese una sigaretta.

«Vai via, non andare via… sono cattivo di natura, però non volevo… ma insomma, che vuoi?»

«Ma lei perché non si fa i fatti suoi?»

«Con tutto il teatro che hai fatto, come facevo a farmi i fatti miei?»

La donna inspirava ed espirava il fumo della sigaretta lentamente; Manuel la guardava. Lei, ridendo, prese una sigaretta e gliela appoggiò sulle labbra.

«Tieni, fuma, che si vede lontano un chilometro che vuoi fumare.»

Manuel si ritrasse leggermente. La vecchia signora rise di nuovo e gli diede uno spintone con il gomito.

«Non ti preoccupare, che questa non spara.»

«Grazie… ma?…»

«Non fare domande… fai il bravo. Comunque, la scena più bella è stata quando hai detto: “Ho respirato solo quando ho visto la testa”, praticamente l’hai partorito di nuovo, il bambino.»

«Lei scherza? Io ho sofferto come un dannato.»

«Perché, che pretendevi, un parto indolore?»

«Dai, che scherzavo per sdrammatizzare. Ho capito tutto.»

«Cosa ha capito?»

«Che sei innamorato di quella donna e lei di te. Quando ti accusavi, non volevi allontanarla, ma farle sapere chi eri, con la speranza di costruire con lei un legame sincero, senza la paura che un giorno potesse scoprire la verità. Speravi di ascoltare una parola buona che ti facesse sentire migliore.»

«No, io volevo proteggere lei e il bambino.»

«Ah, e allora perché ti sei disperato quando è andata via?»

«Sì, ha ragione, e quindi sono anche falso.»

«No, sei innamorato.»

«Però è vero che ho paura di farle del male.»

«A volte si pensa di fare del bene, ma si finisce per fare male alle persone che volevamo aiutare… e tu lo sai molto bene.»

«Non la capisco. Si spieghi meglio.»

«Mia madre, nel dicembre del ’42, aveva vent’anni. Viveva con i genitori, i miei nonni, in una casetta di campagna: c’era il cortile con qualche gallina e un cane, la stalla e il fienile. Una notte, mia madre e i miei nonni sentirono il cane abbaiare. Accesero una candela, mio nonno prese il fucile e uscirono per controllare. Guardarono nel cortile, poi entrarono nel fienile e, alla luce della candela, videro un ragazzo. Mio nonno gli puntò il fucile; lui alzò le mani, tremava per il freddo e la paura: era un soldato italiano… cercava solamente riparo. I miei nonni lo portarono in casa e lo tennero per qualche mese con loro. Il ragazzo aiutava nella stalla e, intanto, tra lui e mia madre nacque l’amore… ma la gente parlava, non tutti vedevano di buon occhio una relazione tra un ex nemico e una ragazza russa e così il soldato disse addio a mia madre, nonostante lei lo supplicasse di non partire.»

«Ma poi è ritornato?»

«Certo… alla Casa del Signore… fu uno dei tanti soldati italiani dispersi nella ritirata; forse morì di freddo o nei campi di prigionia russi… Aveva solo ventitré anni e non seppe mai che mia madre aspettava me.»

«Mi dispiace… però, poi, sua madre si sarà rifatta una vita?»

«Sì, ma non quella che lei desiderava… non amò più nessuno come aveva amato mio padre. Se vuoi un consiglio, cerca di farti perdonare da Katia… era arrabbiata, ma… sa capire.»

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