17.01.21

17.01.21 (19.39)

Oggi è successa una cosa strana, premetto che mi trovo in una clinica psichiatrica, e il medico di guardia dopo aver letto un estratto sul mio concetto della morte, mi ha chiesto di contrastare il tutto parlando delle emozioni che mi portava mio padre prima di morire, di lasciar per iscritto i suoi sentimenti per me; la sua principessa. 

/!\ Sottostante si trova lo scritto inerente la mia mentalità confusa /!\

17,01.21 (10.30)

Non ho una vena artistica, non che mi dispaccia, diciamo che vorrei una vena da recidere. La vita è un inferno, giorno dopo giorno, milioni di idee e pensieri negativi passano attraverso la nostra -mia- mente.
E il suicidio? Un’arma a doppio taglio: egoistica o da altruisti? 
Anche se alla fin fine sono gli altri che abbandonano il mio essere, che male c’è se per una volta sono io a lasciare l’intero pianeta? Non so quando accadrà, intenzionalmente o accidentalmente, ma quel pensiero non si leva neanche con la candeggina sui vestiti. 
Ho paura, tremo, piango. Ho paura di andare avanti, ho fottutamente paura e non voglio scegliere, la morte mi è chiara. Voglio piangere e, la parte irrazionale si sta facendo sempre più avanti. Nessuno mi vuole realmente, ed io in primis non mi voglio. L’unica amica che ho è la depressione: mi fa capire per chi vale la pena sprecare fiato ed è l’unica, a quanto pare, a non stancarsi di me; mi sussurra che non mi lascerà mai e che la figura mietitrice è già pronta. Devo solo fare un passo e stringermi a loro, i quali mi salveranno.

Addio paura, addio insicurezze, addio ansie, addio gente di poco valore, addio sensi di colpa. O meglio. buonanotte.

MY MENTALL ILLNESS IS GOING TO KILL ME ONE DAY AND I’M HONESTLY SURPRISED THAT DAY HASN’T COME ALREADY,

17.01.21 (19:58)

Il mio papà era bellissimo, non solo perché era mio, ma perché c’era sempre. Sapeva fare di tutto, aggiustare mobili, tubature, muri, sembrava un pittore con quanta maestria teneva il pennello e un geometra per come elaborava le superfici da colorare. E invece era un semplice elettricista calabrese che provava a dare il massimo per sfamare la sua famiglia. Saltando molti paragrafi vorrei soffermarmi sulla relazione padre-figlia che, come ormai è previsto, la figlia è la principessa di papà. Ciò non vuol dire che fossi viziata, affatto, mi è già capitato di sfidarlo e di rimanere a tavola tutta la sera, alla fine ho vinto per la mia testardaggine. Fin da bambina non volevo mangiare, allora interveniva lui per imboccarmi, ma contava fino a tre o finivo con a letto senza cena, si sa com’era una volta…
Il mio papà era un supereroe, lui riusciva a strapparmi sorrisi in ogni momento, lui mi faceva mettere sulle sue ginocchia ogni sera, sulla sua amata poltrona, e parlavamo, guardavamo film, gli raccontavo delle ferite causate dai bulli, dei compiti di matematica che alle 23 non riuscivo a fare, ma lui mi consolava, lui era l’unico a saper tutto. Ricordo anche che fin quando non mi rimboccava le coperte non dormivo e, una volta rimboccate, non mi alzavo nemmeno per i bisogni.
Per me lui c’era quando nessuno altro voleva stare al mio fianco. E, prima di morire, disse che ci voleva bene.

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. La morte è compagna della vita, l’epilogo di un’esistenza: essa toglie, essa dona. Vale la pena vivere? La mia risposta è sì, anche per un solo respiro, un solo momento sulle ginocchia di un padre che ci ama: la vita può offrirci molto o non avrebbe senso di esistere nell’equilibrio cosmico delle cose