78 Giorni

Serie: Minerva


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: il viaggio. Questo racconto va collocato prima di quello La Resa.

I muscoli sotto pelle non smettono di vibrare, il corpo è perennemente in tensione. Le dita tremano in piccoli spasmi, per farle smettere devo chiuderle in pugni, i denti si scontrano tra loro. Il cuore batte a una velocità maniacale, lo percepisco contrarsi, il sangue riempire le vene si diffonde nei capillari, come se stesse inseguendo qualcosa. I polmoni si saziano d’aria, ma per quanto provino a fare il loro dovere non la fanno uscire tutta. Ogni parola pronunciata è l’invenzione di una lingua, non ho niente da dire. Nelle orecchie ho un perenne urlo stanco cieco, dolorante freddo, che si aggrappa a me, mi attira al luogo da cui proviene. Non ci sono pensieri, non ci sono io. L’istinto di sopravvivenza fa stare diritto lo scheletro invia i segnali ai neuroni per far muovere i muscoli, di reagire agli stimoli. Aspetto che tutto passi. Apro la porta ed entro.

Vado a vedere la mia tomba, a dire addio. La lapide è lì che mi fissa. Ha il volto gonfio, si intravede la cicatrice sotto l’orecchio. Sono riuscita a rompergli il naso la mascella ed uno zigomo con il trofeo da bigliardo usato da ferma carte. Non emette un suono, sembra che ha visto un fantasma. Muti, al centro della stanza rimasta immutata, facciamo i conti con quello che siamo diventati.

Quell’uomo ha mutato talmente tanto i mie contorni che mi sono persa, per quanto mi sia illusa e sforzata di ritrovarli non sono tornati. Mi ha spezzato in un modo che non riesco a riparare.

Penso che se mi lascio avvolgere completamente, da quegli occhi blu, posso andare avanti, ecco perché sono qui.

Sono passati 78 giorni da quando sono andata via. La prima cosa che ho fatto appena tornata è stata quella di andare alla porta di mia sorella, poggiare il dito sul citofono e fermarmi prima di fare pressione.

Non sono mai stata così sola in tutta la mia vita. Anniento perdo incendio ogni singola cosa. Viaggio con un buco al centro di me. Quasi tutte le mattine mi alzo dal letto e cerco di convivere con l’essere sola. Supplico qualsiasi cosa muova i fili del mondo di avere un’altra opportunità. Non mi trovo ma non smetto di cercarmi. Canto una ninna nanna al dolore giusto il tempo di espandere il diaframma.

Serie: Minerva


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