Eternità

Salve, io sono Andrew Bateman e so molte cose che voi non sapete. Ad esempio vi potrei raccontare che dopo la morte ho visto giaguari a macchie volare e voi non mi credereste. Quindi mi ignorate e dunque non sapete che ci sono giaguari a macchie che volano. Io invece lo so. Sono dunque più saggio di voi? Certo.

Ho lasciato Clarissa in vita dopo essermi fatto uccidere da lei per vedere cosa c’era al di là della mia e nonostante fossi trapassato e nonostante la stessa pistola che mi ha colpito è stata fornita da me medesimo mi sono risvegliato in quell’altro mondo comunque un po’ incazzato. Non saprei perché ma è così.

Una volta scoperto che la morte è una vera illusione ho dunque deciso di vendicarmi e di uccidere a mia volta Clarissa in modo che saremmo stati per sempre a metà in questo e metà nell’altro mondo per sempre. “Per sempre” ormai è sottinteso, non c’è bisogno che ve lo spieghi: la vita non finisce, basta con le chiacchiere e i filosofi da strapazzo o i metodi per rimanere giovani a tutti i costi, aspettate il vostro turno con ansia che è molto meglio della dolorosa vecchiaia. Anzi, provate a farla finita, fatela finita tutti, tanto tutti ma proprio tutti siete solo dei falliti perdenti che non hanno mai combinato nulla sulla Terra. SIETE DEI FALLITI. E se lo dico io che vivo nell’oltretomba qualcosa ne posso sapere. Inutile che continuate a leggere i manuali di auto-aiuto, “diventa il tuo miglior te stesso”, “diventa ricco in tre giorni”, “allunga il tuo pene di tre metri e un quarto”. Tutte cazzate. Il problema siete voi e il mondo che vi circonda, il destino, il fato, il caso, Orione che si interseca con Perseo, Matilde che un giorno si sveglia con le mestruazioni e Osvaldo, suo fidanzato da pochi giorni, che la lascia per quello. Affidatevi al caos, al disordine, all’orrore della vostra vita e sarete ricompensati. Affidatevi alla sofferenza.

Anche Gesù lo annunciava: abbracciate la sofferenza, baciate il Caos divino che vi circonda. Non potete scappare da ciò che siete e non potete essere ciò che non siete.

Dall’altra parte della città, nel frattempo, si attenua la luce e seppur grigia e offuscata riusciamo a intravedere che c’è qualcosa negli occhi dell’ispettore Carneval che non quadra: le sue pupille tonde e dilatate che guardano il suo stesso viso riflesso allo specchio. Lui allunga lentamente il dito indice fino all’occhio sul riflesso e trascinandolo appare una luminescenza che si espande e scompare all’improvviso come una goccia che cade in un lago. Non rimane sconcertato da questo e anzi si chiede dove quello specchio potrebbe portarlo. Pensa per un attimo a Alice Nel Paese Delle Meraviglie e crede di essere impazzito. È anche vero che ha già saputo dall’aria che circola, viziata e pettegola, che Andrew Bateman è di nuovo in giro da qualche parte incomprensibile della realtà e in qualche parte altrettanto meno comprensibile di quella cittadina. L’inferno ha più logica di ogni verità umana.

Non sa bene cosa fare ma l’aria viziata che non smette mai di parlare gli sussurra in un orecchio che dovrebbe tenere d’occhio Clarissa d’ora in avanti.

Ma a che serve essere detective quando tutti quelli che muoiono assassinati rinascono e rinascono e continuano a farlo senza mai fermarsi? Questo è un vero capitalismo industriale del diavolo! Hanno industrializzato anche le anime, è stato Cristo a portarci questo genere di industria. Questa moltiplicazione di anime e peccati a cui rimediare e prima ancora il Budda con la storia della reincarnazione e tutti gli altri venuti prima e dopo. Le religioni ci hanno reso la vita un inferno o semplicemente vogliono farci sapere che è solo molto, ma molto peggio di quello che crediamo?

In un altro angolo della città la telecamera divina punta su Clarissa che sta dipingendo una cattedrale bianca su uno sfondo grigio-azzurro. Sotto la cattedrale ci sono due buche nere, profonde, putrescenti e due lapidi grigie si ergono verso il cielo. Su una c’è iscritta la lettera “A” e sull’altra c’è la “C”. Una corda penzola stranamente dal lampadario dietro di lei, come se fosse lì messa da sempre. Si intravede un piccolo cappio dietro un angolo.

Clarissa non può sopportare di avere ucciso l’uomo che amava. E adesso mentre si gira il suo sorriso diventa una smorfia triste e tesa, guarda quella corda mentre posa i pennelli con le mani che tremano. Fa due passi verso quel cappio alla luce del sole del giorno.

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