
Addio e arrivederci (finale di stagione)
Serie: L'ultimo volo delle aquile
- Episodio 1: Addio e arrivederci (finale di stagione)
- Episodio 2: Nubi
- Episodio 3: Nuove amicizie
- Episodio 4: Fantasmi del passato
- Episodio 5: Incontri
- Episodio 6: Trovato
- Episodio 7: Conto alla rovescia
- Episodio 8: Resistere
STAGIONE 1
Camille non riusciva più a leggere. Aveva gli occhi gonfi e arrossati. Negli ultimi giorni non aveva staccato gli occhi dal monitor del computer. Tutti quei numeri, i dati del Next Generation EU, i bilanci energetici dei paesi europei e la loro dipendenza dal gas russo le danzavano attorno. Prese una lunga sorsata di caffè dalla tazza e guardò l’orologio. Doveva andare. Si alzò dalla sedia della sua scrivania e attraversò l’open space che condivideva con gli altri ricercatori. Giunta alla porta con la targhetta “Dr. Sneijder” bussò ed entrò. Un ometto calvo con la faccia da topo la guardò nervoso.
«Dammi buone notizie» le ordinò. Il problema era che non c’erano buone notizie.
«Le sanzioni non fermeranno l’economia russa a meno di non colpire settori vitali dai quali dipendiamo anche noi.»
«Voglio numeri!» urlò Sneijder.
Camille sussultò, non si aspettava una tale reazione.
«Forse tra un anno…forse tra un anno potremo sganciarci dal gas russo» balbettò la donna.
«Neuk Je!» urlò in olandese mentre sbatteva il pugno sul muro.
Camille lo guardò spaventata.
«Abbiamo armi spuntate finchè dipendiamo dalla Russia…» mormorò riprendendo contegno.
«Vai a riposarti, sei stanca, poi domani riprenderai» disse alla ragazza sbiancata ancora più di quanto non fosse già naturalmente pallida.
«Domani proseguirai la tua ricerca, dobbiamo trovare soluzioni per smarcarci al più presto dal gas russo, se fosse necessario useremo pure i nostri peti!»
Se fosse stata una battuta, sarebbe stata di pessimo gusto. Purtroppo Sneijder era serio e la situazione drammatica.
Camille riattraversò l’open space. Prese il cappotto dalla sua sedia e uscì dal palazzo della Commissione Europea. Invece di andare a casa, si diresse da Luca. Doveva vederlo. La città era caotica e trafficata come sempre.
Come ridurre i consumi? Come smarcarsi dal gas russo? Ma avrebbe funzionato? I cittadini avrebbero seguito i loro governanti in lunghi mesi di sacrifici. Altri sacrifici dopo due anni di pandemia. Sarebbe mai tornata la vita di prima? Domande senza una risposta.
Con quei pensieri funesti arrivò nel locale di Luca.
Girò l’angolo e lo notò subito. Stava caricando un furgoncino.
Il ragazzo la vide e si avvicinò, scuro in volto. Da quando era scoppiata la guerra in Ucraina, la spensieratezza di Luca sembrava scomparsa.
«Che succede?» le chiese dopo averla salutata con un rapido bacio.
«Il mio capo mi ha dato la giornata libera» disse la giovane.
«La situazione è uno schifo, non abbiamo ancora sanzioni efficaci che possano indurre Putin a fermare questa follia»
Luca rise.
«Camille…pensi davvero che delle sanzioni economiche possano fermare un Paese? Non è mai successo, guarda la Corea del Nord, l’Iran o l’Italia di Mussolini.»
La ragazza rimase sconvolta.
«Ma che possiamo fare? L’alternativa è la guerra!»
«Ma non l’abbiamo voluta noi!»
Camille scosse la testa incredula e incrociò le braccia adirata.
«È follia pensare ad un’operazione militare per risolvere questa crisi.»
Luca poggiò le sue mani sulle spalle di lei.
«Non è una crisi, è una guerra.»
E tornò a caricare il furgoncino.
«Chiamala come ti pare, la soluzione è con le sanzioni, abbi fiducia, servirà del tempo, ma funzioneranno.»
Luca caricò un grosso sacco di farina.
«Camille, la tua è una speranza, non una certezza» disse sbucando fuori.
«E se non dovessero funzionare?»
Camille si toccò la testa. Le stava scoppiando.
«Ma si può sapere cosa è questo trasloco?» chiese finalmente notando il trambusto attorno al furgone
Il ragazzo si fermò, sembrava stesse cercando le parole giuste.
«Camille sto per partire…»
Alla giovane salì un sospetto.
«Parti…per dove?»
«Mi sono arruolato nella Legione Straniera che combatte in Ucraina.»
Le parole furono come bombe ma Camille proruppe in una risata isterica.
«Stai scherzando? Tu non sei un soldato.»
«Ma so cucinare…hanno bisogno di tutti, cuochi, infermieri e chiunque sia in grado di dare una mano.»
Camille si mise le mani tra i capelli ed elaborò quelle parole. Si rifiutò di piangere, era troppo arrabbiata.
«Saresti partito senza nemmeno salutarmi?»
Luca non rispose e non riuscì a guardarla negli occhi.
«Sei come tutti gli altri. Vai a fare l’eroe, gioca alla guerra! Resti sempre uno stronzo» e se ne andò.
Luca la guardò allontanarsi.
«Adieu, mon amour» mormorò.
***
Il suono della campanella annunciò l’inizio delle lezioni. Seduto su una panchina sotto due alberi, Andrij guardava fisso il vuoto davanti a sé. Una folata di vento freddo da ovest lo fece rabbrividire. Tornò a guardare il display del suo telefonino.
L’ultimo messaggio di sua sorella Alina era di oltre un giorno prima. Stavano bene. Ma ancora per quanto? Su Telegram giravano tantissimi video e ogni giorno aveva paura di riconoscere tra uno di quelli la fattoria dove viveva sua sorella.
Gli altri ragazzi iniziarono ad avviarsi dentro l’edificio scolastico. Erano allegri, ascoltavano musica o erano preoccupati per le interrogazioni. La guerra non esisteva nei loro pensieri. Si alzò e prese lo zaino. Guardò un’ultima volta la scuola e quei ragazzi che sentiva così estranei ora, e si allontanò.
«Vai da qualche parte?»
Lo fermò Simone.
Andrij scosse la testa.
«Vai dentro…la Rosa ti mette assente se salti l’appello.»
«Pensi che mi importi qualcosa di un’assenza in questo momento?»
Andrij guardò il suo amico. Non sapeva come spiegargli le sue intenzioni.
«Simo…io…» disse cercando le parole.
«Lo so, vengo con te.»
Andrij restò impassibile, quasi seccato. Non aveva capito niente.
«Non è una gita di classe, Simo, è la guerra e c’è mia sorella sotto le bombe, lo capisci?»
Simone si avvicinò all’amico.
«Pensi che non lo sappia? Mi hai preso per un idiota?»
Andrij scosse la testa.
«Non è la tua guerra, non sei tenuto a farlo.»
Simone si mise a ridere.
«Non è la mia guerra? Non hai capito un cazzo bro…questa cosa è molto più grande di me e te e non riguarda solo l’Ucraina…cazzo non riguarda nemmeno solo l’Europa!»
Si fermò a guardare le foglie degli alberi muoversi nel vento.
«Cazzo qui è in gioco la nostra libertà bro, lo stato di diritto che vince sulla logica del più forte nelle relazioni tra Stati, il Bene contro il Male, Gandalf contro Sauron, Harry Potter contro Voldemort. Cazzo ma lo capisci cosa è in gioco?»
Andrij guardò il viso dell’amico diventare rosso. Era bravo con i discorsi, sarebbe diventato un buon avvocato.
«Capisco solo che voglio portare al sicuro mia sorella e mio nipote.»
Simone gli allungò la mano.
«Quando partiamo?»
Andrij si arrese, non si sarebbe liberato di quell’amico tanto facilmente. Strinse la mano di Simone.
«Subito.»
Serie: L'ultimo volo delle aquile
- Episodio 1: Addio e arrivederci (finale di stagione)
- Episodio 2: Nubi
- Episodio 3: Nuove amicizie
- Episodio 4: Fantasmi del passato
- Episodio 5: Incontri
- Episodio 6: Trovato
- Episodio 7: Conto alla rovescia
- Episodio 8: Resistere
Anche se non direttamente vivo questa angoscia: una cara amica e una conoscente hanno lasciato lì la famiglia ed è sempre più difficile avere notizie. Le donne, quelle fortunate, sono già riuscite a lasciare il paese con i bambini ma gli uomini dai 18 ai 60 anni non possono valicare la frontiera. Detto questo, sei riuscito a descrivere efficacemente i sentimenti dei tuoi protagonisti. Il loro sconcerto, il desideri di “fare qualcosa”, qualsiasi cosa, pur di andare in soccorso
Una situazione davvero angosciante che per fortuna posso solo immaginare. Immedesimarmi nei sentimenti dei protagonisti e nella loro voglia di “fare qualcosa” è stato più facile, lieto di esserci riuscito.
Racconto coinvolgente degno di una fiction.
Grazie Fabius!
In questo episodio, molto coinvolgente, ho percepito la forza delle passioni e dei valori di giustizia e liberta´, che diventano determinazione e coraggio, per difendere cio´ in cui si crede.
Lieto che sia riuscito a trasmettere esattamente questo 🙂