Alejandro

Serie: I Dormienti


Un'astronave grande quanto un continente viene lasciata alla deriva nello spazio profondo con a bordo dodici adolescenti in stasi profonda: sei maschi e sei femmine di razza terrestre.

    STAGIONE 1

  • Episodio 1: Alejandro
  • Episodio 2: Tracagnotto

Era nato e cresciuto su Terra 2, uno dei tanti pianeti simili alla Terra primigenia: il globo terraqueo dove il Primo Creatore aveva plasmato l’Umano da cui poi erano derivate tutte le altre specie senzienti che popolavano le migliaia di galassie sparse per l’Universo conosciuto. Pianeta di cui finora nessuno aveva ancora scoperto l’esatta ubicazione e Alejandro, al fine di continuare la ricerca intrapresa dal padre e prima ancora dal nonno, da due mesi saltava da un sistema planetario all’altro alla ricerca di carcasse lasciate alla deriva. Da quei relitti recuperava quanto ancora poteva essere utilizzato per poi venderlo al mercato nero al miglior offerente: doveva pur sopravvivere. Inoltre aveva da pagare gli uomini che lo seguivano in quell’assurda ricerca e il carburante per far muovere la Resiliente, l’astronave cargo su cui viaggiavano. Ma lo facevano da un bel po’ senza successo, le carcasse più promettenti erano già state depredate e, giacché non potevano tornare a mani vuote, continuavano a entrare in un tunnel spazio-temporale dopo l’altro fiduciosi che prima o poi si sarebbero imbattuti in qualcosa che avrebbe reso tutti loro ricchi abbastanza da smettere una volta e per tutte con quella vita e dedicarsi solo alla ricerca della fantomatica Terra Primigenia.

Il pianeta fantasma si trovava da qualche parte nella galassia a spirale barrata che ospitava anche Terra 2 e durante la ricerca univano l’utile al dilettevole: l’utile si definiva dopo la vendita dei pezzi recuperati e il dilettevole nel mentre saltavano da un settore della galassia all’altro al fine di realizzare il primo passo; in quanto crescevano, e in modo esponenziale, le loro possibilità di trovare il pianeta azzurro per eccellenza. Il motivo per cui la Resiliente si proiettava a velocità sub-luce in un quadrante che, da quel che si diceva, era molto promettente.

Quando Alejandro vide apparire sugli schermi olografici quel monolito immenso, restò a bocca aperta. Se la sagoma della Resiliente poteva definirsi assai stramba, pareva la chela di un granchio gigantesco, l’astronave là fuori, se così poteva definirsi, usciva fuori da ogni canone. Dire immensa era riduttivo e la sua forma ricordava tanto la punta d’una lancia. Ma ciò che lo lasciava ancora perplesso e frastornato era il fatto che quella cosa non avesse punti di attracco o aperture visibili a occhio nudo. Si presentava come un unico blocco triangolare la cui intera superficie, da ogni lato la si osservava, si mostrava liscia come la testa del suo nostromo. Inoltre, la luce non veniva riflessa sulla sua superficie, ma assorbita come se si trattasse di un buco nero in miniatura.

Sempre se si potesse definire miniatura un continente e quindi, nel caso i suoi occupanti si fossero mostrati ostili, non sarebbero stati in grado di difendersi.

La Resiliente era un vecchio incrociatore d’assalto lasciato alla deriva dopo la grande epurazione. Alejandro e i suoi uomini gli avevano ridato vita con il convertirlo a cargo merci e quindi avevano dovuto sacrificare ventisette dei cannoni a impulso. Ora solo nove risultavano attivi e avrebbero potuto ben poco contro quel mostro spaziale.

Tuttavia, per quel che intendevano fare con la Resiliente bastava loro a guadagnarsi da vivere. Anche se la maggior parte dei crediti finivano nelle tasche di gestori di bordelli, bar e case da gioco e, tempo tre giorni al massimo, si trovavano costretti a ripartire alla ricerca di altri relitti da saccheggiare, in un continuo peregrinare da un sistema planetario all’altro senza sosta.

Di fatto, quell’astronave immensa poteva essere per tutti loro il colpo di fortuna che aspettavano da tempo, ma prima di abbordarla dovevano accertarsi che a bordo non ci fosse anima viva.

Alto il giusto e ben piazzato, Alejandro incuteva timore al primo sguardo. Stempiato e con un naso aquilino incastonato in un viso dai lineamenti marcati, oltre ad avere un corpo massiccio era dotato di un quoziente intellettivo superiore alla media. Ma ciò che l’equipaggio temeva più di lui era che riusciva a prevedere tutto prima che accadesse. Pertanto non si era perso in chiacchiere, se voleva impossessarsi della tecnologia che aveva fatto muovere quell’ammasso di materia ambulante, ciò che a lui faceva più gola, doveva entrare per primo. Per cui puntò le sue iridi azzurre in quelle piccole e nere del nostromo, un omone dal viso paffuto e dalla testa calva come un uovo, e con tono fermo e risoluto lo ammonì: «Perché quella faccia, Hernandez? Su, metti in movimento la Resiliente. Voglio che la accosti il più possibile all’astronave davanti a noi. Devo sapere se c’è qualcuno a bordo che la governa.»

«Scusi, capitano, ma siamo sicuri che si tratti di un’astronave? A me non pare proprio.»

«E cos’altro potrebbe essere? Di certo non è un asteroide. Come puoi ben vedere, la superficie di quell’ammasso di chissà cosa è liscia e levigata come la tua testa. E non credo sia stato il vento solare a renderla tale. Quella è la madre di tutte le astronavi… scommetto tutto ciò che possiedo che lo è… poca roba a dire il vero. Dunque fai il bravo e accosta. E tu…»

Non riuscì a finire la frase, il fumo del sigaro, che stringeva tra i denti, gli andò storto e dalla sua bocca uscì un rantolo sordo e grasso. Ma dopo aver sputato in un contenitore apposito ciò che sostava in gola, con voce gracchiante la finì: «… Apri un canale. Sentiamo se c’è qualcuno ancora vivo lì dentro. Dieci minuti al massimo e se non riceveremo risposta la abborderemo. Se invece lo facessero, allora chiederemo loro un bel po’ di crediti in cambio del nostro aiuto. Avranno di certo dei problemi seri se da quando siamo arrivati non si sono mossi di un millimetro. E voi, fannulloni» bofonchiò verso tre uomini dalle facce torve e gli occhi che brillavano in previsione di un ricco bottino «indossate le tute gravitazionali, vi voglio pronti a uscire nel caso non lo facciano.»

«Come già fatto, capitano.»

Il terzetto s’incamminò verso la camera attigua a quella stagna, dove si trovavano allocate le tute spaziali e le attrezzature per l’uscita nel vuoto siderale.

Serie: I Dormienti


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Discussioni

  1. Ciao Silvio! Un ottimo inizio di serie👏🏻 Si intuisce già che questa storia racchiuderà significati profondi. Il viaggio, la conquista, la ricerca di un’origine… sono tutti temi intramontabili e sempre ricchi di nuovi spunti di riflessione👏🏻

  2. Interessante. Qualche piccola osservazione. I portali e varchi spazio temporali hanno scocciato un po’ anche nell’universo Marvel, il fatto che il “veicolo assomiglia alla testa del nostromo lo ripeti un paio di volte e il nome “la Resistente” è un po’ trito e ritrito. Per il resto fa venir voglia di proseguire

    1. Grazie per l’appunto. Invece per quanto riguarda i portali, tenuto conto che è un fantasy, ne sentirai parlare solo in questo contesto, che mi serve a presentare l’astronave. La testa del nostromo è vero, provvederò a rettificare, quindi grazie. Per quanto riguarda la Resiliente, essa è destinata a scomparire dai radar e non la rivedremo per un bel po’, forse mai più. Comunque continua così, insisti nel dirmi dove trovi incongruenze o altro che ti faccia storcere il naso, è quel che desidero.

  3. Anche se l’inizio porta a pensare che sia fantascienza pura, così non è. Di fatto è un fantascientifico che va a braccetto con il fantasy e strizza un occhio alla spiritualità. La storia infatti volgerà prepotente verso il Fantasy puro, con elfi, streghe re, regine e principesse… ma capirete cosa intendo se continuerete a leggere. Non ve ne pentirete. Ah, e non aspettatevi chissà cosa dal mio modo di scrivere, sono come voi, né più né meno, quindi sentitevi liberi di darmi tutti i consigli del caso, ne farò tesoro. Soprattutto i giudizi negativi, quelli mi servono per crescere e migliorare sempre più

    1. Ciao Silvio. Mi piace questo moderno Ulisse che cerca di ritrovare il pianeta da dove ha avuto origine tutto o quasi. Da come è scritto, e da come tu hai anticipato, direi che i personaggi riveleranno molti lati umani che faranno sfociare la storia nel psicologico e nel fantasy. Anche quello che sto scrivendo io sembra all’inizio una semplice storia di cronaca, ma poi pian piano diventa tutt’altro. Bravo, Silvio!