
Alex
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Il piano – 1
- Episodio 2: Il piano – 2
- Episodio 3: Sabato 29 marzo
- Episodio 4: L’incontro con la madre
- Episodio 5: Il processo e il carcere
- Episodio 6: Mario
- Episodio 7: Lo scarafaggio
- Episodio 8: La proposta
- Episodio 9: La prova
- Episodio 10: Il concerto
- Episodio 1: Il sogno
- Episodio 2: Sara
- Episodio 3: Il Santo Graal
- Episodio 4: Michele
- Episodio 5: Il professore
- Episodio 6: L’incontro con Gigi
- Episodio 7: L’inquisitore
- Episodio 8: La rabbia di Nico
- Episodio 9: La lupa
- Episodio 10: Gorka
- Episodio 1: Marie
- Episodio 2: La chiromante
- Episodio 3: La pergamena
- Episodio 4: L’ultima notte
- Episodio 5: Tonio
- Episodio 6: L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
- Episodio 7: Alex
- Episodio 8: Conchiglie e sassolini
STAGIONE 1
STAGIONE 2
STAGIONE 3
Il bambino adesso non piangeva più; anzi, andò a sedersi accanto a Manuel e iniziò a leccargli le mani bagnate.
«Sei un piccolo stalker… poverino, però, di sicuro ha sete… Devo trovare dell’acqua e del cibo per tutti e tre.»
Manuel afferrò il bimbo e i vestitini e andò alla ricerca del necessario.
Vagò per molto tempo. Riuscì a procurarsi quello che serviva per la sopravvivenza sua e, soprattutto, della donna con il figlio, saccheggiando le case e i negozi ormai abbandonati. Poi finalmente trovò un punto di accoglienza della Croce Rossa; il bambino e la madre furono subito affidati alle cure dei medici. Manuel restò nel centro per tre giorni, poi decise di raggiungere l’Unione Europea da solo, con i suoi mezzi. In fondo, era abituato ad arrangiarsi. Ma c’era un altro motivo per cui voleva andare via: aveva lasciato il suo furgone con tutto il carico in mezzo alle macerie e chiunque ne avrebbe potuto approfittare. A lui non serviva più e non doveva servire neanche ad altri. Si sentiva come uno che va via da casa lasciando la porta aperta; quel camion era come un varco sul suo passato che doveva assolutamente chiudere.
Entrò nella camera dove avevano sistemato la madre con il bambino per salutarli. Chiese alla donna se poteva parlarle in inglese. Lei annuì e sorrise.
«Ciao, volevo salutarti… io… io devo andare… devo ritornare dalla mia… famiglia.»
Mentiva: lui era solo al mondo.
«Lascia che ti stringa la mano, hai fatto tantissimo per me e mio figlio… Spero di rivederti un giorno per dimostrarti quanto ti sono grata; solo le parole non bastano. Io mi chiamo Katia, Katia Vlasov, e mio figlio si chiama Alex.»
«Certo, certo, anche a me piacerebbe rivedere te e il bimbo. Io mi chiamo…»
Manuel finse di tossire: non sapeva più quale nome dare, visto che ne aveva cambiati tanti.
«Scusa, mi sono raffreddato… mi chiamo Manuel… sono di origine brasiliana. Adesso vado a salutare Alex. Ciao.»
Tagliò corto prima che la donna gli chiedesse di scambiarsi contatti telefonici o digitali.
Raggiunse il bambino che stava giocando.
«Ciao Alex, lo so che non comprendi quello che dico… ma forse, se ti saluto con un bacetto, quello lo capisci?»
Si chinò per abbracciare e baciare il piccolo, ma lui lo guardò con un’aria imbronciata; poi, con entrambe le mani, lo respinse con violenza e scappò via.
Manuel uscì e si mise alla guida, ma non partì subito. Pensava a quei pochi giorni trascorsi insieme al bambino e alla madre, così diversi dal suo solito modo di vivere; poi girò la chiave e avviò il motore.
«Ma sì, che ne vogliamo fare? Meglio non avere nessuno tra i piedi.»
Arrivò dove qualche giorno prima era esplosa la bomba. Per fortuna, trovò il suo camion ancora dove lo aveva lasciato. Scese dall’auto e salì sul furgone per controllare se c’era ancora il carico.
«Mi è andata di culo: è tutto a posto.»
Nel portabagagli dell’auto aveva portato una pala per liberare la strada dalle macerie: andò a prenderla. Faceva caldo, sudava. Tolse la camicia, restando a torso nudo, si chinò leggermente nel portabagagli, ma sentì qualcosa di freddo e metallico puntato nella schiena. Alzò gli occhi e vide uno dei suoi complici riflesso nel vetro posteriore dell’auto, e purtroppo non solo lui: Alex lo aveva seguito di nascosto e adesso lo guardava attraverso il lunotto. Il complice lo minacciò.
«Portami dove hai messo il carico e non fare scherzi.»
Manuel, però, non poteva permettersi di non fare scherzi. Di certo, dopo la consegna del carico, lo avrebbero ucciso, e con lui anche il bambino. Afferrò la pala, si girò di scatto e colpì alla testa il complice che, prima di cadere, fece partire un colpo dalla pistola, ferendo di striscio una gamba di Manuel. Il complice, istintivamente, portò le mani alla testa, lasciando cadere la pistola. Manuel afferrò l’arma e lo finì. Doveva allontanarsi da quel posto. Prese velocemente Alex dall’auto, lo portò nel camion e partì subito.
Si fermò nei pressi di una scogliera. Chinò la testa sul volante; sembrava calmo. Poi si girò verso Alex, lo afferrò per le spalle e cominciò a scuoterlo e a gridare: «Che diavolo ti è saltato in mente? Perché mi hai seguito? Perché ti sei nascosto? Sei proprio un impiastro!»
Manuel stava sfogando tutta la paura con la rabbia verso il piccolo. Aveva il viso rosso, le vene del viso e del collo sembravano stessero per scoppiare. Alex lo guardava senza dire una parola, tremava, iniziò ad avere delle piccole convulsioni e infine svenne. Manuel restò solo un attimo a guardarlo: adesso era immobile, come morto. La paura gli aveva fatto perdere la ragione e solo adesso si rendeva conto della sua reazione violenta e assurda.
Toccò il bambino: era freddo e sudato. Pensò di riscaldarlo mettendolo a contatto con il suo petto nudo, poi infilò la giacca e la chiuse, creando un marsupio.
Chinò il capo su Alex. Lo accarezzava mentre muoveva il busto avanti e indietro per cullarlo.
«Ti prego, piccolo, non morire, non farmi questo, non punirmi così…» ripeteva tra i singhiozzi.
Il bambino lentamente rinvenne, sfilò un braccio dal marsupio e Manuel sentì una piccola mano appoggiarsi sulla sua testa. Guardò Alex, che lo fissava sorridendo, e ricominciò a respirare.
Ora si erano ripresi entrambi. Manuel fece sedere Alex sul sedile accanto a lui, scese dal camion, prese il carico, lo portò sulla scogliera e, un po’ per volta, se ne liberò, lasciandolo nel mare.

Intanto, il bambino lo aveva raggiunto; lui lo prese in braccio. Alex tirava la catenina che Manuel aveva al collo. Era una collana di acciaio con un ciondolo a forma di teschio.
«Hai ragione, buttiamo in mare anche questa. Prendi, lanciala tu. Ti metto a cavalluccio sulla testa, così vedi meglio il mare.»
Alex continuava a ridere.
«Ti diverti, eh? Ma adesso, da dove viene quest’acqua? È la tua piccola vendetta? Ah, no, ho capito… è la tua benedizione… il mio nuovo battesimo. Su, ritorniamo dalla mamma… sai, sto pensando di corteggiarla… aspetterò un po’ per farmi avanti… ci vuole tatto con le donne… e se lei mi vorrà, dovrai sopportarmi finché vivrò… L’hai voluto tu…»
Serie: IL TRENO DELLE ANIME
- Episodio 1: Marie
- Episodio 2: La chiromante
- Episodio 3: La pergamena
- Episodio 4: L’ultima notte
- Episodio 5: Tonio
- Episodio 6: L’epilogo della storia di Nico e la storia di Manuel
- Episodio 7: Alex
- Episodio 8: Conchiglie e sassolini
Meraviglioso Alex, mi ha commossa. Il modo in cui segue Manuel e cio che accade dopo mi ha ricordato come i bambini siano capaci di tirare fuori dagli adulti i sentimenti migliori, amche in situazioni difficili.
Sono commossa anch’io per il tuo commento. Grazie, Irene❤️
“Ciao Alex, lo so che non comprendi quello che dico… ma forse, se ti saluto con un bacetto, quello lo capisci?»”
Che tenerezza❤️
Grazie, Irene, per aver letto e commentato.❤️
Se non fosse stato per Alex, Manuel non sarebbe tornato indietro a corteggiare la mamma😁 Bello anche questo capitolo ❤️
Sì, Manuel è attratto da Katia e vorrebbe corteggiarla, ma vuole aspettare un po’ (non può proporsi a una donna che ha appena perso il marito). Adesso Manuel deve solo sperare che niente lo ostacoli nei suoi buoni propositi. Grazie per il graditissimo commento, Arianna🙂❤️❤️❤️
Grazie, Tiziana, per i tuoi graditi commenti. No, Manuel, non è Nico: lo so, anche Manuel ha un lato tenero, anzi protettivo, ma la storia è un tantino più complicata. Vorrei tanto anticipare qualcosa, ma non posso spoilerare la serie🙃❤️❤️❤️
Ciao Concetta, ho letto con molto interesse anche questo episodio. Mi chiedevo: Manuel è una proiezione di Nico in un’altra vita? Perché come Leon è uno che ha conosciuto l’ atrocità della guerra, è un duro con il cuore tenero e sembra che ci sarà una donna nella sua vita? 🤔🤔
Sia pure per difendersi e anche considerando le sue vittime come brutte persone, non passa inosservata una qual certa naturalezza di Manuel nell’uccidere. Ho trovato Il finale un tantino buonista e repentina la sua decisione di corteggiare la madre del bambino (un donna che non conosce affatto); chissà cosa ne pensa lei… Perdonami Concetta, è una riflessione istintiva, sgorgata al termine della lettura. Ho apprezzato l’introduzione di un elemento che vuol essere dissonante in un contesto efferato, la contrapposizione del bene al male, per così dire, una svolta per cambiare vita… ma è un terreno difficle da raccontare per i “non addetti ai lavori”. Personalmente, ho cercato di approfondire queste “situazioni” leggendo Don Winslow, che reputo molto bravo e preparato nel raccontare lo stato d’animo di chi si trova nella condizione di uccidere, per scelta o per sopravvivere. Grazie per la lettura
Buongiorno Paolo e grazie per aver letto.
Manuel, come ho detto, ha un curriculum criminale più lungo di un rosario (un reato diverso per ogni grano) ed è abituato a questi contesti. Se esitasse nel difendersi, di certo gli altri non gli ricambierebbero la cortesia (scusa se prendo in prestito parole di De André). Per quanto riguarda il finale: il protagonista aveva già deciso di cambiare vita ed è ovvio che la madre del bimbo potrebbe rifiutarlo, come potrebbe rifiutare chiunque, e lui lo sa. (Piccolo spoiler: Manuel rinuncerà a corteggiare Katia. Comunque, il racconto non è finito. C’è altro che fa sì che i personaggi si comportino in questo modo.) Hai ragione, poi, nel dire che ci sono contesti difficili da raccontare perché non li conosciamo. Spesso mi sono chiesta: “Ma sarà proprio così quello che sto raccontando? Oppure la realtà è diversa?” per poi scoprire che la realtà supera la fantasia. Parli di Don Winslow, ma in altri capitoli ho scritto, a mio parere, cosa determina il cambiamento di una persona (Cap. 10, seconda stagione: Gorka). Documentarsi è bene; dare spazio alla fantasia è meglio. Salgari non aveva mai viaggiato, però è conosciuto e apprezzato ancora oggi, mentre Concetta, che si fa tante domande, corre il rischio di essere estromessa da Edizioni Open.😀Grazie ancora, per i consigli.🙂
Scusami se ti annoio ancora, ma volevo precisare meglio il fatto che tu veda un po’ buonista il finale. Non è Manuel che sceglie di aiutare il bambino: è Alex che sceglie lui per farsi aiutare, tendendogli le braccia. A quel punto, chi si tirerebbe indietro? Lo difende? Ma prima difende se stesso dai terroristi, poi il resto viene di conseguenza. Quando Manuel dice di voler corteggiare Katia, è una scherzosa minaccia verso il bimbo. Perché, poi, da parte di un uomo, dovrebbe essere un atto eroico pensare di mettere su famiglia?😂
Anzi, grazie a te per la le spiegazioni e soprattutto la pazienza, che con certi lettori ce ne vuole… alla prossima