Alla spiaggia
Serie: la promessa
- Episodio 1: La villa
- Episodio 2: Alla spiaggia
- Episodio 3: Nuotando nell’aria
- Episodio 4: Resta con me
- Episodio 5: Lo specchio della nonna
STAGIONE 1
Sulla mappa che avevano comprato al negozio del paese, la spiaggia non sembrava lontana.
Era riuscito a sembrare assolutamente deciso e sicuro di sé, nel proporre che forse avrebbe potuto andarci da solo – se mai lei avesse preferito restare a casa, a lavorare…
Ovviamente la proposta era caduta nel deserto. Non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Sapeva che se avesse insistito si sarebbe rammaricata, all’idea che la sua compagnia gli risultasse in qualche modo fastidiosa.
Faceva quasi sempre tutto da solo, ma lei si cullava nell’illusione che trascorressero insieme tutto il tempo che riusciva a sottrarre al lavoro. Naturalmente, era quasi sempre il contrario. Per non lasciarla sola quando non aveva nulla da fare, lui finiva per accettare controvoglia di fare insieme quasi soltanto le cose che piacevano a lei… Non se ne usciva.
Tuttavia, avrebbe preferito non essere costretto a presentarsi in spiaggia accompagnato. Sapeva benissimo che gli altri ragazzini della sua età sarebbero stati soli, e l’avrebbero trovato strano… Sospirò. Probabile che gli toccasse far sanguinare qualche naso, giusto a titolo informativo. L’attacco è pur sempre la migliore difesa.
“Sei pronta?”
Lei spostò gli occhi dallo schermo del portatile e lo fissò. Cioè, non fissò proprio lui; piuttosto, un punto poco sopra la sua testa. Aveva gli occhi giganteschi, popolati di ombre che si inseguivano. I suoi personaggi, misteriosi anche per lei – finché un fiotto di luce interna non li avesse rivelati a se stessi.
“Andiamo?” insisté.
“No, non posso… Devo… Ho bisogno di quiete… Vai da solo, sì?”
Non riuscendo quasi a credere a tanta insperata fortuna, le voltò le spalle, cercando di non volare via sulle ali di una felicità quasi troppo intensa per essere vera.
Per attraversare il paese, si prese più tempo di quanto non avrebbe fatto se lei fosse stata presente.
Attraversare tutto un paese di stradine calcinate dal solleone – mentre probabilmente aveva solo voglia di starsene sdraiata in giardino a fumare, preda consenziente di sogni leggermente alcoolici – l’avrebbe sicuramente portata a lamentarsi per tutto il tempo, della distanza e della fatica.
Si sarebbe ritrovato a volare, nel disperato tentativo di stralciare i paragrafi descrittivi della passeggiata, andando dritto al punto importante…
Cercava sempre di compiacerla, di tenerla tranquilla. Non gli piaceva quando perdeva le staffe.
Da solo, invece, prendeva apposta le strade sbagliate, infilava vicoletti chiusi al fondo da muri bianchi di un sole abbagliante. Annusava le strade sbagliate una a una, con dedizione. Tornava sui suoi passi, con un riso sciocco in fondo alla gola, come le fusa di un gatto sbadato…
Ma, per quanto la tirasse in lungo, cercando sempre di ritardare l’incontro, alla fine il mare fu di fronte a lui.
Forse a causa del calore immobile del mezzogiorno, l’avevano disertato tutti. In quella solitudine ostinata, si ritrovò davanti chilometri di spiaggia deserta. Gli ombrelloni chiusi sembravano dita di dei sepolti nella sabbia, puntati verso il cielo estivo. La luce era semplicemente accecante.
Canticchiando, sollevò la sabbia rovente con un sandalo, che si riempì immediatamente. La stessa cosa l’avrebbe fatto infuriare, se fosse accaduta con del normale terriccio, o con quei sassolini che sembravano avere la missione di non uscirne mai più – non importa quanto lo si potesse scuotere… La sabbia, però, era un’altra cosa. Non era invadente, non pretendeva spazio. Se ne stava lì, tra la pelle e la suola, per nulla minacciosa. Intiepidiva, e basta.
Grato per quella solitudine insperata, liberò la fantasia.
Era una vela, quella laggiù? Forse un brigantino della Compagnia delle Indie, che avrebbe potuto assaltare con i suoi tigrotti?
Il mare era tutto suo. Non aveva bisogno di nient’altro. Se in quel momento gli avessero strappato di dosso tutto ciò che credeva di avere mai saputo di sé, a stento se ne sarebbe accorto.
Era meravigliosamente libero, il suo corpo un tutt’uno con la luce a picco, con la sabbia e lo sciabordio delle piccole onde contro la riva.
Un naufragio! Ecco cos’era appena accaduto.
Si lanciò in avanti nuotando nell’acqua bassa per qualche metro. I vestiti fradici lo appesantirono subito. Si alzò in piedi solo per assicurarsi che l’acqua gli arrivasse non oltre le ginocchia, quindi scivolò di nuovo dentro.
Finse di annaspare, di sollevarsi con fatica al di sopra di onde spaventose, mentre guardava la nave affondare poco distante.
Nuotò di nuovo fino a riva, dove rimase immobile, ansimando per una fatica tutta immaginaria, pieno di orrore per la fine dei suoi immaginari compagni; e al tempo stesso di gratitudine, per essere stato risparmiato dal cataclisma.
Si sfilò la maglietta fradicia, legandola stretta ad una coscia, come per limitare i danni di una ferita inesistente. Stava quasi per piangere, al pensiero di tutte le belle cose rimaste intrappolate nella pancia della nave, che avrebbero riposato per sempre sul fondo degli abissi…
“Che cosa stai facendo?” gli domandò la bambina.
Sussultò. Solo in quel momento si scopriva spiato. Si sentì ridicolo, e la cosa lo rese sgarbato.
“Che ci fai qui?”
Lei storse appena le labbra, come se avesse assaggiato qualcosa di amaro.
“La spiaggia non è mica tua” commentò, mostrando un certo buonsenso.
Scrollò le spalle, come se la cosa non avesse nessun interesse per lui; ma non poté impedirsi di arrossire.
“Allora, la tua nave è naufragata, vero?”
Gli stava rovinando tutto! La fissò con furia omicida. Ma lei si era messa a passeggiare su e giù, forse aspettando che si decidesse ad accoglierla nel gioco.
Dato che continuava a tacere, imbronciato, ad un tratto indicò un punto alla base del corto pontile di cemento, che s’inoltrava in mare per una decina di metri, sugli scogli piatti.
“Vedi quella cavità?” chiese.
La curiosità lo spinse a rivolgere lo sguardo in quella direzione. Si ritrovò suo malgrado a fare un breve cenno di assenso con la testa.
Quando si avvicinò, percepì il leggero profumo della sua pelle, un misto di sudore fresco e sapone alla lavanda. Gli sussurrava all’orecchio, come per condividere un grande segreto.
“È l’ingresso di una caverna dove gli isolani nascondono gli oggetti preziosi. Sono stati loro, a far naufragare la tua nave.”
Un sincero sbalordimento, misto ad un senso di straordinaria eccitazione, s’impadronì di lui. Che storia era mai quella? Doveva ammettere che non ci sarebbe mai arrivato, non da solo.
Immediatamente, una sorta di rispetto spazzò via il fastidio per la presenza di lei.
“Perché l’avrebbero fatto?” domandò.
Non gli rispose subito. Fissava un punto al largo, sopra la distesa azzurra, e lui temette che la sua fantasia si fosse già esaurita, che i favolosi sviluppi che si era atteso per quell’avventura fossero destinati a rimanere niente più che un vago desiderio…
“Sono davvero poveri” riprese lei, così d’improvviso da farlo inspirare bruscamente. “Su quest’isola non c’è niente, sai, da quando le rotte commerciali si sono spostate altrove…”
Cavolo, che trovata! Le rotte commerciali! E chi ci avrebbe mai pensato?
“Sì, beh…” continuò lei, con un sorrisetto di superiorità. Doveva essersi appena resa conto di essere diventata essenziale al gioco. “Hanno solo quel vecchio faro, laggiù” indicò l’edificio, che svettava al di sopra del molo. “Lo usano per attirare le navi durante le tempeste… Poi, dopo il naufragio, si danno da fare per depredarle…”
Confuso, lui batté le palpebre. Come aveva fatto a non accorgersi del faro? Eppure era bello grosso!
“Non… non c’era, prima…”
Non parve affatto sorpresa. Gli appoggiò una mano sul braccio, comprensiva.
“Non avevi certo il tempo di badare ai dettagli… Con una tempesta come quella! Sei stato molto in gamba, a restare vivo…”
Si sentì arrossire per l’ammirazione che traspariva da quelle parole. Di colpo, desiderò di prendere le redini dell’avventura, per dimostrarle di saper ricamare a soggetto almeno quanto lei.
“Se mi scorterai alla caverna e mi mostrerai il tesoro degli isolani” disse, spingendo le spalle indietro, per sembrare più alto “lo divideremo a metà. È una promessa.”
La bambina lo guardò solennemente, poi accennò di sì e lo prese per mano, trascinandolo verso il pontile.
Serie: la promessa
- Episodio 1: La villa
- Episodio 2: Alla spiaggia
- Episodio 3: Nuotando nell’aria
- Episodio 4: Resta con me
- Episodio 5: Lo specchio della nonna
Non male i primi due racconti di questa serie, mettono curiosità sulla storia e sui personaggi.
grazie francesco! speriamo di non deluderti…