
ALTRI COSI
Serie: MURAKAMI
- Episodio 1: COSO
- Episodio 2: ALTRI COSI
- Episodio 3: RASSEGNAZIONE
STAGIONE 1
Mi ha fatto passare la voglia e ora sono caduto in uno stato di tristezza e malinconia. Vado in camera, mi butto sul letto e inizio a fissare il pannello di sughero appeso sul muro. Ci sono attaccate vecchie foto. Certo, alcune dovrei rimuoverle… ci sono ancora quelle con Giulia e altre ex che non vedo da un secolo, come se lasciarle appese lì fosse una sorta di trofeo delle conquiste da rimirare per compiacimento personale. Giulia, Ilaria, Francesca e le altre… chissà che fine hanno fatto. La mia mente comincia a tornare indietro nel tempo. Uno sciame di volti mi passa davanti agli occhi e voci mi ronzano nelle orecchie… come fossero qua con me, affianco al mio letto. Provo a chiudere gli occhi e disattivare l’udito, ma niente, il brusio continua… anche il cuscino in faccia non impedisce a quelle vocine di attraversare lo spesso strato di cotone e arrivare alle mie orecchie. Desisto. Mi tiro su e mi siedo sul letto, ma quello che vedono i miei occhi mi fa ricadere indietro improvvisamente. Spaventato, mi rimetto il cuscino in faccia ma questa volta per proteggermi da quello che ho visto. Sbircio dal cuscino. In piedi davanti a me c’è un altro piccolo essere.
Mi fissa anche lui, ma a differenza del Coso di prima questa volta ha sembianze inequivocabilmente femminili. Anche questo nuovo essere è basso, ma non è tarchiato, anzi, le sue forme sono proporzionate e sinuose. Lo guardo in faccia e sul suo viso riconosco almeno 3 o 4 volti conosciuti nel mio passato. Ormai ho capito il giochino. Associo le parti del viso e del corpo ai nomi che mi fanno venire in mente.
Ma neanche inizio a passarle in rassegna ecco la voce inconfondibile di Sabrina che attacca a parlare con la sua vocetta fastidiosa e petulante.
– Che guardi? Stavi guardando un’altra? A chi stai pensando? A Francesca? Quella sciacquetta slavata della tua ex?
– No, io veramente guardavo te, cioè, anche te… – cerco di giustificarmi.
– Sciacquetta lo dici a tua sorella – interviene la voce stizzita di Francesca.
– Anche me? Cioè, anche le altre? Sei un bugiardo, non sei cambiato affatto! E tu stai zitta, gatta morta!
Non mi sembra vero. Infatti NON È VERO, CAZZO!
Però adesso le voci delle due ex si sovrappongono anche con altre e si mescolano creando una sinfonia disarmonica di voci contrastanti e stridule che non smette più… tanto da diventare una cantilena noiosa e ripetitiva che un po’ alla volta si ovatta fino a diventare solo un fastidioso sottofondo lontano. Le lascio litigare fra di loro e finalmente mi concentro a guardare quel patchwork di forme minute ma perfettamente rispondenti ai miei ricordi: questa volta il corpo è molto definito rispetto a quello dei miei parenti morti, sarà che questi dettagli fisici li ricordo ancora benissimo… le gambe lunghe e affusolate di Ilaria, il culo perfetto e sodo di Sabrina (ah, ecco perché stavo con lei), le tette tonde, piccole e tornite di Francesca, la bocca carnosa di Sara, gli occhi bellissimi e profondi di Giulia. Già, Giulia… l’unica che abbia mai amato veramente.
Qua però sorge un piccolo inconveniente: contemplando quel piccolo e perfetto insieme di corpi femminili sento che si risveglia in me il desiderio sessuale e, improvvisamente, dietro la scrivania ecco che ricompare anche Coso.
– E tu che ci fai qua!
– Guarda il rigonfiamento nei tuoi pantaloni… e datti da solo la risposta! – risponde Coso.
– Come sarebbe a dire, quindi possono apparire più esseri contemporaneamente.
– Già, finché dentro di te non predomina un sentimento prevalente che annulla gli altri. Ma non va sempre così, ci possono essere compresenze. È raro, ma succede. Come già ti ho spiegato tutto dipende da te, non ci sono regole prestabilite. Se i tuoi sensi di colpa nei confronti di alcune persone appartengono a più sfere emotive evidentemente avviene una compresenza.
L’essere che rappresenta le mie ex smette improvvisamente di farfugliare e fissa le mie parti basse.
– Maiale! Sei sempre stato un maiale!
Ora Sabrina è proprio incazzata. È sempre stata una gran rompicoglioni gelosa e possessiva, se non fosse stato per il suo bel culo e per quello che mi faceva a letto l’avrei lasciata dopo due giorni!
Sono tentato di concentrarmi mentalmente esclusivamente sulle tette di Francesca e rimanere solo con Coso per liberarmi di quella cornacchia fastidiosa quando un’altra voce femminile, molto più dolce e gentile mi parla:
– Ciao, è un po’ che ti osservo, sei proprio come ti ricordo, lo stesso buffo e impacciato ragazzo che ho conosciuto e col quale avrei passato il resto della mia vita. Mi facevi ridere, proprio come adesso.
La voce di Giulia mi fa tornare a quegli anni felici, fatti di complicità e sentimenti autentici, quando però l’amore che provavo per lei contrastava con la voglia di vivere la mia vita, di non rimanere imbavagliato in una relazione che, pensavo, mi avrebbe tarpato le ali, come se chissà dove mi avrebbe spinto la mia voglia di libertà. Mi fa tornare alla mente quella vacanza maledetta con il gruppo dell’università in cui il mio desiderio di trasgressione mi fece compiere quell’errore fatale che ancora oggi rimpiango. Il mio ritorno in città e la confessione del tradimento estorta da Giulia in lacrime, e io, tronfio del mio orgoglio di maschio latino l’ho lasciata lì, a piangere, dopo averle riversato addosso tutto il mio insensato e ottuso desiderio di indipendenza e di voglia di vivere.
– Scusa Giulia, scusa se ti ho lasciato in quel modo quel giorno. Da allora faccio i conti con il rimpianto di averlo fatto. Ma quando ho capito di aver fatto una stronzata tu eri già lontana. Sono contento di rivederti.
– Di rivedere me e le altre a quanto pare. Dimmi, c’è anche lei, o qualche parte di lei, oggi fra di noi?
– No, stai tranquilla, nei suoi confronti non ho mai provato niente, neanche quella notte, non la considero neanche una ex, l’ho rimossa immediatamente dalla mia testa, ma era troppo tardi e troppo complicato per fartelo capire.
– Comunque, non so quando ti libererai di me e delle altre. Dipende da te, questo l’avrai capito. Non sei ancora sincero fino in fondo, io lo so perché vivo dentro di te, come ti ha detto Coso siamo frutto della tua coscienza. Sembra quasi che pur di non lasciarci andare totalmente tu sia disposto a continuare a mentire a te stesso. Inconsciamente sei ancora combattuto fra la tua convinzione di aver sempre avuto ragione con noi e la consapevolezza dei tuoi torti e dei tuoi egoismi. Così non va… per cui ci rivedremo spesso. Ora vado, cioè, andiamo io e le tue amiche. Ti conosco e so che abbiamo parlato già troppo delle tue colpe e il tuo stupido orgoglio e la tua insensibilità ti stanno venendo in soccorso facendoti perdere interesse per quello che diciamo. Ecco bravo, pensa al calcio… arrivederci!
Le mie ex si smaterializzano improvvisamente. Fossi in un cartone animato vedrei un piccolo sbuffo di polvere svanire lentamente, ma forse SONO in un cartone animato!
Ha ragione Giulia, è sempre stato estenuante per me reggere le discussioni con le fidanzate. La mia superficialità e il mio disinteresse mi hanno sempre portato a divagare in futili pensieri mentre mi sorbivo i pistolotti su responsabilità e colpe.
E poi è vero, sto pensando al calcio e alle infinite partitelle nel cortile della scuola. In realtà avevo poco interesse per quella inutile pratica sportiva. Io e un paio di compagni eravamo le più pippe della classe e giocavamo solo perché animati dallo spirito di insana competitività maschile o perché obbligati dal professore. Durante l’ora di educazione fisica preferivamo infastidire le ragazze delle altre classi e prendere per il culo gli sfigati che ci capitavano sottomano.
NOOOO PORC…! Lo sapevo!
Stavolta non ho nessun sussulto quando mi vedo comparire davanti agli occhi la faccia brufolosa di Petrilli e quella fastidiosa e paffuta di Colasanti. E sono ancor meno sorpreso quando mi svalangano addosso tutta la rabbia repressa di anni di umiliazioni e scherzi mortificanti.
È tanta ancora la mia indifferenza nei loro confronti che questa volta mi è molto facile farli sparire dalla mia mente e quindi dalla mia vista.
Vi risparmio i seguenti incontri con i miei vecchi prof del liceo, con i bidelli maltrattati e mortificati nei corridoi della scuola, con alcuni figli degli amici ricchi dei miei genitori che frequentavo da ragazzino solo perché gli fregavo i videogiochi e le macchinine della Hot Wheels, la raccapricciante immagine di tutti gli insetti e animaletti che ho ucciso nella mia adolescenza che poi mi lasciava un senso di tristezza e rimorso.
Per il rancore irrisolto e la rabbia che ancora mi porto dentro, tralascio anche i dettagli dell’incontro con la figura dura e severa di mia madre, ancora in vita, alla quale ho sempre imputato la colpa per le sofferenze e le umiliazioni fatte subire a papà, causa del suo allontanamento dalla famiglia e quindi del suo insano gesto.
…continua…
Serie: MURAKAMI
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Coso… non fare così
Eccomi già passato al secondo episodio 🙂 Stavo già pensando a questa cosa dopo aver letto il primo racconto, ma questo mi ricorda ancora di più una sorta di “A Christmas Carol” nel quale il tuo personaggio, come Scrooge, riceve la visita da parte degli spiriti, ma partoriti dal suo subconscio. Il tutto però, in un condimento in salsa più umoristica e filosofica. Ho apprezzato molto!
Grazie per la chiave di lettura, non ci avevo pensato.
Sembra assai problematico questo personaggio!
Beh, chissà che tutta questa situazione non sia per lui una sorta di purgatorio.
I personaggi problematici sono i più interessanti.
piccole colpe e grandi rimorsi, ma grandi si fa per dire , tranne l’ultimo, che getta una luce scura su questa commedia interiore. Ci sarà ancora da aspettare.
Non devi aspettare molto, ho pubblicato l’ultimo episodio proprio oggi. Non so se sia risolutivo o se sia un degno finale. In realtà non so neanche se sia un finale.
Sei molto spietato nei confronti del protagonista. I sensi di colpa sembra che lo schiaccino e certamente non è pronto a darsi alcuna seconda possibilità. Un buon testo, a mio avviso, in cui al momento siamo calati nella parte distruttiva della ‘terapia’. Sono certa che, seduto su quel ‘lettino’ qualcosa di buono verrà fuori. Un appiglio, magari, cui il bravo scrittore si aggrappera’ per tentare un recupero.
Grazie per l’appiglio Cristiana, non volevo trasformare però il racconto in una vera e propria terapia anche perché non ho i mezzi e le competenze per essere credibile, è più una presa di coscienza descritta in maniera buffa e grottesca dei propri sensi di colpa.