Amore e Xanax

Vi capita di ricordare e sognare gli amori impossibili del passato? Stanotte a me è successo. Federico era un amore di 20 anni fa. Avevo 24 anni e lui ne aveva 22.

Quanto era bello Federico! Aveva occhi neri, sguardo triste e intenso, sorriso beffardo; era bello e intrigante, elegante e sempre ben vestito. Lo avevo adocchiato nella Biblioteca Nazionale, all’interno del Palazzo Reale di Napoli. Un luogo ricco di storia e fascino. Gli antichi saloni di lettura, in cui noi giovani, classe ’70 e ’80, ci affannavamo sulle “sudate carte” per sperare in un futuro migliore di quello dei nostri genitori, erano davvero sontuosi. Tavoli antichi, lampade dorate, affreschi ottocenteschi sui soffitti, cimeli e grandi quadri affissi ad altezza uomo rendevano quei lunghi pomeriggi di studio post-università piacevoli, quasi poetici.

Federico studiava medicina, mentre io filosofia. La biblioteca, in quegli anni, era anche un luogo di incontri. Lontani dai moderni schermi asettici degli iPhone, ci si mescolava tra le persone e si sperava, tra un capitolo e l’altro, tra l’esistenzialismo hegeliano e i filosofi presocratici, di fare gli incontri belli della vita o semplicemente di passare un momento godereccio sulla terrazza. Ed è lì, in quel meraviglioso posto, che avevo visto Federico.

Perso nel suo studio, seduto a uno dei grandi tavoli, con i suoi occhiali sottili e il suo sguardo enigmatico, passava lì interi pomeriggi invernali. Da quel momento, dal primo giorno in cui lo avevo visto, cercavo la sua presenza in quei saloni ogni giorno. Sognavo e fantasticavo su quel ragazzo così bello, dal viso angelico e dai modi spiccioli; era sempre solo, non parlava con nessuno. Aveva un’aria solitaria e dolente, che ne accresceva il fascino.

Non avevo il coraggio di avvicinarmi. Ero molto timido e spaventato dal tumulto dei sentimenti e dalle mie reazioni. I miei sguardi su di lui non erano poi così insistenti, perché temevo di essere scoperto. Poi, un giorno, decisi di fermarlo al bar, appena fuori dalla biblioteca. Mi avvicinai mentre lui beveva un caffè. Gli dissi di impeto: “Ma tu sei sempre in biblioteca? Posso sapere cosa studi di bello? Io sono Andrea, piacere”.

Così finalmente ci conoscemmo. Sembrava che le nostre anime disperate aspettassero quell’incontro del destino. Da quel momento, ci siamo visti quasi ogni giorno, dando vita a un rapporto così forte e simbiotico, sui generis, che lui si rifiutava di etichettare. Finalmente potevo toccarlo, fare sesso con lui, stringerlo a me, accarezzarlo, amarlo.

Dopo alcuni mesi, Fede veniva spesso a dormire a casa dei miei, e dovevo fare quasi a botte con mio fratello perché lui dormisse in un’altra stanza, così da poter stare da solo con lui. Manifestai i miei sentimenti con un candore assoluto e disarmante, consegnandomi a lui totalmente. Ne ero innamorato. La forte idealizzazione della sua figura aveva ormai un forte riscontro nella realtà.

Federico, però, non stava bene, come del resto io. Soffriva di attacchi di panico e aveva un forte disturbo borderline di personalità. Prendeva lo Xanax e il Prozac. Nei due anni della nostra pseudo, libera e folle relazione, mi lasciava e mi prendeva quando e come voleva. Lui andava con tutti. Ogni volta in cui gli ero così addosso, mi allontanava con risolutezza e spegneva ogni contatto. Andava con altri, conosceva altri ragazzi, e ci teneva a farmelo sapere.

Passavano settimane, talora mesi, e, se era lui che mi vedeva con qualcuno, mi riacciuffava subito. Ed ero di nuovo in balia dei suoi voleri. Dietro a quel viso delicato di ragazzino ingenuo e imberbe, si celava un’anima tormentata e una persona rotta. Due anni di amore intenso, malato e tormentato, unilaterale forse, di dolore.

Finché non incontrai, 20 anni fa, l’attuale mio compagno, con cui sto attualmente. Fu un colpo di fulmine con Alessandro. Lui era bello quanto Federico, ma dolce e non stronzo e maledetto. Così, stanco di tanto dolore, allontanai Federico definitivamente. Lui non voleva accettarlo in nessun modo. Mi dichiarava amore eterno, se fossi tornato da lui. Amore eterno per la prima volta.

Ma io ero stanco di un amore tossico. Forse lui non accettava l’abbandono. Ero stanco di subire, di essere maltrattato. Lui sembrava impazzire per il mio abbandono. Ma io non abbandonavo lui. Io sceglievo di amare me stesso.

Da allora, Federico non l’ho più visto. Io sono sposato con Alessandro da 20 anni. Viviamo in due città diverse. Siamo lontani. Federico è medico. Io lavoro nella pubblicità e scrivo per alcuni giornali. Stanotte l’ho sognato. Mi prende una forte nostalgia di quegli anni.

Forse gli amori impossibili non si dimenticano mai.

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