Amorino

In cima alla ripida scala una porta nera, chiusa. La maniglia d’acciaio risalta lucida. Luce soffusa entra da un lucernario. Mi avvicino con passo felpato ed apro la porta, lentamente. Entro badando bene a non fare rumore e mi chiudo la porta alle spalle. La stanza è nella penombra. Filtra un po’ di luce da una finestra coperta da fini tende rosse. Un attimo di adattamento alla scarsa illuminazione. Poi la vedo seduta su una sedia bassa davanti ad uno specchio. Mi volta le spalle e riesco a vedere solo i lunghi capelli neri che scendono a coprire in parte lo schienale. Mi avvicino. Silenzio. Riflesso nello specchio intravedo il suo volto. Sorride. La bocca semichiusa. La punta della lingua che sporge appena fra le labbra che so essere dipinte con cura di rossetto rosso carminio. Non vedo altro ma so che è nuda, completamente. Immagino i grossi seni, la peluria nera e setosa del pube, le gambe un po’ aperte e le mani appoggiate sulle cosce a palmo in giù. Mi avvicino lentamente e man mano che mi avvicino il respiro si fa accelerato e il sesso si inturgidisce. Lei continua a guardare nello specchio e a sorridere ma ora so per certo che mi ha visto, che mi vede. Ad un tratto il suo braccio destro si muove con gesti lenti e immagino la mano che si avvicina al suo fiore rosato e le dita che iniziano a giocare con le piccole labbra come piace fare anche a me. Continua a sorridere ma l’espressione si muta e a tratti mi pare che soffra ma no, mi sono sbagliato, sta provando piacere. Percepisco a lingua che saetta fra le labbra rosse, gli occhi che sono braci ardenti e ora vedo che anche il braccio sinistro si muove con la mano che immagino accarezzi i seni che adoro e le areole dei capezzoli che non smetterei mai di succhiare avido. Le sono vicino, quasi posso toccarla se solo allungo la mano. Ma mi fermo. C’è tempo per toccarla, per baciarla e per il resto. Il respiro si è fatto affrettato, il sesso duro di marmo, il cuore pulsa come impazzito e pare mi scoppi da un momento all’altro. La sento che geme dapprima piano poi più rapidamente e più forte. Poi la sento che mi dice, con voce arrochita, “amorino”, nell’intimità mi chiama così, “amorino”. Geme. Non ce la faccio più ma ora che vorrei muovermi e toccarla, palparla, prenderla non riesco a muovere un solo muscolo uno. Sono bloccato, una statua di sale. Mentre io lotto con tutto me stesso contro una immobilità forzata che mi paralizza contro la mia volontà sento lei che continua con voce arrochita “amorino, vieni, vieni amorino… non farmi aspettare oltre.. vieni”. Non resisto. Mi devo muovere. Uno strappo secco, uno sforzo quasi sovrumano e… Mi sveglio di colpo con un ultimo sussulto. Sono steso nel mio letto disfatto. La luce del primo mattino mi illumina il volto che sento stranito. Uno strano languore mi invade e mi rendo conto, con un misto di stupore e piacere, di essere venuto nel sonno.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Erotico

Discussioni

  1. Ciao Lorenzo, ho apprezzato questo tuo racconto erotico per l’ incipit un po’ misterioso, che incuriosisce. Una situazione carica di eros che non ha nulla di prevedibile, di scontato, o, peggio ancora, monotona, come sono talvolta certi racconti erotici. Il finale a sorpresa, quasi ironico, e` stata la ciliegina sulla torta. Una conclusione che suscita, infine, anche il sorriso.

    1. Grazie del tuo apprezzamento e dei commenti che mi lusingano e fanno veramente piacere. Mi piace tu abbia apprezzato il finale che, scrivendolo, mi ha riportato a certe mie esperienze giovanili fonte di piacere ma anche di imbarazzo, se pensi al fatto che, a quei tempi, il letto me lo rifaceva mia madre per cui certi “segni” e qui mi fermo. Lorenzo

  2. Nei tuoi racconti, scritti con stile asciutto e preciso, c’è sempre una variabile, uno scarto di qualche tipo. La tua linearità è infiltrata da un’idea che permea, scardina e porta altrove. Suggerisce il fatto che dietro una cosa ce n’è un’altra. Mi pare un meccanismo interessante e ben utilizzato.
    Nel racconto “amorino” penso che ci sia qualche piccola cosa da sistemare verso la fine.

    1. Grazie del commento. In merito al meccanismo che pensi ci sia ti confesso che se c’è agisce a livello inconscio visto che quel racconto l’ho scritto praticamente di getto un po’ di tempo fa. Lorenzo

  3. Ciao Lorenzo, innanzitutto benvenuto in questo circolo ristretto di autrici ed autori di racconti erotici. Questo racconto lo trovo piacevole, forse a tratti il ritmo mi pare si inceppi un pochino, ma il risultato complessivo decisamente mi convince, direi una riscrittura venuta bene di un sogno che penso ricorrente. Simpatica questa ricorrenza dell’immagine della statua di sale, che appare in due dei tuoi racconti

    1. Innanzitutto grazie del commento veramente lusinghiero messo da te, una vera esperta in questo tipo di racconti. Non è un sogno ricorrente che sono un po’ in là con gli anni per le polluzioni notturne con o senza sogni erotici di accompagnamento. In merito all’immagine della statua di sale ti confesso che me la porto dietro dalla storia di Lot e compagnia e la trovo molto indicata per simboleggiare situazioni di immobilità involontaria e dolorosa. Grazie ancora. Lorenzo