
Angela
La chiamavano bocca di rosa, metteva l’amore, metteva l’amore. La chiamavano bocca di rosa metteva l’amore sopra ogni cosa.
Ti piace questa canzone? A me mi piace assai. Sembra scritta apposta per me anche se mi chiamo Angela e non Bocca di Rosa. Che poi non ho mai capito se Rosa è il nome o il cognome. Perché ridi? Lo so che Bocca di Rosa faceva la puttana come a me. E allora? Pure gli angeli e le rose fanno l’amore, che non lo sai? E se non lo fanno, peccato! Si perdono belle cose. Sì, vabbè, lo so quello che dicono i preti. Lascia stare, quelli stanno sempre pronti a inventarsi per noi peccati veniali e mortali, mentre i loro se li nascondo bene bene sotto alla tonaca. Razza di parassiti. Serpi striscianti. Sotto i piedi la Madonna vergine teneva proprio loro, secondo me. E però io a quel don Carmelo l’ho messo a posto con due parole.
«Angelina, tu sei impura, in chiesa non puoi entrare» mi disse il giorno di Natale.
«Don Carmelo» gli risposi, «con tutto il rispetto, pensa ai figli che tieni con quelle quattro bizzoche che ti porti nel confessionale un giorno sì e l’altro pure, che a me ci pensa direttamente la Madonna.»
E la madonna a me mi vuole bene. Lei sa tutto di me e non mi chiede mica di pregare perché di opere buone nella mia vita ne ho fatte assai. La verità sai qual è? È che i preti sono come le mutande, sporchi e inutili. Mica Dio ci aveva fatto con le mutande. Eva non le teneva le mutande e nemmeno la foglia di fico se è per questo. Ce l’hanno messa loro la foglia perché sono abituati a nascondere i peccati. Che porcheria! Pregate, sì pregate, che la Madonna sotto alla tonaca ci vede benissimo.
Peggio dei preti ci sono solo gli americani. Stavo a New York da giovane, lo sai? Poi m’hanno rispedito in Italia. Vai a fare la puttana al paese tuo, mi hanno detto. E io gli ho risposto: peggio per voi! E me ne sono venuta. Se uno non mi vuole non mi merita. Poi, dopo qualche anno, sono tornati gli stronzi. Durante la guerra sono venuti a trovarmi proprio qui. Si sono presi 5 minuti di svago per uno e poi se ne volevano andare senza pagare.
«Giovanotti» gli ho detto, «qui si paga in tempo di pace e in tempo di guerra.
«What do you want?»
«Money, giovanotto. Money»
E siccome continuavano a fare finta di non capire, mi sono messa davanti alla porta per non farli uscire. In quattro mi hanno presa i vigliacchi. Mi hanno presa e lanciata per aria facendomi cadere con il culo a terra. «Fuck you bitch» ha ringhiato il più coglione di tutti.
«No bello, vattene a ‘fangulo tu» gli ho gridato lanciandogli appresso una pietra. L’ho colpito in fronte spaccandogli le corna.
«Mo’ ve ne dovete andare, prima che vi do’ fuoco e vi faccio tornare a casa con il culo dei bambini: rosso e senza peli» e nell’incazzatura continavo a lanciargli pietre addosso.
«Oh my god. Stop please!» Si sono cacati sotto i soldatini americani; per due gocce di sangue si sono spaventati e se ne sono scappati. E mo’ vanno dicendo in giro che ci hanno liberato. A me mi hanno lasciato solo debiti.
Ti stai scocciando a sentire queste cose, non è vero, amo’? Tu sei giovane sei, a te ti interessa di fare l’amore e di correre con il motorino. E Angelina tua il motorino te l’ha comprato.
Ti piace eh? Prenditelo. Io non voglio niente, solo un po’ di compagnia. Magari qualche volta, d’estate, mi porti al mare o in giro per il quartiere senza vergognarti di tua madre e delle chiacchiere delle bizzoche. Quelle sono tutte invidiose di me perché mi sono sempre fatta i cazzi miei e pure quelli dei mariti loro, senza mutande e senza vergogna. I facili costumi sono i più difficili da portare. E io con quelli paro bella assai!
C’è chi l’amore lo fa per noia, chi se lo sceglie per professione, bocca di rosa nè l’uno nè l’altra, lei lo faceva per passione.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Non c’é canzone che abbia cantato piú volte, in tutta la mia vita, di Bocca di rosa. Non ci sono canzoni che abbia ascoltato piú volte di quelle di Fabrizio. Ancora mi capita di commuovermi quando sento la sua voce mentre parla in qualche intervista, o canta. Il tuo racconto ispirato a quel testo mitico di un cantautore e poeta mitico é da 10 e lode, non solo per questioni affettive, ma anche per la tua bella scrittura ironica. E sugli americani come dare torto ad Angela, oggi piú che mai.
Oggi più che mai. Grazie!
Già che mi parti con Faber, per me hai vinto. Questo pezzo è bellissimo. Diretto, senza filtri, coraggioso come sa esserlo Angela, che sa essere la persona che ha scelto di essere, senza vergogna e senza chinare la testa di fronte a chi la giudica (e chissà se questi aprissero i loro armadi che scheletri ne verrebbero).
Soltanto sul finale ho avvertito Anglea tremare. La parola è scritta, ma fosse stata parlata ho immaginato la voce lievemente incrinata da un pianto, che non viene ma è lì. La solitudine di una madre che chiede di essere amata. Bellissimo.
Ti ringrazio Irene. Sono davvero contenta che ti sia piaciuto.
“I facili costumi sono i più difficili da portare. “
Bellissima
Angelina è una bomba. Volgare, tenera, tagliente, vera. Ti fa ridere e poi ti lascia un groppo in gola. Sembra di sentirla parlare in faccia, con la sigaretta accesa e il cuore in mano. Una storia piena di vita, che resta addosso.
Grazie davvero, Lino.
in poche parole hai descritto un personaggio e hai raccontato la sua vita. Bellissimo.
La citazione di Faber, poi… 🙂
Ti ringrazio Antonio.
“E mo’ vanno dicendo in giro che ci hanno liberato. A me mi hanno lasciato solo debiti.”
Fantastica!
Davvero un bel pezzo, complimenti. Hai. disegnato un personaggio bellissimo e verace. Avrei letto volentieri di più; credo che il tuo racconto meriti maggior respiro, potrebbe essere sviluppato per farne un progetto più esteso. Grazie per la lettura
Grazie a te, Paolo. Anche per il suggerimento. Inizio a pensarci 🙃
E brava la nostra Angelina. 🙂