Anita

Serie: Di ora in ora


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Dopo aver trovato l'accendino Lina ricorda il modo in cui, un anno prima, il suo cane era stato azzoppato, ferito ad un occhio e fatto uscire in mezzo al traffico che ne aveva causato la morte. L'arrivo di un messaggio la distoglie da quei pensieri e il suo volto si illumina di gioia, leggendolo.

Stesso giorno, di lunedì, ore 16.

Dopo aver ricevuto il messaggio su WhatsApp, Lina era diventata euforica. Aveva voglia di cantare, di ballare, di saltare per la gioia. In un attimo aveva dimenticato la presenza molesta dei vicini, il ricordo del cane morto che continuava ad assillarla, l’assemblea di condominio, gli incubi della notte precedente e persino la guerra in corso, che rappresentava una minaccia per l’umanità intera.

Sentiva una gran voglia di muoversi. Il battito del suo cuore aveva subito un’accelerazione, aveva la sensazione che il sangue nelle vene pulsasse più forte. Una frenesia incontenibile. Avrebbe dovuto uscire, camminare, andare in palestra, o fare una corsa con la sua mountain bike, per scaricare quell’esubero di carica che si sentiva addosso. Erano le 16 e 15, Mena stava per arrivare; altrimenti sarebbe uscita a farsi almeno una corsetta fino al parco di santa Lucia.

Una tisana di tiglio e fiori d’arancio, addolcita con un po’ di miele, forse avrebbe placato la sua eccitazione. Aveva messo l’acqua nel bollitore, sul gas; poi aveva acceso il computer. Mentre aspettava la sua amica avrebbe dato uno sguardo ai temi che aveva assegnato ai ragazzi, per l’ultima verifica di italiano.

Il titolo l’aveva tratto da un libro di Oriana Fallaci: “Non chiedere chi ha vinto: non ha vinto nessuno. Non chiedere chi ha perso: non ha perso nessuno. Non chiedere a cosa è servito: non è servito a nulla. Fuorché a eliminare cinquemila creature fra i diciotto e i trent’anni.”

Lina aveva aperto la cartella CCVSC (compiti classe V sezione C), e aveva iniziato a leggere il tema di Anita Baldi.

La ragazza aveva svolto la prima parte del tema con una premessa, per introdurre alcuni cenni biografici sull’autrice di quelle affermazioni. Aveva spiegato che la Fallaci era stata una giornalista (prima donna italiana corrispondente di guerra), una scrittrice e un’attivista importante. Negli ultimi anni della sua vita era stata contestata per alcune dichiarazioni sull’ islam, che avevano offuscato la sua immagine, lasciando un ricordo di lei un po’ controverso.

Entrando nel merito della citazione sulla guerra la ragazza aveva ricordato altre frasi tratte dalle stesse pagine del libro di Oriana Fallaci Niente e così sia, che avevano letto in classe pochi giorni prima. “Gli Americani proibiscono ai contadini di coltivare il riso  e gli danno il riso della California. Chiuso in casse sulle quali è scritto: Rice from Los Angeles. (…) In certe province i contadini che coltivano il riso vengono mitragliati dai caccia o dagli elicotteri. (…) vedi sempre un morto, o due o tre morti che galleggiano sull’acqua, fra le pianticelle di riso.”

Le considerazioni di Oriana Fallaci sulle coltivazioni del riso si riferivano al periodo della guerra in Vietnam.

Anita non capiva e non riusciva a condividere la parte dell’affermazione contenuta nel titolo del tema che sosteneva; “Non chiedere chi ha perso: non ha perso nessuno.” Nella sua elaborazione, l’affermazione categorica della ragazza era stata: “Non è possibile in una guerra che nessuno perda; piuttosto, dopo tanta distruzione, morti, invalidi, orfani, vedove e carestia, vengono sconfitte le vittime del conflitto e vengono sconfitti gli artefici del massacro. Un incalcolabile sperpero, anche da parte dell’aggressore, di risorse umane e materiali, e una sconfitta immensa per essersi annientati dal punto di vista morale. La guerra è sempre una sconfitta per tutti.”

La conclusione del tema era stata una frase in inglese, che Anita aveva preso da una canzone di Sting del 1985. “There’s no such as a winnable war” (non esiste una guerra vincibile), ossia: le guerre non si vincono mai.

Lina, leggendo quelle parole, aveva sorriso compiaciuta. La seconda buona notizia del giorno. Molti ragazzi della sua classe stavano sviluppando una maggiore consapevolezza, senso critico e coscienza civica. 

Lei, da insegnante, non aveva mai pensato che il suo lavoro fosse come una missione. Aveva scelto di insegnare per ripiego. Il suo sogno sarebbe stato quello di diventare una giocatrice di basket in una squadra importante. A tredici anni la sua statura era di un metro e mezzo e tanta voglia di crescere. A sedici anni era cresciuta di pochi centimetri. A diciotto anni era svanita anche la speranza di crescere. La sua statura era appena sufficiente per poter giocare a pallacanestro nella palestra della scuola, con le compagne di classe e di istituto.

Quando aveva finito gli studi, aveva superato il concorso, aveva iniziato a lavorare, tra mille difficoltà legate al mondo della scuola e ai contesti sociali di appartenenza dei ragazzi. Aveva continuato a svolgere lo stesso lavoro per molti anni, prima di tutto per campare e poi per far fronte alle sue responsabilità. Con il passare del tempo si era resa conto che in fondo era una persona fortunata e, per certi aspetti, anche privilegiata. Molti giorni di vacanza, molte ore libere durante la settimana, molte opportunità di aggiornamento gratuite e uno stipendio puntuale, anche se un po’ stringato. Lina, però, riusciva a farlo bastare, e non solo per le sue esigenze personali. Con il passare del tempo aveva capito la grande responsabilità del suo compito. Non poteva ignorare l’importanza fondamentale del suo ruolo nella formazione di quei giovani. Ciò che lei era diventata, da adulta, era frutto dell’esempio, di un modello di vita, trasmesso soprattutto dai suoi genitori; in parte, però, anche molti dei suoi insegnanti avevano contribuito a tracciare il percorso della sua vita. Prima fra tutte la sua maestra, la signora Zonza, poi la professoressa di lettere delle medie e quella dell’Istituto Eleonora d’Arborea. I loro incoraggiamenti, i loro suggerimenti e i buoni insegnamenti avevano contribuito a indirizzare la sua vita. Anche altri docenti, di scienze, di matematica e fisica, di chimica… erano stati determinanti per il suo futuro, Soprattutto la professoressa Richeli, che in terza le aveva messo due sul registro perché non aveva studiato il teorema di Pitagora, poi le aveva dato la possibilità di rimediare. Lei, controvoglia, tra sbuffi, sbadigli e mugugni, aveva cercato di studiarlo. Si era presentata all’interrogazione con una preparazione maggiore e con lo stesso entusiasmo di un condannato ai lavori forzati. La professoressa Richeli le aveva cancellato il due dal registro e le aveva segnato un sei, giusto la sufficienza. Subito dopo aveva tenuto a precisare che di certo lei non somigliava e non sarebbe mai stata all’altezza di suo cugino. Lui in matematica, algebra e geometria aveva sempre voti altissimi.

La notifica di un messaggio aveva interrotto i pensieri di Lina, dissolvendo le immagini sbiadite dal tempo di quei ricordi lontani. Mena stava per arrivare e le aveva mandato un messaggio di avviso.

Dopo alcuni minuti aveva squillato il citofono. Lina aveva aperto, poi le era andata incontro a braccia aperte. Mena, nonostante i suoi quarantacinque anni, era sempre agile e pimpante come un’adolescente. Aveva un aspetto giovanile e quando Lina le chiedeva cosa facesse per essere così in forma, lei con un’espressione maliziosa rispondeva che non poteva svelare a nessuno la formula segreta del suo rimedio magico.

Si erano sedute in salotto, poi Lina aveva portato la torta di mandorle e mele. “Ti va un bicchiere di vino?”

Mena aveva tentennato, poi le aveva chiesto; “Bianco o rosso?”

Lina aveva portato le due bottiglie: il Karmis e il Nepente.

“Uhm! – aveva esclamato Mena – il vino dei poeti, elogiato anche da Gabriele D’Annunzio.” Poi aveva iniziato a leggere la dedica sull’etichetta incollata alla bottiglia del Nepente di Oliena.

“A te consacro, vino insulare, il mio corpo e il mio spirito…”

Serie: Di ora in ora


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Devo molto ai tanti insegnanti e Maestri vari che ho incontrato sul mio cammino scolastico, dalle elementari in su. Tra corsi accademici e di tutt’ altro genere. Si sono rivelati a breve, media e lunga distanza, un ‘ ancora di salvezza e una guida, anche quando non c’ erano più, e una fonte di sapere e di indicazioni utili per acquistare consapevolezza e sete di conoscenza. Ho cercato quindi di esprimere in questo episodio, qualche parola di gratitudine nei loro confronti.

  2. Quello dell’insegnante è un ruolo fondamentale, nel bene e nel male accompagna i giovani nei loro primi anni di formazione: ammiro chi svolge questa professione di cuore, avendo cura degli studenti come fossero figli. Difficile dimenticarli anche in età adulta. Mi unisco al coro, mi incuriosisce l’identità del mittente del messaggio

  3. Narrare cose che si conoscono e che ci sono appartenute, con precisione e ricchezza di particolari, del dento e del fuori di noi, rende una storia assolutamente credibile. Dico che questa narrazione ti appartiene e non soltanto per “firma”.

    1. La cosa più vera di questo episodio è ill due nell’ interrogazone sul teorema di Talette, mi pare, e non di Pitagora. Mio cugino, che era figlioccio della professoressa Licheri (ho parafrasato il suo nome vero), era un genio; mentre io in matematica, geometria e algebra, ero una schiappa. Ciao Bettina, alla prossima. Grazie.

  4. Tenera la descrizione dell’attesa di una crescita fisica per poter realizzare il sogno di giocare in una squadra di basket importante e bella la capacità di volgere altrove gli obiettivi.

  5. Quella dell’insegnante oggi è una “mission impossible”. Hai trovato le parole per giuste per renderla possibile. Trovi sempre qualche diversivo per prolungare l’attesa ed aumentare la suspense.

    1. Ti ringrazio. Ormai e´ quasi giunta l’ ora di concledere la serie. Alle ore 18, dell’ episodio 10, sara´ tutto piu´ chiaro e, spero, anche gradito, nell’epilogo, che ormai e’ gia’ deciso.

  6. Lo ammetto: sono dannatamente curioso di sapere cosa c’è scritto nel messaggio. Interessante anche la riflessione sugli insegnanti, tutti quanti abbiamo nel bene o nel male dei professori che hanno contribuito alla nostra crescita e nelle nostre scelte.

    1. Grazie Carlo. Alle ore 18, nel capitolo 10 della serie, svelero´ il testo del messaggio misterioso. Manca poco, ormai. Si accettano “scommesse” sull’ identita´ anche generica del soggetto che ha inviato il messaggio a Lina. Ciao