Anna

Serie: Quello che chiamate perdono


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Sveva viene spronata dalla sua titolare e amica Margherita a concedere una possibilità a Roberto e lasciarsi alle spalle il passato.

Il centro commerciale, nonostante siano quasi le 19.30, è ancora affollato. Chi non è potuto andare al mare ha cercato un po’ di respiro da un’altra estenuante giornata estiva tra le vetrine e l’aria condizionata, anche solo per l’aperitivo. Quasi tutti i tavolini in metallo del bar al secondo piano sono occupati. La clientela è variegata. C’è una famiglia tedesca con due bambini che si tirano addosso le arachidi e, a tratti, colpiscono anche qualcun altro. Dalla parte opposta, vicino al frigo rosso della Coca Cola, una coppia sui vent’anni parla fitto fitto, tra baci e risatine. Di fronte a me, due amiche adolescenti continuano a scattarsi selfie senza quasi toccare cibo. Una ragazza sulla trentina con i capelli neri raccolti in una coda di cavallo arriva al nostro tavolo e ci mette davanti un piccolo tagliere e due Spritz. Prendo in mano il calice e, dopo il consueto cin cin, appoggio la cannuccia alle labbra.

Non so perché, ma una domanda mi spunta nella testa. “Ti ho mai detto come ho conosciuto Anna?”

Paola posa il suo bicchiere e prende un pezzetto di formaggio. “Forse, ora non ricordo.” Capisce che ne ho bisogno e mi invita a raccontare.

“Avevo 14 anni quando si è trasferita due piani sotto la casa dei miei genitori. Un pomeriggio-pioveva tantissimo, mi ricordo-ha suonato alla porta e sono andata io ad aprire.” Sorrido, la scena è vivida davanti a me.

“Si è presentata e mi ha messo in mano una scatola di biscotti, poi ha invitato me e mia mamma a prendere un caffè da lei.”

“Posso immaginarmi tua madre” replica la mia amica, che conosce bene il carattere del personaggio in questione.

“Esatto.” Cerco di imitare la voce di mia madre e dico: “Non c’è da fidarsi delle persone troppo gentili e che sorridono spesso.”

Paola si mette a ridere e prende un’oliva. “Quindi, l’invito non lo avevate accettato?”

“In realtà sì. Ma mia madre non ha fatto altro che cercare qualcosa da poter criticare in un secondo momento, dalla disposizione dei mobili alla tende in sala.”

Un’arachide mi arriva addosso dal tavolo dei tedeschi e il padre, in un italiano piuttosto buono mi chiede scusa, per poi abbaiare qualcosa al figlio più piccolo e costringerlo a scusarsi a sua volta. Io sorrido e faccio capire con un cenno che va tutto bene.

“Quindi, è da quel giorno che hai iniziato a frequentare Anna?” Paola mi riporta al discorso e io scrollo la testa.

“No, è stato in seguito all’episodio del bacio.”

“Quale bacio?” replica la mia amica tra il curioso e il divertito.

“Ero al parco con il solito gruppetto di amici e c’era questo ragazzo di un anno più grande che mi piaceva tantissimo. La mia prima cotta.” Sorrido, rivedendomi impacciata ed emozionata davanti a un tipo con gli occhi scuri e le labbra carnose. L’ho rivisto non troppo tempo fa, era al supermercato con sua moglie, non credo che mi abbia riconosciuta. Non c’è più molto di quei ragazzini che eravamo allora.

“Sbavavo per lui da non so quanto tempo e, finalmente, si era accorto di me.” Faccio una piccola pausa e bevo un sorso di Spritz. L’attenzione di Paola è tutta su di me.

“Mi ha baciato, il mio primo bacio. Devo essere stata un disastro.”

La mia amica sorride. “Normale, direi. Ma Anna cosa centrava?”

“Stava passando di lì, si è vista benissimo la scena.”

“No! Posso immaginare il tuo imbarazzo!” esclama Paola, non riuscendo a trattenere una risata.

“Imbarazzo? Ero nel panico, altroché! Non sapevo cosa avrebbe fatto, se fosse andata a dirlo ai miei sarei stata spacciata.”

“Già, tua madre ti avrebbe rinchiuso in casa fino alla maggiore età.”

“Capisci in che razza di situazione mi trovavo?”

La famiglia di tedeschi si alza e ci fa un saluto.

“Che cosa hai fatto, quindi?”

Prendo una tortilla e la intingo nella salsa piccante. “L’unica soluzione era parlarle. Così, sono andata a suonarle alla porta il giorno stesso. Lei ha capito subito perché ero lì.” Ad Anna non serviva molto per comprendere le persone.

“E cosa ti ha detto?”

“Mi ha fatto entrare, mi ha offerto un tè e un pezzo di crostata. I suoi dolci erano fantastici. Diceva sempre che qualsiasi problema si affronta meglio davanti a una fetta di torta.”

“Pienamente d’accordo” commenta la mia amica, prima di portare alla labbra la cannuccia.

Anche le due adolescenti impegnate a farsi i selfie si alzano e raggiungono un gruppetto davanti al negozio di articoli sportivi.

“Io ho girato un po’ intorno alla questione, non volevo espormi subito. Non avevo idea se fosse scandalizzata per quello che aveva visto.”

“Non lo era, giusto?”

Sorrido. “Sai cosa mi ha risposto? ‘ Non sono certo i baci dati di nascosto il problema di questo mondo.’ Mi sembra di sentire ancora la sua voce.”

“Direi che anche su questo aveva ragione” concorda Paola, prendendo le ultime patatine rimaste. “Perciò, tua mamma non ha mai saputo niente di quell’episodio al parco.”

“Esatto. Anche se anni dopo avrei fatto di molto peggio.”

Lei ignora la mia allusione a Luigi e mi chiede: “E quel ragazzo? Vi eravate messi insieme dopo il bacio”?

“Nulla di ufficiale. In ogni caso, è durata poco.”

“Come è giusto che sia a quell’età.”

Annuisco e prendo in mano il bicchiere. Una coppia che conosco di vista si siede a un tavolino lasciato libero. Accenno un saluto, poi torno a guardare la mia amica.

“Quindi, la vostra amicizia è nata da lì.”

“Sì, ho capito che era anni luce distante da mia madre. Potevo raccontarle qualsiasi cosa, senza timore di essere giudicata. Infatti, è stata la prima a sapere di Luigi, ancora prima che succedesse, in realtà.”

Paola annuisce e si affretta a spostare il discorso su altro.

“Era sposata Anna?”

“No, mi aveva raccontato di aver amato solo un uomo nella sua vita. Uno che, purtroppo aveva scelto un’altra.” Mi aveva sempre parlato liberamente di quell’uomo, diceva che la legavano a lui più ricordi belli che brutti, ma infondo ai suoi occhi la tristezza era evidente.

Per qualche istante cade il silenzio tra noi. Un tormentone estivo si mescola al brusio di chiacchiere degli altri clienti. C’è chi parla del caldo, degli acquisti fatti o delle vacanze imminenti.

“L’ho visto, sai?” butto fuori all’improvviso.

Paola mi guarda senza capire. “Visto chi?” Nota qualcosa nei miei occhi e la sua espressione cambia. “Sveva, sai che…”

“So che non poteva essere lui, certo” la interrompo con voce calma. “Ma è successo dopo aver visto una persona in carne e ossa. E lei non l’ho immaginata.”

Paola spalanca gli occhi, di nuovo non ha bisogno che faccia dei nomi.

“Quando è stato? E vi siete parlate?” Questo è ciò che le preme maggiormente sapere.

“Sabato scorso. Non riuscivo a stare in casa e sono andata verso il mare. Era insieme a delle altre persone, a un uomo.”

Paola coglie la nota amara nella mia voce. “Luigi ti ha sempre detto che tra loro era finita subito.”

“Già, lui è stato solo una parentesi per lei, una distrazione. Non era importante che avesse una famiglia.” Sento la mia voce vibrare di rabbia e il solito nodo in gola si stringe. “Lo so che sono un’ipocrita a dire questo. Ho fatto praticamente la sua stessa cosa.”

Paola allunga una mano e la posa sulla mia. “Tu eri innamorata, però.”

“Ed è abbastanza per rubare un marito e un padre a un bambino di tre anni?” domando con un sorriso pieno di tristezza.

“In certe situazioni non è facile scegliere.”

“Sì, ma almeno dovrebbero servire da lezione. La sua prima moglie lo avrebbe perdonato se lui fosse tornato a casa con la coda tra le gambe. Per il bene del figlio lo avrebbe fatto.” La mia voce è sempre più vicina a spezzarsi e a trasformarsi in pianto. “Io, per Giorgia non ci sono riuscita. Me lo merito il suo odio.”

Paola si morde il labbro, anche i suoi occhi sono lucidi. “Lei non ti odia. Ma non è facile perdonare. Non riesci a farlo tu, non ci riesce lei. E continuate a stare male.” La stretta della mano si fa più forte. “Non volete lasciare andare il passato, pensate che perderete del tutto Luigi, quindi vi aggrappate a quello che è stato, anche agli errori. Ma perdonare non significa dimenticare. Non cancellerete quello che è stato , lo accetterete e basta.” Mi sorride con dolcezza e va avanti. “Il passato non è la vostra condanna, è solo una parte di ciò che siete. Perdonati Sveva e riuscirà a perdonarsi anche tua figlia. Riuscirà a perdonarti. Allora spariranno tutti i tuoi fantasmi.”

Serie: Quello che chiamate perdono


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Discussioni

  1. Ciao Melania! Anche in questo caso hai costruito degli ottimi dialoghi👏🏻 Nella tua scrittura, spesso ellittica e giocata sui non detti, i dialoghi sono fondamentali per chiarire il passato della protagonista e per delineare i suoi stati d’animo.

  2. Ci vuole bravura per imbastire una trama così “normale” e, al tempo stesso, così complessa senza scadere nel banale. Al contrario, ciò che rende la storia così coinvolgente è proprio la naturalezza del tuo stile.
    Manca poco al termine della prima stagione: chissà che Sveva riuscirà, finalmente, a trovare la motivazione giusta per andare avanti.

  3. Quanto coraggio in questo episodio. La prima cotta, un matrimonio fallito, la colpa, il perdono. Dalle incomprensioni con la madre a quelle con la figlia. Anna, come un faro, li nel.mezzo. Stai facendo muovere i tuoi personaggi sopra un terreno minato, e lo stai facendo benissimo.

  4. Complimenti Melania, davvero. Ho recuperato gli ultimi episodi che mi ero persa e devo ammettere che questa tua storia regge, eccome! Molto ancorata a una realtà che spesso e purtroppo è simile a tante, nonostante ciascuna sia speciale. Inoltre, aggiungo, scritta veramente bene. Ci sono tutti gli elementi che servono al lettore, alcuni a disposizione e altri lasciati all’immaginazione di ciascuno. Come un vedo/non vedo. Come succede, appunto nella realtà. ‘Ascoltare’ i dialoghi fra i tuoi personaggi è come ‘sbirciare’ nelle loro vite. Complimenti

    1. Grazie di cuore Cristiana per aver letto tutti gli episodi e per questo bellissimo, quanto prezioso commento. Sapere che questa storia continua a piacere e a risultare convincente mi rende felicissima e mi incoraggia moltissimo. Grazie veramente!

  5. La tua storia è assolutamente credibile, verosimile, qualcosa che può succedere a tutti in qualsiasi momento. In particolare, in questo episodio mi sono piaciuti i piccoli dettagli che hanno reso ancora più credibile la narrazione. Come sempre bravissima.

  6. Scritto molto bene, come tutti gli episodi del resto. Mi piace il miscuglio di momenti leggeri e di introspezione. Funziona anche Anna come personaggio che stimola alla riflessione.