Attraverso la pioggia

Il tempo iniziò a scorrere inesorabilmente quando iniziai a sentirmi strano, spaventato. Mi trovai in uno stato di suprema caduta libera, da un cielo che non riuscii più a sostenere fino a quel momento. Che cosa stava accadendo? Niente. Che cosa provavo? Niente. Semplicemente caddi all’infinito venendo dimenticato, come una formica morta su un marciapiede, calpestata dalla folla nel suo quotidiano, che ignorava qualsiasi cosa si trovasse sotto i loro piedi. Mi trovai fra le macerie ad osservare le stelle vivendo sotto di loro, come una talpa, finché non mi rimase altro per cui continuare a vivere. Ho gettato i miei sogni al vento, nella vana speranza di poter cambiare le cose. Nessuno può fidarsi dei propri sogni alla mercé della notte, poiché essa non è meno meravigliosa del giorno, e non è meno divina. Tutto ciò che vidi in quel momento, furono solo stelle luminose che risplendevano note rivelazioni che il giorno sempre ignora. La sveglia suonò, e mi sentii assonnato ma spietato, e domandandomi come mai la gommosa notte è di un’infinita morbidezza, mentre il mattino è così disumanamente radente. Contemplai immobile il soffitto della mia stanza in cerca di risposte, così come con le stelle e, mentre una ad una apparivano, il tempo continuava a passare inesorabilmente. Mi domandai come mai la natura decidesse di farci questi doni. Alla fine impercettibilmente il silenzio giunse, calmo e pacato, in un giorno come gli altri. Temibile silenzio. Ricordai di non essere riuscito a dormire, a causa di una notte passata in preda alla paura. Immaginai di cadere in un vuoto dimenticato dal mondo. Ogni singola notte fin da quel momento, nelle macerie ad osservare le stelle, in cerca di aiuto, come un bambino che tentava di trovare il sentiero per tornare a casa. È spaventoso, ti manda in paranoia, nella più totale pazzia, in un’alienazione mentale che non avrebbe avuto mai fine fino a quando non avessi ammesso la tersa verità. La mia mente si riempì di puro terrore a causa del dubbio di ciò che mi sarebbe potuto accadere. Paura di rimanerne intimamente distrutto come le macerie della casa in cui mi sono ritrovato, senza motivo. L’orologio continuava a ripetere lo stesso identico suono ed il tempo scorreva allo stesso modo. Avrei voluto prendere reale considerazione della mia vita, di ciò che sono e cosa farò, ma fui bloccato, nientemeno che dalla paura.

Niente. Non provai niente. I sogni furono domande vitali, gli incubi risposte che cercai da tempo. E dunque… che cosa distrusse la casa in cui precipitai? Che cosa rase al suolo il mio cuore? Le sere iniziarono a farsi fredde e tenebrose, e scrutai con occhio, ogni singolo giorno, ciò che mi sarebbe spettato affrontare, ma rimasi immobilizzato, non considerando come la vita potesse svelarmi una sorpresa dietro l’altra, andando oltre le semplici e regolari abitudini. Non esisteva niente che non potessi vedere ma mille mondi che potei sentire come se tutto fosse semplicemente puro ed incorrotto, puntando verso un perfezionamento al quale non avrei potuto accedere. Bisogna essere diligenti nel dover prendere delle decisioni, in ciascun momento, ed ogni volta che si osserva il proprio sangue gelare insieme all’aumento incontrollato del battito, si inizia a capire cosa significano davvero i propri sentimenti. Capì che cosa provavo. Le visioni tornarono ad angosciarti, e ad instillare l’oscuro e la paura di non essere pronto scegliendo di giacere, per sempre, lì immobile tra i detriti. Qualcosa di redentore, per me, per qualcuno o per lei. Mi deliziai a sognare di essere un eroe, uccidendone altri, ma sarei mai riuscito io mai, un giorno, a scovare il nodo che teneva incatenata la casa al terreno invece di condurla verso l’abisso? Tentai di strisciare verso l’obiettivo, ma crollai, e il cielo decise di abbandonarmi, in balia delle mie sole forze. Forze che non possedevo. L’oscurità avvolse la mia casa e le lacrime iniziarono a scendere. Fui consapevole che avrei potuto perdere tutto, scoprendo la verità, e fuggii, per timore di incontrare qualcosa che non avrei dovuto. Viaggiai senza sosta in una notte di tempesta, lasciandomi il mondo alle spalle. Alle mie grida, attraverso la pioggia, non trovai nessuna risposta. Venni abbandonato perfino da me stesso. Che cosa rappresentava per davvero l’amore? Che cosa si provava? Gioia o Paura? La gioia di un amore che sarebbe potuto giungere dopo un nebuloso tempo o la paura di non poter essere all’altezza di un dono così bello?

Possediamo tutti i nostri ricordi. I nostri insegnamenti. La fantasia, che mi salvò da una miriade di fantasmi pronti a sbranarmi vivo. La perfezione, l’assoluto adamantino. Pura liberazione, una delle poche volte che mi sentii davvero bene. Uno dei pochi istanti, in cui fui sicuro di valere qualcosa. E vedere, impotente, la fantasia che mi venne portata via, permise solamente all’oscurità di reinvadere le mie tiepide giornate. Mentre le stelle sparirono, giacqui nella casa distrutta a causa del tornado che lei causò in me. Mi sentii come una di loro, lasciata da sola nel cielo. I fantasmi dell’inconscio iniziarono a gridare mentre caddero, uno ad uno. Sarei riuscito ad essere abbastanza forte per lasciarli morire? O sarei diventato una parte di essi? Avrei potuto continuare a mantenere viva la scintilla e a raggiungere la luce? Per quanto bella e devastante sia stata questa vita, l’ultimo atto sarà sempre sanguinoso. Il bambino che è in me si fece sempre sentire, non trovando più la strada per tornare a casa, dopo essere stato spinto nel buio, tremante nell’oscurità. Però lei ritornò, sorridente e scossa da ciò che dovete passare. Ogni mattina mi guardai allo specchio e mi chiesi chi sarei stato veramente, come un umano, e non come un fottuto mostro. Forse ti sarai chiesta il motivo di questa lettera. Perché? Le domande da fare avrebbero potuto essere tante e ti dirò la verità… non ho mai voluto che accadesse tutto questo. Lessi i tuoi ultimi messaggi e ne rimasi… frastornato.

“Mi dispiace tanto, Thomas. Ti chiedo scusa, per aver distrutto la tua casa dopo esserci entrata. Non riesco a sostenere questo peso purtroppo. Non hai bisogno di un eroe per ritrovare la strada di casa. Tu lascerai un segno facendo splendere la tua storia nella luce, oltre la cupola del tuono, e mentre io sarò solo un piccolo sogno, tu diverrai un grande sognatore e non potrò mai bastarti. Io ti vedo, così come te vedi me, ed ogni volta proverai l’emozione che sente l’anima quando vede spuntar la prima stella e poi, come la notte avanza, la vedrà ripetersi in altre stelle, con diversi riflessi e un’unica anima. E non puoi permettere che il tempo venga sprecato e ci allontani. Se esso fosse soltanto oro…, potresti anche permetterti di sprecarlo. Ma il tempo è vita, e tu non sai quanta te ne resta. “

Ognuno possiede la sua data. Il suo ricordo. Il suo… monito. La ragazza dai capelli rossi. Uno scintillio di occhi color cremisi incrociarono i miei, e riuscii a vedere ciò che non vidi mai in tutta la mia vita. Vederla di nuovo riportò colore alle mie oscure e grigie giornate come un antidoto. I troppi ricordi che affiorarono quel giorno furono per me una salvezza. Ma dopo pochi secondi lei svanì ed il grigio riprese a disturbare la mia lunga e lontana esistenza. Sarebbe stata dimenticata, ed io a piangere per poter riavere indietro il raggio di sole che illuminava la landa oscura che era la mia vita. Più tempo passava e più desideravo che la morte mi venisse a prendere. È solo una semplice e povera promessa. Fu la mia vita e mi abbandonò. Non è il destino che avevo in mente. Essa porta via troppo tempo agli uomini. Mi sentii come una stella solitaria, lasciata su nel cielo, ed i fantasmi urlarono rompendo quasi i miei timpani. Potei guardarli mentre caddero, quando finalmente cercarono di stare in piedi. Una voce mi raggiunse alle mie spalle. “Mi perdonerai per averti distrutto casa?” Era lontana. Le macerie erano intorno a me, sporche e polverose. La mia casa era andata in mille pezzi e si stava ricostruendo, ma poco importava. Tutto ciò che volevo era raggiungere la vita oltre la cupola del tuono. Corsi ed urlai verso il passaggio con il costante pensiero dell’unica domanda che mi posi quando mi svegliai in questo luogo: “Io sono mai esistito per te? O è stata solamente pura finzione?”

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Discussioni

  1. Un racconto, che di fatto è una lettera, molto profondo e dal quale emerge tutta l’angoscia, la frustrazione e il dolore del protagonista.
    Mi è piaciuta molto l’allegoria della casa su cui si basa la narrazione: è semplice, ma, allo stesso tempo, efficace nel rendere l’idea dello stato mentale dell’uomo.