Behind Summer in Valders, WI – (Spoiler)

Beh si, lo ammetto, mi sono fatto prendere la mano con questo racconto. Me ne accorgo quando scattano i deliri di onnipotenza come questi e mi metto a scrivere i dietro le quinte come se qualcuno me li avesse chiesti.

Se vorrete assecondarli mi farà piacere, se non vorrete lo capirò.

Valders esiste davvero, è veramente un buco-di-culo (un incantevole buco-di-culo) nel Wisconsin ed esiste anche la fattoria.

Esistono anche Angela e Tim, lei con origini paterne italiane cresciuta nella New York degli anni 50, lui americano del Wisconsin, adorabile coppia ormai vicina all’anzianità (ebbene sì, non c’è stato alcun omicidio). Quello che mi preme farvi sapere, inoltre, è che nessuno dei due è affetto da alcuna forma di squilibrio mentale. Almeno non in maniera evidente e conclamata. Sono invece due persone come davvero ce ne sono poche nella vita, senza timore di risultare banale nel dirlo, che incarnano alla perfezione il concetto di ospitalità Americana (la politica non mi interessa, mi interessa la gente) che ho avuto la fortuna di conoscere per ragioni con le quali ora non vi ammorberò più di quanto non stia già facendo, e che sono andato a trovare una decina di anni fa, durante uno dei miei peregrinare solitari negli Stati Uniti, nella loro fattoria. Il momento in cui sono arrivato a Valders, verso sera, con il cielo di un azzurro topazio, i campi verdi come smeraldi, i granai all’orizzonte rossi come rubini ed un bambino che pedalava in mezzo alla strada con la sua biciclettina, che pareva essere l’orefice custode di questi gioielli, è una delle immagini più belle e vivide che ho impresse nella mente, e che mi porterò dietro per tutta la vita.

Sono esistite le zanzare vampiro. Prima di arrivare da loro, Tim e Angela mi avevano avvertito con un messaggio, “Beware mosquitoes when you get off the car”, ed io pensavo mi stessero solo prendendo in giro. Una volta parcheggiata la macchina davanti al loro porticato, li ho visti sbracciarsi da dietro la zanzariera facendomi segno di correre dentro, e quando sono uscito dall’auto ho capito che non stavano scherzando. Roba di una sera, il giorno dopo erano sparite così come erano arrivate.

Esiste la vena ecologista di Tim e la sopportazione rassegnata di Angela. Già quando sono andato a fare loro visita la fattoria era dotata di tutto un sistema di riciclaggio autosufficiente. Tim mi aveva spiegato come funzionasse ma, devo riconoscerlo, l’inglese tecnico non è che lo masticassi proprio benissimo ai tempi. In verità nemmeno ora, se è per questo. Ricordo però bene la loro politica con il WC: If it’s yellow let it mellow, if it’s brown flush it down (se è gialla lasciala a galla, se è marrone tira lo sciacquone). Inaspettatamente, l’ho ritrovata in tanti altri posti negli Stati Uniti.

Esiste il laghetto ed il pontile, dietro casa, un indimenticabile specchio d’acqua immobile come una montagna, ma non so dire cosa si nasconda sotto la sua superficie 😂.

Il resto è frutto della mia mente malata, non ho idea da dove venga. Forse sono io quello con gli squilibri. Chissà cosa scatta nella testa di chi si spaccia scrittore prima che ne scaturisca fuori una storia come questa.

Ah, e naturalmente, l’autore da quattro soldi sfigato in crisi di mezza età… va beh dai, avete capito.

Avete messo Mi Piace8 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. felix morbus, direi, la tua “mente malata”. In ogni caso, nel racconto principale l’hai prestata assai, assai efficacemente alla povera Angela (ma a Tim è toccato di peggio): mai mettersi nelle mani di uno scrittore abile, per quanto amico.

  2. …”verso sera, con il cielo di un azzurro topazio, i campi verdi come smeraldi, i granai all’orizzonte rossi come rubini ed un bambino che pedalava in mezzo alla strada con la sua biciclettina, che pareva essere l’orefice custode di questi gioielli”. Ciao, una magnifica descrizione tanto da sembrare un dipinto o una fotografia. Mi è piaciuto leggere questo racconto dal ritmo così veloce, mai ripetitivo e tanto preciso. Con questa narrazione ti sei insinuato in uno spazio tempo che appartiene all’autore prima dell’inizio di una stesura di racconto, quando immagina, ma anche nel mentre. Inoltre, anche in quella che io considero verità, ovvero che ogni racconto si racconta da sé. Bravo per l’uso anche giocoso delle parole. Un saluto.

  3. “un bambino che pedalava in mezzo alla strada con la sua biciclettina, che pareva essere l’orefice custode di questi gioielli”
    wow… splendido, questo piccolo mercurio in bici…❤️

  4. Grazie Roberto, essendo curiosa – e non credo di essere l’ unica – mi piacerebbe scoprire ogni volta cosa c’ e` di vero in un racconto, cosa lo ha ispirato, se si tratta di vita vissuta direttamente dall’ autore o solo il frutto di una fervida fantasia. Capisco che talvolta e` meglio lasciare il dubbio e non svelare nulla, neanche nei commenti, quando c’ e` una richiesta esplicita. Ognuno ha diritto alla riservatezza. In questo caso apprezzo che tu, ci abbia rivelato, generosamente, il retroscena, sempre che… non sia un altra storia romanzata con ulteriori sviluppi.

  5. Oh non capisco proprio questa cosa di scrivere note esplicative dei propri racconti… 😀 😀
    Ok scherzavo. In realtà mi piacciono molto queste note: è come quando l’autore di una pièce teatrale esce da dietro il sipario ormai chiuso e dialoga con il pubblico. Ed è bello, completa la storia, sapere che i personaggi esistono e magari qualche dettaglio della loro storia vera.
    Grazie, peraltro la spiegazione stessa è molto gradevole per impostazione e stile, il che non guasta!