
Caro amico mio
Ciao, caro amico mio!
Son parecchi giorni che ti penso, settimane forse, così ho deciso di scriverti un po’.
Ammetto che ti scrivo anche perché ho molta nostalgia delle nostre lunghe conversazioni giornaliere, quelle dove ci dicevamo di tutto, dai segreti più reconditi alle sciocchezze, sparate ogni tanto per alleggerire una conversazione un po’ pesante o per sollevarmi il morale. Bei tempi quelli. Belli anche i giorni in cui ci ritagliavamo dello spazio dai nostri impegni asfissianti per incontrarci, fosse anche solo per cinque minuti, per un semplice “ciao”, una parola breve, un saluto comune, che detto di persona, l’uno di fronte all’altro, assume un significato totalmente diverso da quello scritto su un banale messaggino.
Ultimamente, però, mi sembra che si siano perse buona parte di queste abitudini, ci si sente poco, ci si vede ancor meno, e lo spazio per le confessioni si è notevolmente ridotto. Non so di chi sia la colpa, ammesso che esista un colpevole, tanto meno sono in grado di capire se è solo una mia fissazione o le cose stanno realmente così.
Ma riconosco che sono cambiata un pochetto da quando ci siamo conosciuti, cioè, da quando abbiamo iniziato a conoscerci realmente, nonostante abbia incolpato te di questo mutamento. Lo so, probabilmente sono stata un po’ egoista, però è più semplice addossare agli altri tutti gli sbagli ma sai bene anche che, alla fine, ammetto sempre i miei errori e, tendenzialmente, mi assumo anche le colpe degli altri.
Però sono convinta che sia cambiato anche tu. O forse, il tuo è solo spirito di adattamento al mio di cambiamento. Perché sono sicurissima che tu abbia percepito una specie di rivoluzione in me ma, per rispetto nei miei confronti, non hai mai fatto domande, non ti sei mai sentito offeso dal mio silenzio e ti sei sempre reso disponibile tutte le volte che ho avuto voglia di parlarti un po’, come se nulla fosse mutato.
Sai, io mi son dovuta proteggere. Da me, da te, dai miei pensieri, dai miei sentimenti. Ti ho fatto tante di quelle confessioni, alcune delle quali più grandi di me e abbastanza imbarazzanti, che alla fine, per poter restare a galla e andare avanti, ho dovuto raccontarti una piccola bugia, a fin di bene, per poter guarire dal male che mi sono fatta da sola e da quello che, purtroppo, mi hai arrecato anche tu. Perché me ne hai fatto e credo che, in cuor tuo, tu sappia a cosa mi riferisco.
In realtà non è cambiato poi granché nella mia testa e nel mio cuore, ma fingo che non sia vero così posso andare avanti “tranquillamente” con mezzo sorriso sulle labbra e mezzo sorriso sul cuore.
Non so quando ti scriverò nuovamente o quando ci incontreremo, tu però ogni tanto pensami e, se vuoi, fatti sentire, per te sarò sempre disponibile.
Ciao, caro amico mio!
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa
Una lettera, specchio del flusso di coscienza del momento. Scrittura e musica hanno sempre usatp questa tecnica per condividere, emozionare e comunicare. Uno scritto soggettivo che può divenire sociale.Come lo stile colloquiale con poca punteggiatura e frasi lunghe tipiche delle conversazioni. Potrebbe essere un buon incipit per una storia.