Catene invisibili

Serie: Un destino (S)critto male


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Di solito Calliope riesce a mantenere la calma, ma questa volta il panico ebbe il sopravvento. Andiamo con ordine: torniamo un poco indietro. Eros riportò Clara sulla Terra e Morfeo mi trascinò nella sua dimora o meglio, nel regno dei sogni

Dopo il nostro arrivo a palazzo, ero sprofondata in un sonno senza sogni. Al risveglio mi trovai in una delle stanze della dimora di Morfeo.

Le pareti erano di pietra chiara, ornate da colonne sottili che incorniciavano ampie finestre aperte sull’aria della notte. Il pavimento di mosaico raffigurava scene di sogni intrecciati: uomini con ali di farfalla, donne che emergevano dal mare, fiori che sbocciavano da corpi dormienti. Lungo le pareti correvano bassi divani ricoperti di cuscini dai colori intensi, così numerosi da sembrare un mare in cui sprofondare.

Per quanto cercassi di allontanarla, l’immagine di Erato che svaniva davanti ai miei occhi tornava sempre a ghermirmi. Nemmeno le illusioni che il dio dei sogni intrecciava attorno a me riuscivano ad allontanare quel ricordo.

«Vuoi barricarti dietro quel broncio per l’eternità?»

Mi voltai di scatto verso la voce. Clio era in piedi davanti a una delle finestre.

«Non ti ho sentita entrare. Da quanto sei qui? Le altre stanno bene, vero?»

«Stanno bene, non ti angustiare.»

Le sue parole, però, non mi diedero alcun sollievo. «È tutta colpa mia. Non dovevate venire…»

Clio si sedette sul bordo del letto e mi impose il silenzio poggiandomi un dito sulle labbra. «Erato è viva. Siamo salite al tempio: la fiamma della sua lampada arde ancora.»

Rimasi senza fiato. Gli occhi mi si riempirono di lacrime.

«I bracciali che indossava sono stati forgiati da Ares e l’hanno protetta. È scomparsa. Stiamo cercando di capire dove sia finita.» Clio si mise più comoda accanto a me. «Da quando sei partita sono successe molte cose. Ti aggiornerò, ma non ora.»

Un impulso mi scosse: non potevo restare ferma. Balzai in piedi, afferrai i vestiti che qualcuno aveva lasciato su una sedia e mi rivestii in fretta. «Dobbiamo parlare con Ares. Solo lui conosce il segreto dei bracciali. Potrebbe sapere dove hanno trascinato Erato… forse fino in Anatolia.»

«Talia e Urania sono già da lui. Abbiamo avuto la stessa idea. Devi pensare a te stessa, ora.»

Nella mia mente non c’era spazio che per Erato. Mi dimenticai perfino che Atena e le Moire avevano deciso di imprigionarmi nel Tartaro.

«Farò attenzione, ma devo parlare con lui.»

Clio era scettica, ma alla fine cedette. «Non credo che Atena oserà muoversi finché Ares è al nostro fianco. Dopo tornerai qui e vedremo di capire come affrontarle.»

Sorrise, e senza aggiungere altro si dissolse nell’aria. Provai a seguirla attraverso la finestra, ma una forza invisibile mi respinse all’interno. Ci provai più volte, con lo stesso risultato.

Quando Clio riemerse, comprese subito. «Non puoi uscire?»

Scossi il capo, ansante. Feci un ultimo tentativo davanti a lei, ma fallì ancora.

«Non capisco. Morfeo è venuto in tuo aiuto. Perché rinchiuderti nel suo palazzo?»

Uscii furiosa dalla stanza, seguita da Clio. L’edificio mi parve subito un labirinto: corridoi infiniti, stanze che si aprivano su spazi più vasti di quanto l’occhio potesse contenere, pareti che mutavano aspetto come se fossero fatte di nebbia. Dietro certe porte si intravedevano cieli stellati che non appartenevano al nostro mondo, mari in tempesta che sparivano appena richiudevo l’uscio, scale che sembravano condurre in alto per poi dissolversi nel vuoto. Era come camminare dentro un mosaico di sogni infranti.

«Questo posto mi esaspera» mormorai, in preda alla frustrazione.

«Guarda, c’è un corridoio. Proviamo da quella parte» suggerì Clio.

Lo percorremmo fino a un atrio immenso, una via di mezzo tra l’austerità di una biblioteca e l’intimità di uno studio. Prima che potessimo decidere se avanzare o meno, udimmo la voce di Calliope. Non l’avevo mai sentita tanto furiosa.

«Mi avevi promesso che l’avresti protetta da loro.»

Ci nascondemmo dietro una colonna in automatico.

Morfeo era seduto su un trono di pietra, lo sguardo fisso su di lei, le mani intrecciate davanti al volto. Imperturbabile.

«E così è stato, finché non hai avuto la brillante idea di lasciarla andare nel mondo degli umani.»

«Che cosa dovevo fare? Legarla all’albero più alto dell’Elicona? Non è più una bambina. Le altre sono libere, mentre lei deve scappare di continuo da me solo per assaporare un frammento di libertà. Con quale scusa avrei potuto trattenerla ancora?»

«Raccontandole la verità, Calliope.»

«No. Mai.»

Morfeo inarcò un sopracciglio. «Non ti facevo tanto ingenua. Sei convinta che l’incidente con Orfeo sia passato inosservato?»

Calliope impallidì. «Non ne voglio parlare.»

«Non puoi evitare l’argomento in eterno.» Morfeo balzò in piedi, la voce aspra. «Ade conosce la verità da quel giorno. Ha taciuto solo per non scatenare il caos.»

«Non voglio ascoltarti.»

Morfeo si avvicinò a lei e la afferrò per le spalle.

«Ricordi? Tuo figlio si lamentava di continuo del suo destino, eppure Ade e Persefone, per una sola volta fecero un’eccezione, per lui. Ebbe la sua occasione. Fallì. E tu lo sai bene: venne qui fingendo di invocare il mio aiuto, ma le sue intenzioni erano altre. Vuoi negarlo?»

Calliope non poteva liberarsi dalla sua stretta, aveva iniziato a piangere e scuoteva il capo disperata, ma Morfeo non smetteva di rinvangare il passato.

«Moirania lo adorava. Lo seguiva ovunque, rapita dal suo canto. E lui approfittò della sua ingenuità!»

Calliope cadde in ginocchio, singhiozzando. «Non voleva farle del male…»

La voce di Morfeo si incrinò appena quando il suo viso si trovò a pochi centimetri dal suo.

«E invece fu la sua rovina. Una semplice pedina nel suo piano.»

Calliope non riusciva a smettere di piangere.

Non ressi oltre. Uscii dal mio nascondiglio e mi gettai tra loro. Spinsi il dio dei sogni lontano da Calliope. «Non toccarla!»

Morfeo arretrò sorpreso. Clio corse da Calliope e la aiutò a rialzarsi.

«Andiamo via. Subito!»

«Non puoi lasciare il palazzo» replicò lui con calma gelida.

Un brivido mi attraversò la schiena. Era la prima volta che incrociavo davvero i suoi occhi, eppure li conoscevo già. La sensazione mi sfuggiva, ma non potei ignorarla. Distolsi lo sguardo per accertarmi che Calliope stesse bene. «Hai sempre detto che dovevamo stare lontane dagli dèi dell’Olimpo. Ora capisco perché.»

«Hai recuperato i tuoi ricordi?» chiese Calliope, sorpresa.

Solo allora mi resi conto: ricordavo tutto. Ogni frammento, ogni dolore, ogni scelta. Non ero più un’ombra guidata dal destino.

«Non del tutto» mormorò Morfeo.

Ricordo solo l’urlo disperato di Calliope e poi l’abbraccio improvviso di Morfeo. Non fu un contatto normale: mi parve di essere risucchiata in una corrente invisibile, come se il suo cuore avesse spalancato il mio.

Continua...

Serie: Un destino (S)critto male


Avete messo Mi Piace7 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Io abbraccio e faccio miei gli apprezzamenti degli altri lettori! Le descrizioni del palazzo sono così vivide da sembrare reali e i dialoghi sono condotti in maniera davvero sopraffina.
    Ammetto che in certi punti ho avuto non solamente i brividi, ma anche paura!

    1. Prima di scrivere, leggo sempre un episodio o i commenti che mi lasciate. Ma in giornate come queste, dopo una mattinata di lavoro dura e stressante, trovare la concentrazione necessaria per riordinare le idee e mettermi a scrivere è molto difficile. È allora che un commento come il tuo mi dà la forza di farlo. Grazie di cuore, Cristiana.❤️

  2. Le descrizioni di Morfeo e della sua dimora sono una roba fichissima. E poi mi piace molto l’utilizzo che fai dei vocaboli, che normalmente potrebbero risultare pomposi ma che tu sai posizionare nel modo giusto in ogni punto. Brava come sempre.

  3. Un episodio davvero potente, pieno di rivelazioni e tensione. L’atmosfera onirica del palazzo di Morfeo è resa benissimo, sembra di camminare in un sogno inquieto…e poi quell’abbraccio finale che sembra aprire un abisso.

  4. In questo racconto ci sono alcune cose sottintese che non riesco a intuire con certezza. La trama diventa più intricata e stimola la curiosità di sapere esattamente cosa sia potuto accadere a Moirana, in passato. La descrizione del contesto onirico é suggestiva, la varietà e la tipologia dei personaggi arricchisce la storia e aumenta il valore letterario di questa serie.

  5. “Atena e le Moire avevano deciso di imprigionarmi nel Tartaro”
    Che immagine terrificante, come l’inferno interdentale che si spalanca alla vista dell’igienista dentale – che non è quella del Cavaliere ma che non mi dispiacerebbe – ogni volta che apro bocca, un’impresa titanica la sua.
    “Fiori che sbocciavano da corpi dormienti”
    Questa, invece, è un’immagine magnifica. Io, da grezzo ex bancario, conosco solo i conti correnti dormienti che non fruttano niente, neanche un misero interesse, denaro che la gente smemorata incredibilmente dimentica e che lo stato, quale ultimo beneficiario, ringrazia.

  6. La sensazione di essere prigionieri dei propri sogni è descritta benissimo. Ho provato lo stesso senso di angoscia e impotenza che provo quando non riesco a svegliarmi da un brutto sogno. Non ho ben capito la posizione di Morfeo, potrebbe avere intenzioni buone sotto l’apparente calma gelida, ma non ne sono certa…

  7. Io aspetto: vediamo se Moirania riesce a liberarsi da questa prigione fatta di sogni… Bello però il pavimento del palazzo di Morfeo, mi ricorda “Il giardino delle delizie” di Bosch.
    Bravissima, Tiziana🙂❤️

  8. È una trama che si legge da sola, piacevole e scorrevole com’è. Adesso noto ancora di più la tua padronanza con la mitologia perché nonostante i personaggi ripresi dal mito siano così impegnativi da gestire riesci a muovere la narrazione con una tale dimestichezza che riesco a comprendere ogni riferimento senza fare la minima fatica. Sei molto brava a spiegare ciò che al lettore serve capire. Spesso gli autori danno per scontato che il lettore, anche un appassionato del genere, sappia tutto o o corra a ricercare spiegazioni o altro, dimenticando che un lettore che interrompe la lettura, o non riesce a seguirla agevolmente, difficilmente tornerà sul quel testo. Grazie a te questo problema non esiste. Ho approfittato di questa serata per mettermi in pari con tutti gli episodi che hai scritto finora e per me è stato un tempo davvero ben speso. Questo tuo lavoro merita molti apprezzamenti e continuerò a leggerlo con estremo piacere. Stai facendo davvero un ottimo lavoro.

    1. Grazie per il bellissimo commento. Mi sono commossa! Ho ancora tanto lavoro da fare: rivedere quello che ho scritto, correggere errori di punteggiatura e di sintassi, migliorare alcuni passaggi… Però le tue parole mi danno tanta carica e mi spingono a dare il meglio. 🙏🙏❤️

      1. Leggendo non mi sono accorto di nulla, quindi significa che, se delle impefezioni ci sono, non disturbano la lettura e non sono nemmeno facilmente percepibili. Predomina la tua padronanza con la lingua italiana e l’esposizione scorrevole. Ti rinnovo i miei complimenti.