Chalybs

Troppo tempo fa, talmente tanto che nessuno può più ricordare, era successo il fatto dell’Esule.

Sua madre veggente l’aveva ravvisato sulla sorte che il Padreterno aveva messo sopra di lui: avrebbe rovesciato il mondo sottosopra alla ricerca di una sposa, che nel cielo stellato gli era sembrato di vedere una notte d’Agosto, e degli occhi suoi s’era partito alla ricerca come stella cadente.

E più s’avvicinava, più grossa era la sciagura che portava: i morti si rialzavano dalle tombe, le strade si erano riempite di tagliagole, dal cielo piovve un’ombra che raccolse ogni luce fino all’eclissi totale, quando da ogni angolo di terra si levarono i mostri.

La trovò immacolata in cima ad una torre, che custodiva l’ultima luce del mondo: Chalybs combatté fino alla morte, quando venne ferito al cuore e fatto in mille pezzi dalle creature dell’eclissi. Beia ne versò il pianto dalla cima della torre impenetrabile e piovve oro per tre giorni, mentre ogni figlio delle tenebre moriva avvelenato.

Il Primo Cacciatore, che era sopravvissuto alla fine del mondo e ne contava le epoche a clessidre, si aggirava falciando i feriti e i moribondi, e raccoglieva in un fornello le spoglie di quelli morti senza degna sepoltura.

Li portava poi sotto la torre della Bianca Signora e nel forno acceso succedeva il miracolo: tornavano in vita gli audaci, i morti in battaglia, gli eroi e le menti umili e brillanti, e fra di loro c’era Chalybs.

Si ricongiunse alla sua stella e la prese in sposa sotto il segno del mondo rinnovato. Nacque dalla loro unione un Re, eletto prim’ancora d’esser nato, il cui tocco faceva umile ogni cosa, il cui sguardo d’oro penetrava il cuore degli uomini. Un giorno disse addio al mondo, e volò a dorso di fenice tra le fiamme del sole, e nessuno lo vide più tornare.

Il suo nome non lo abbiamo mai saputo.

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