Che mi importa?

Le mattonelle rossastre del mio monolocale emettono un freddo artico. La luce della prima alba, un nuovo giorno, filtra dagli scuri, appena un filo, sì, appena un filo. Il mio letto è disordinato, le bottiglie della sera prima sono ancora lì: non mi importa.
Non mi importa, tanto sono così intorpidito da non potermi muovere. Rimugino, guardando la macchia di umidità sul soffitto, sfortunatamente non ho i soldi per chiamare qualcuno che me la ripari, tanto che mi importa?
Le gambe della scrivania sono marce, assalite dall’umidità che attanaglia anche quel dannato soffitto. Un pezzo di intonaco mi cade in volto, mentre gli scricchiolii del tavolaccio su cui appoggio il computer non danno un buon presagio. Li avrei potuti sistemare, ma intanto che cazzo mi importa adesso?
Mh, troppo tardi, non pensi? Tu che mi guardi inquisitorio, forse sei preoccupato? Piccolo micetto, mi spiace, non ho da mangiare per te. Di te ancora mi importa, di tutto il resto non me ne fotte proprio un cazzo, ah ah. Ripeto, non ho la forza di alzarmi per te, figurati per me stesso.
Sono ormai fuso col pavimento, sotterrato dall’intonaco che continua a cadere. Cade e cade e continua a cadere, come sono caduto anche io. Caduto in basso, nel profondo più profondo, nell’abisso del non ritorno, nel vorticoso Maelstrom del mio Ego.
Sì, devi – dovresti, dovremmo, dovreste, dovrebbero? – sapere che io sono il più egoista, l’egocentrismo puro, la morte della comunità, la crisi della ragione, la in-volontà di potenza: io – lui o, forse, noi a questo punto – sono la risposta ultima che non risponderà a nessuno se non a se stessa, poiché sono anche la domanda.
Quindi chiedimi, tu, sì proprio tu che leggi, tu essere ultraterreno che eri esterno al mio mondo terreno: che cosa sono io – cosa siamo ?
Se vuoi risposta immediata, be’, tu non l’avrai. E allora: contempla, rifletti rimugina, immagina, trasla, trasfigura, disegna, comprendi, piangi e? Allora invertilo se non trovi nulla: e allora piangi, comprendi, disegna, trasfigura, trasla, immagina, rimugina, rifletti, contempla… Niente, nulla, vuoto. E allora: rIpeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti e ripeti.
Non troverai niente, o troverai il nulla?
Qual’è la differenza nel ripetere ancora?
Cosa cambierà di questa stanza in rovina?
Chi sistemerà il mio mobile raschiato? La mia scrivania marcia ? Il mio soffitto inumidito? Le mie bottiglie sparse? Il mio letto disfatto?
Ora ti chiedo… Aprirai i miei scuri? Darai da mangiare al mio micio? Ripulirai le mattonelle sporche? Chiuderai le mie palpebre sui miei occhi vitrei? Farai quel che io non ho avuto la forza di fare: troverai una risposta?
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