
CIPOLLA
Non vi parlerò di come lei se ne sia andata lasciandomi lì come un cretino.
Forse mi ha lasciato proprio perché ero un cretino, ma questo non c’entra con quello di cui vi voglio parlare.
Era una giornata di quelle in cui il sole entra nella tua stanza la mattina e ti comincia a prendere a calci fino al tramonto.
Anche il cielo non aveva avuto il coraggio di tingersi d’azzurro ma era rimasto sulla difensiva dietro un grande schermo bianco, sopra i tetti delle case.
Mi svegliai ed il letto dalla sua parte era disfatto e freddo.
L’armadio era pieno ancora delle sue cose.
Non mi è mai capitato di rincontrarla e forse anche quello che ricordo non corrisponde a quello che lei era veramente.
Parlo delle sue qualità e dei suoi difetti. Ma anche questo ha importanza relativa.
La ciotola dell’acqua era vuota, la porta sul retro, aperta.
Avevo pensato: tornerà.
Passato un mese cambiai opinione e mi accesi la prima sigaretta chiedendola in prestito al vicino. Quello che, ogni autunno, si lamentava delle foglie del nostro tiglio che cadevano nel suo giardino. Guardavamo insieme il bosco giocare con il sole come un prestigiatore che nasconde una moneta fra le dita.
Sembra esserci più nascosto che visibile in questa vita, pensai.
Mi mancava il suo alito dall’odore rancido, la sua lingua ruvida e invadente. Fra le braccia di chi starà dormendo in questo momento?
Affezionarsi ad un essere vivente è come giocare alla battaglia navale, non sai mai quando verrai affondato.
Mi avventurai fra gli alberi con il bastone da passeggio, quello con cui andavano a funghi. Con le labbra unite e arricciate ti chiamavo. Un gruppo di storni mi rispondeva.
Avevo riesumato le mie pedule da montagna per non scivolare sulle foglie.
“Cipolla!” gridai.
Gli storni si alzarono in volo tutti insieme facendo il rumore di un enorme millepiedi alato.
Passai davanti all’imbocco di una piccola grotta circondata da blocchi di selenite e rovi.
Feci pochi passi all’interno illuminando le pareti con la torcia del cellulare.
Che cosa mi è mai passato per la testa di cercarla in questi posti umidi e inospitali.
Sarà seduta su qualche divano in un salotto elegante, le braci del camino ancora rosse, i suoi piedi morbidi appoggiati su un antico tappeto tibetano.
Ha sempre amato gli ambienti raffinati.
Forse ti ha rapito quel bel signore elegante dal naso rifatto che vive in fondo alla strada nella villa stile Liberty.
Tornai a casa all’imbrunire con i muscoli delle gambe induriti.
Avevo lasciato la sua ciotola piena di croccantini in veranda ma rimasi con il bastone a mezz’aria quando mi accorsi che era vuota.
Il bastone tremava e non trovavo le chiavi nella tasca della giacca.
“Cipolla” gridai.
Un gruppo di Colombi si alzarono in volo.
Un gatto rosso con la pancia bianca, esageratamente magro miagolò dalle scale della cantina.
Ci guardammo. Strusciò il fianco contro il muro. Non era lei.
Mi chinai, lo sollevai senza sforzo con le mani. Percepì il tremolio delle sue fusa.
“Bentornata Cipolla” sussurrai.
Nel mio cuore gli amori e i ricordi si confondono, confluiscono in un unico momento presente, in un un’unica creatura.
Lei si è portata via anche il nostro gatto lasciandomi l’armadio pieno dei suoi vestiti eleganti, appesi in fila come cretini ad aspettare il suo corpo. Come me.
Le scarpe però le ha portate via quasi tutte.
Mi manca il suo alito di mela e l’odore della sua crema per il corpo al profumo di rosa,
il suo corpo nudo e disinvolto davanti allo specchio mentre si raccoglie i capelli con la molletta stretta fra le labbra.
Ma non era questo di cui vi volevo parlare.
Vi volevo raccontare di come, una sera, ho trovato un gatto rosso, magro scheletrico, sulle scale di casa e di come gli ho dato lo stesso nome di uno dei miei due amori perduti, per il mio cuore, solamente nascosti.
Un nome che solo a pronunciarlo mi fa stringere le palpebre e un po’ mi commuove: Cipolla.
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Grazie a te Davide.
Straordinariamente bello e prezioso…..un’intima essenza d’amore nello stesso tempo accessibile e nascosta e che si può comprendere solo con l’amore…..
Sono commosso, non so come ringraziarti:D
‘Ode a Cipolla’ con intermezzo d’amore. Bravo Davide, un racconto che si legge volentieri, che scivola via piacevolmente. Una sottile ironia fra parole scelte con cura. Bella la morale. Direi quasi una favola.
Grazie Cristiana delle belle parole sempre puntuali e delicate.
Bravo, arrivati alla fine si è quasi obbligati a rileggere l’inizio: mi piace quella sfumatura che hai creato nelle prime battute per passare da “lei” a Cipolla. Il gatto rosso è chiaramente la morale di questo racconto e l’ultima frase è particolarmente ben riuscita. Complimenti.
Grazie Francesco, in effetti volevo creare una piccola sovrapposizione fra le due figure affettive, spero non crei troppa confusione nel lettore. Grazie!