Quanto amore e quanto coraggio nella telefonata di Edo al Direttore. Il poeta è fortunato ad aver trovato una persona come lui. Ho colto molti aspetti nel contenuto della telefonata: la reticenza iniziale del Direttore, quella domanda riguardo l’abbonamento mi ha fatto quasi perdere le speranze e ricordato che purtroppo, sotto sotto, sempre e comunque anche una questione di compromessi e guadagni. Ma Edo non molla, arriva alla fine e lo convince. Non è da tutti. Mi sono chiesta quale spinta lo muova, perchè abbia così a cuore questo giovane, e mi sono risposta che forse in quel giovane vede anche se stesso. Ora ripenso al poeta adulto per come lo abbiamo conosciuto negli episodi precedenti, e mi chiedo, che tracce avrà lasciato Edo? Sono curiosa di leggere il seguito.
Bravo come sempre Luigi, a presto!
Grazie di cuore, Dea.
Sono dell’idea che siamo ancora in una fase aperta, dove Edo e il poeta possono sfoderare, nella loro convivenza, delle nuove frecce e dei nuovi snodi. Avverto anche io, soprattutto quando rileggo le revisioni o gli episodi pubblicati, una tensione latente, come se non tutto ciò che accade abbia solo quel significato, quella direzione. Intanto l’interesse di Edo nei confronti del suo giovane amico mi tocca molto. Resta un elemento considerevole su cui delineare un primo tratto della sua persona, del suo senso di dedizione che in realtà non è da tutti.
Mi piace il tuo raccordare il poeta adulto con la persona giovane e lontana di un tempo, parte nucleica del racconto che Stain fa a tavola ai due compagni di classe, e sono dell’idea che Edo ha comunque lasciato un suo solco nella sua esistenza. Lo vedremo prossimamente. Intanto un saluto.
“Mi sta dicendo che la mano non si perde mai in poesia?” Io vivo col terrore di perdere la mia mano, e questo passaggio mi ha colpito e fatta riflettere (e incoraggiata, come dice anche Edo). Credo che in un certo senso abbia ragione il Direttore. La mano non si perde mai. Ci perdiamo noi, purtroppo, alle volte. Ma la nostra mano è sempre lì.
Cara Dea, mi piace moltissimo questo tuo immedesimarti nel contesto, essenziarti e fare tuo, come risonanza e impulso, il dinamismo di questi strani eventi narrativi. È una riprova del grado di intimità necessario a un lettore, come a uno scrittore, perché il suo progetto abbia un senso, e che rientri da una zona chiusa a un’altra più aperta.
È vero quello che dici: la mano, quando è autentica, non puoi perderla. Dobbiamo essere noi a recuperare il nostro equilibrio, la nostra sensibilità nei confronti dei nostri strumenti, dei nostri orizzonti e del loro continuo evolversi nel nostro e nel loro mistero.
Grazie per il tuo bel commento e a presto.
“Non provavo più nessuna emozione, ormai” Ammetto che questa frase mi appare abbastanza ermetica. Significa che il nostro Poeta non è capace di emozioni o forse, meglio, che ha già provato molto durante l’ascolto della conversazione telefonica e si sente come svuotato? Grazie Luigi, ho bisogno di un chiarimento.
Ciao, Cristiana. È molto lecita la tua perplessità sull’improvviso raffreddamento del poeta. Posso dirti che ho avvertito solo in una fase avanzata della revisione l’esigenza di modulare in modo diverso le sue frequenze durante l’ascolto della conversazione. In partenza lo avevo orientato sempre come prigioniero del suo incantamento, della sua adesione al regno fantastico delle lettere, in cui Edo lo stava introducendo con affetto e passione.
Più che leggere nella sua variazione un’assenza di emozioni in senso lato, credo che lui abbia percepito nelle parole e nelle modalità del suo nuovo amico una serie di atteggiamenti di eccessivo attaccamento e interesse per un mondo e per una dimensione che il poeta aveva vissuto sempre nel silenzio, in una regione nebbiosa di intimità, senza mai ottenere dei riscontri immediati, né un interesse da parte di qualcuno. La troppa luce, il troppo accanimento sul suo destino letterario, in una fase ancora così indefinita e incerta, avranno creato in lui l’effetto opposto, una sorta di indigestione nel vedere fossilizzarsi gli interessi, gli argomenti, i loro colloqui solo e unicamente sulla poesia. Personalmente vivrei la stessa condizione di soffocamento se con una persona, un amico, il tutto si limitasse solo sul mondo dello scrivere, che rischia di diventare un circuito chiuso, soffocante, meccanico, dove non batte la luce della vita, ma solo il contorsionismo sull’utilizzo delle parole, quando diventano un fine e non un mezzo.
È una delle tante letture che avverto in questo cambio repentino di rotta, che vivrà comunque ancora una serie di molteplici sovvertimenti, in linea con le caratteristiche di continui mutamenti ed enigmi della serie. Un saluto e un grazie per il tuo interesse e le tue curiosità.
Questa spiegazione è molto plausibile e, oltre che convincermi, mi aiuta anche a riflettere sulla condizione di incertezza del Poeta in questo preciso momento
della storia. Inoltre è non da meno, va considerata la sua giovane età e, come dici bene, l’elogio dell’adulto spesso diventa motivo di insofferenza. Magari non proverò per lui una grande simpatia, ammetto però che si tratta di un personaggio molto complesso e dal quale non ci si distoglie facilmente. Merito dell’autore.
È un personaggio molto scomodo, il poeta, lo riconosco, spesso irritante, fuori luogo, paranoico, accentratore, pieno di ombre e contraddizioni. Condivido con te le sensazioni che ti rievoca nel corso segmentato della storia. Di certo non sarei a mio agio nella sua camera d’albergo, seduto al suo tavolo in una cena senza tempo, ad ascoltare stralci caotici del suo passato. È piombato nel nulla nella vita di due compagni di classe, che non sente e non vede da anni, e pretende di costituire il polo principale dei loro interessi. Ma intanto ci sta riuscendo, senza nemmeno grandi sforzi.
Un saluto e grazie del tuo riscontro.
Molto bello quest’episodio! Mi piace come Edo si spende totalmente per l’amico, minimizzando se stesso, chiamandosi quasi fuori tempo, e poi quella commozione finale con il viso fra le mani. Bravissimo Luigi!
Grazie di cuore, Giuseppe. Sono molto contento che tu abbia colto in pieno questa corrente emotiva, che progredisce per gradi nel personaggio di Edo, fino ad esplodere con un pianto liberatorio alla fine della sua telefonata e dell’episodio. Una sorta di svuotamento dell’essere, un ritorno improvviso ai territori delle emozioni e dell’innocenza. Un saluto e in gamba per i tuoi scritti.
Che tenerezza Edo… Interessanti le parole che usa per descrivere il suo periodo di pausa: perdere la mano, perdere l’anima (la mano nell’anima o l’anima nella mano). Mi ha fatto riflettere. E poi l’ultima scena, davvero toccante.
Ciao, Arianna. Ti ringrazio molto delle tue suggestioni, come sempre acute e ispirate. Posso dirti che i punti che hai individuato sono quelli a cui tengo di più, e che sento come elementi rappresentativi dell’episodio e del suo sentimento di fondo. E questo mi incoraggia non poco, credimi. Un saluto.
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Quanto amore e quanto coraggio nella telefonata di Edo al Direttore. Il poeta è fortunato ad aver trovato una persona come lui. Ho colto molti aspetti nel contenuto della telefonata: la reticenza iniziale del Direttore, quella domanda riguardo l’abbonamento mi ha fatto quasi perdere le speranze e ricordato che purtroppo, sotto sotto, sempre e comunque anche una questione di compromessi e guadagni. Ma Edo non molla, arriva alla fine e lo convince. Non è da tutti. Mi sono chiesta quale spinta lo muova, perchè abbia così a cuore questo giovane, e mi sono risposta che forse in quel giovane vede anche se stesso. Ora ripenso al poeta adulto per come lo abbiamo conosciuto negli episodi precedenti, e mi chiedo, che tracce avrà lasciato Edo? Sono curiosa di leggere il seguito.
Bravo come sempre Luigi, a presto!
Grazie di cuore, Dea.
Sono dell’idea che siamo ancora in una fase aperta, dove Edo e il poeta possono sfoderare, nella loro convivenza, delle nuove frecce e dei nuovi snodi. Avverto anche io, soprattutto quando rileggo le revisioni o gli episodi pubblicati, una tensione latente, come se non tutto ciò che accade abbia solo quel significato, quella direzione. Intanto l’interesse di Edo nei confronti del suo giovane amico mi tocca molto. Resta un elemento considerevole su cui delineare un primo tratto della sua persona, del suo senso di dedizione che in realtà non è da tutti.
Mi piace il tuo raccordare il poeta adulto con la persona giovane e lontana di un tempo, parte nucleica del racconto che Stain fa a tavola ai due compagni di classe, e sono dell’idea che Edo ha comunque lasciato un suo solco nella sua esistenza. Lo vedremo prossimamente. Intanto un saluto.
“Mi sta dicendo che la mano non si perde mai in poesia?”
Io vivo col terrore di perdere la mia mano, e questo passaggio mi ha colpito e fatta riflettere (e incoraggiata, come dice anche Edo). Credo che in un certo senso abbia ragione il Direttore. La mano non si perde mai. Ci perdiamo noi, purtroppo, alle volte. Ma la nostra mano è sempre lì.
Cara Dea, mi piace moltissimo questo tuo immedesimarti nel contesto, essenziarti e fare tuo, come risonanza e impulso, il dinamismo di questi strani eventi narrativi. È una riprova del grado di intimità necessario a un lettore, come a uno scrittore, perché il suo progetto abbia un senso, e che rientri da una zona chiusa a un’altra più aperta.
È vero quello che dici: la mano, quando è autentica, non puoi perderla. Dobbiamo essere noi a recuperare il nostro equilibrio, la nostra sensibilità nei confronti dei nostri strumenti, dei nostri orizzonti e del loro continuo evolversi nel nostro e nel loro mistero.
Grazie per il tuo bel commento e a presto.
“Non provavo più nessuna emozione, ormai”
Ammetto che questa frase mi appare abbastanza ermetica. Significa che il nostro Poeta non è capace di emozioni o forse, meglio, che ha già provato molto durante l’ascolto della conversazione telefonica e si sente come svuotato? Grazie Luigi, ho bisogno di un chiarimento.
Ciao, Cristiana. È molto lecita la tua perplessità sull’improvviso raffreddamento del poeta. Posso dirti che ho avvertito solo in una fase avanzata della revisione l’esigenza di modulare in modo diverso le sue frequenze durante l’ascolto della conversazione. In partenza lo avevo orientato sempre come prigioniero del suo incantamento, della sua adesione al regno fantastico delle lettere, in cui Edo lo stava introducendo con affetto e passione.
Più che leggere nella sua variazione un’assenza di emozioni in senso lato, credo che lui abbia percepito nelle parole e nelle modalità del suo nuovo amico una serie di atteggiamenti di eccessivo attaccamento e interesse per un mondo e per una dimensione che il poeta aveva vissuto sempre nel silenzio, in una regione nebbiosa di intimità, senza mai ottenere dei riscontri immediati, né un interesse da parte di qualcuno. La troppa luce, il troppo accanimento sul suo destino letterario, in una fase ancora così indefinita e incerta, avranno creato in lui l’effetto opposto, una sorta di indigestione nel vedere fossilizzarsi gli interessi, gli argomenti, i loro colloqui solo e unicamente sulla poesia. Personalmente vivrei la stessa condizione di soffocamento se con una persona, un amico, il tutto si limitasse solo sul mondo dello scrivere, che rischia di diventare un circuito chiuso, soffocante, meccanico, dove non batte la luce della vita, ma solo il contorsionismo sull’utilizzo delle parole, quando diventano un fine e non un mezzo.
È una delle tante letture che avverto in questo cambio repentino di rotta, che vivrà comunque ancora una serie di molteplici sovvertimenti, in linea con le caratteristiche di continui mutamenti ed enigmi della serie. Un saluto e un grazie per il tuo interesse e le tue curiosità.
Questa spiegazione è molto plausibile e, oltre che convincermi, mi aiuta anche a riflettere sulla condizione di incertezza del Poeta in questo preciso momento
della storia. Inoltre è non da meno, va considerata la sua giovane età e, come dici bene, l’elogio dell’adulto spesso diventa motivo di insofferenza. Magari non proverò per lui una grande simpatia, ammetto però che si tratta di un personaggio molto complesso e dal quale non ci si distoglie facilmente. Merito dell’autore.
È un personaggio molto scomodo, il poeta, lo riconosco, spesso irritante, fuori luogo, paranoico, accentratore, pieno di ombre e contraddizioni. Condivido con te le sensazioni che ti rievoca nel corso segmentato della storia. Di certo non sarei a mio agio nella sua camera d’albergo, seduto al suo tavolo in una cena senza tempo, ad ascoltare stralci caotici del suo passato. È piombato nel nulla nella vita di due compagni di classe, che non sente e non vede da anni, e pretende di costituire il polo principale dei loro interessi. Ma intanto ci sta riuscendo, senza nemmeno grandi sforzi.
Un saluto e grazie del tuo riscontro.
Molto bello quest’episodio! Mi piace come Edo si spende totalmente per l’amico, minimizzando se stesso, chiamandosi quasi fuori tempo, e poi quella commozione finale con il viso fra le mani. Bravissimo Luigi!
Grazie di cuore, Giuseppe. Sono molto contento che tu abbia colto in pieno questa corrente emotiva, che progredisce per gradi nel personaggio di Edo, fino ad esplodere con un pianto liberatorio alla fine della sua telefonata e dell’episodio. Una sorta di svuotamento dell’essere, un ritorno improvviso ai territori delle emozioni e dell’innocenza. Un saluto e in gamba per i tuoi scritti.
Che tenerezza Edo… Interessanti le parole che usa per descrivere il suo periodo di pausa: perdere la mano, perdere l’anima (la mano nell’anima o l’anima nella mano). Mi ha fatto riflettere. E poi l’ultima scena, davvero toccante.
Ciao, Arianna. Ti ringrazio molto delle tue suggestioni, come sempre acute e ispirate. Posso dirti che i punti che hai individuato sono quelli a cui tengo di più, e che sento come elementi rappresentativi dell’episodio e del suo sentimento di fondo. E questo mi incoraggia non poco, credimi. Un saluto.