Colpo di scena
Serie: Imprevisti
- Episodio 1: Scopiamo?
- Episodio 2: Colpo di scena
- Episodio 3: Abnegazione Cristina
STAGIONE 1
L’appuntamento è per le 20 al Santa Rosa bistrot fuori porta San Frediano. Arrivo dopo due ore di misantropia e sette anni di fidanzamento, inevitabilmente la mia dimestichezza con l’universo femminile è pari a zero. Se mi trovassi davanti la classica alternativa con la frangia che fuma tabacco e esce in Santo Spirito come le spiego che di Greta Thunberg non me ne frega un cazzo? Immaginiamo che io voglia offrire l’aperitivo, come gestire la sua concreta lotta al patriarcato senza prendere una testata in pieno volto?
Istintivamente passo in rassegna le vie di fuga a disposizione, ho diversi messaggi salvati nei preferiti di whatsapp. “Ciao ho appena forato. Arrivare dalla parte opposta della città senza macchina oggi è impossibile.” In pieno stile metrosessuale scrivo come se avessi le sopracciglia ad ali di gabbiano e le gambe senza un pelo. Oppure “Ho avuto un imprevisto è una urgenza che non posso rimandare. Questioni di famiglia.” In questa versione sembro una persona responsabile. Senza rendermene conto perdo troppo tempo e nel momento in cui decido veramente di scappare lei arriva, sono in trappola. Dimentico i dubbi e abbraccio la spontaneità.
Si chiama Sara e viene da Torino. È una Barlady, pesa 50 Kg vestita e beve alcol quasi fosse un bisogno fisiologico con gesti rapidi e misurati. Profuma di buono, sa a memoria Gente che spera degli Articolo 31 e quello che conosce della vita è un insegnamento della nonna materna. È una stagione benedetta la sua, si trova a Firenze da due settimane e la differenza con Bologna e Barcellona è evidente, qui i problemi che solitamente la rincorrono non esistono. L’antifona è chiara. Ha la sensibilità di chi ha vissuto in prima persona la dipendenza e l’ingenuità tipica dei giovani perfetti e invincibili. È tutto un gioco senza prezzo e sotto il pieno controllo. La sua spontaneità mi travolge non ha filtri, un mondo lontano anni luce dal mio fare serioso e composto.
Il telefono le squilla a più riprese ricordo ancora le conversazioni sconclusionate. “Mamma non te lo voglio fare un nipote, ora basta vai a dormire!!” e ancora “Va bene a breve mi organizzo, lo prometto. No, non posso chiamarlo Saro, è solo la versione maschile del mio nome e l’hai appena inventato!! Cerca qualcosa che esista almeno!!” Ascolto in silenzio. I miei genitori sono così dice. Certe persone fanno parte della tua vita e non puoi farci nulla, con il tempo impari a prendere solo il bello. Per un attimo non ha più la stessa energia è come se i suoi vent’anni pesassero il doppio. A fine serata sul tavolo conto quattro piatti di tapas e dodici bicchieri vuoti, la sfida si è svolta a colpi di old fashioned, black russian e martini con oliva. Ci alziamo tronfi d’alcol e usciamo dal locale, da bravo uomo di mondo prometto una passeggiata alla scoperta di una Firenze inedita. Superiamo Porta San Frediano camminando in mezzo alla carreggiata quando improvvisamente una Fiat punto nera ci affianca e si ferma. Sento il suono del freno a mano che scatta nervoso e vedo il finestrino abbassarsi di colpo. Una quarantenne in visibile difficoltà si rivolge a noi biascicando, sono cinque ore esatte che guida per il centro storico, si è persa e deve tornare a Rignano. Ha un cane nel retro che deve essere operato di urgenza. La osservo con calma, è in piena crisi di astinenza e serra la mandibola con violenza tra una parola e l’altra. Alzo il braccio per liquidarla nella prima direzione disponibile ma è troppo tardi, Sara sale in macchina nel posteriore. Non è mai stata in grado di dominare i suoi istinti ormai chiaro. Io, che di istinti ne ho pochi ma ho la presunzione di saper gestire ogni situazione, la seguo senza fare domande. Le serrature si bloccano e l’auto parte. La guida è isterica, il ruolo della segnaletica si riduce a quello che tutti noi conosciamo, un suggerimento. Io nel frattempo parlo Training Autogeno. «Principessa di Rignano perché non ci fermiamo? Segua il suo respiro, si concentri sul petto. Rilassiamoci insieme più avanti c’è un parcheggio libero.» Lei smette di tremare e si asciuga le lacrime, per qualche strano motivo vengo ascoltato tant’è che rallentiamo fino a fermarci. I ringraziamenti si sprecano, mi tocca prima la coscia poi la mano sinistra con scatti tesi. Ha mani sottili e nodose, unghie sporche e un bisogno viscerale di essere rassicurata. Tutto risolto? Quasi. Sara, che fino a quel momento è rimasta in silenzio avvinghiata al cane, improvvisamente comincia a urlare. «Giulio! Giulio!! Non può morire così!! Io adesso rubo il cane e scappo» Un colpo di scena in piena regola, mi sono appena innamorato. La tossica alla guida risponde al fuoco con parole che non capisco poi di colpo si blocca, sgrana gli occhi e si volta verso di me. «Tu chi cazzo sei? Perché sei in macchina? Cosa mi vuoi fare!?» In fondo ha ragione, perché mi trovo qui? Non ho risposte. Apro la portiera scendo e afferro Sara per la giacca. Le strappo il cane dalle braccia e lo lancio in macchina. La punto nera schizza lontano e si perde in mezzo al traffico, direzione Rignano. È andata come previsto, alla scoperta di una Firenze inedita.
Serie: Imprevisti
- Episodio 1: Scopiamo?
- Episodio 2: Colpo di scena
- Episodio 3: Abnegazione Cristina
Una narrazione scorrevole e con i giusti punti di ironia.