Colpo mortale
Serie: La bicicletta
- Episodio 1: Il cane nero
- Episodio 2: Dall’altra parte
- Episodio 3: Colpo mortale
STAGIONE 1
La scelta non era difficile, almeno non per lei, perché lo amava davvero moltissimo, in primis, ma anche perché aveva finalmente compreso il vero senso di tutto: l ‘inseguimento, ad esempio, doveva servire proprio per portarla lì. ” In condizioni normali non mi sarei buttata a capofitto addosso a un muro di vetro,” si disse; doveva essere la volontà di Dio e comunque lei era felicemente d’accordo.
Quindi, pregando il Signore che l’aiutasse ad arrivare in tempo, con l’adrenalina di nuovo pompata al massimo, ricominciò a pedalare, al massimo delle sue possibilità; ormai suoni, odori e altro non la tangevano più, le importava solo del suo obiettivo! Sempre pedalando al massimo, giunse appena in tempo.
L’ultimo malvivente era appena morto; Koichi stava per sferrare, non visto dall’amico, il colpo fatale; lei pedalò più vicino che poté prima di scendere, altrimenti con l’impiccio della bici non avrebbe potuto farlo, e si fiondò proprio tra loro due. Mentre faceva questo, mosse anche le braccia.
Non cercò di parare il colpo, era impossibile, ma usò braccia e mani per attutirlo, quel tanto che bastava per essere sicura che la katana non potesse trapassarli entrambi. Sentire un dolore lancinante, mentre il metallo la trapassava come burro, e urlare a pieni polmoni fu un tutt’uno.
Alcuni uccelli, lì nei pressi, fuggirono, spaventati dall’urlo disumano; un corvo gracchiò, poco lontano. La lama della katana sembrò bere il sangue dalla ferita, sia quando colpì sia quando venne estratta, anche se in realtà non era così. Il sangue che fuoriusciva, in tutte le direzioni, sembrò formare i petali di un meraviglioso, grande e delicato, fiore rosso. L’aria si riempì di un odore al contempo ferroso e dolce, che lentamente si mescolava agli altri odori.
Shintaru si voltò di scatto, la katana ancora in pugno, rendendosi finalmente conto delle reali intenzioni di Koichi. A quel punto iniziò l’epico scontro.
Entrambi indossavano kimono da combattimento leggeri, color indaco e grigio, con le maniche strette da una fascia per evitare intralci ai movimenti.
Le loro katane, lucide come specchi, infatti anche i punti ormai lordi di sangue sembravano rubini; riflettevano i raggi del sole, tracciando bagliori d’oro tra le ombre del bosco.
Seguirono colpi rapidi e precisi: fendenti, affondi, parate. Un soffio di vento sollevò la polvere, mentre Marta assisteva a tutto questo.
Oramai non poteva più aiutare in alcun modo, neanche volendo; poi un pensiero la distolse da questo “spettacolo”, ovvero che non le restava ormai molto tempo: avrebbe fatto bene a dire le sue ultime preghiere, invece di restare rapita a guardarli.
Congiunse le mani, lorde di sangue poiché istintivamente aveva cercato di fermare l’emorragia, pur sapendo benissimo che era impossibile, recitando prima “l’atto di dolore”, poi il “Padre nostro” e infine “l’Ave Maria”.
Solo a questo punto tornò a guardare i due samurai. Il duello era finito e Shintaru, vittorioso, rinfoderata la katana, stava tornando in fretta da lei: non per cercare di salvarla, anche lui si era reso conto benissimo che fosse ormai impossibile, ma piuttosto per ringraziarla e onorarla come meritava.
Ora che tutto era calmo, lei poté vedere una genuina sorpresa negli occhi e nel volto di lui; “Del resto, chi non resterebbe sorpreso, venendo salvato da una completa estranea a costo della vita? ” pensò.
Quando lui la prese con dolcezza tra le sue braccia, lei ebbe giusto il tempo di proferire alcune delle poche parole giapponesi di cui conosceva benissimo il significato.
Riuscì a dirgli, con le ultime forze, le parole «aishiteru yo», dopodiché esalò l’ultimo respiro tra le sue braccia, spirando serenamente.
Quando Marta spirò, la primissima cosa che udì furono cori angelici e poi li vide accanto a sé.
Nell’ascesa verso il paradiso, rivolse un sorriso al samurai, anche se lui naturalmente non poteva accorgersene. Infine, come ultimo gesto d’amore nei suoi confronti, gli sfiorò la guancia con le dita e capì, dalla reazione di lui, che si era nettamente sentito toccato, nonostante lei ora fosse solo un’anima, non più corporea.
Shintaru rimase nuovamente molto sorpreso: non solo quest’estranea era morta per lui, ma gli aveva appena confessato, in punto di morte, quando tutti sono sinceri, di amarlo davvero molto! Infine si era sentito nettamente toccato, quando lei era trapassata!
Nonostante lui non l’avesse mai vista prima in vita sua e lei, chiaramente, non fosse di quelle parti, “nessuna donna giapponese ha una pelle così, né corti capelli dorati, né occhi azzurri come il cielo e neanche indossa quegli strani vestiti” pensò.
Avrebbe voluto sentirsi molto più affranto per lei di quanto già non fosse; se non altro per il suo grande senso dell’onore e la gratitudine che provava, ma purtroppo, non conoscendola, non era in grado di tributarle maggior dolore di quello che avrebbe riservato a qualsiasi altra donna a lui sconosciuta.
Serie: La bicicletta
- Episodio 1: Il cane nero
- Episodio 2: Dall’altra parte
- Episodio 3: Colpo mortale
Bello il ritorno al passato che cambia il destino di Shintaru. Brava, Teresa!