COLUI CHE RACCOGLIE IL FUOCO

Camminare per queste strade da solo mi fa riflettere, il vento che mi taglia la pelle e prende forma di una mano che mi accompagna. Capisco molte cose da questo, capisco il senso di vuoto, sento spifferi e voci lontane, anime felici che ridono e che sanno quanto è bello vivere. Io con la mia ombra vedo che non lascio tracce, come se non avessi peso, come se tutto quello che ho fatto sia solo un leggero tratto a matita su di un foglio che viene lentamente cancellato, non so cosa sia, non so cosa possa essere tutto questo, vorrei soltanto riuscire ad inquadrare il valore delle mie azioni.

Ho voluto basare tutto sul dare il massimo al prossimo, sul rendermi unicamente il più buono, perchè alla fine penso che solo chi mostra un animo gentile meriti di essere ricordato, ma ho avuto momenti di egoismo, momenti in cui per un periodo la mia immagine sfocata doveva essere al centro delle attenzioni, e sai cosa ho capito? Che non sono adatto, che fare ciò porta soltanto a scavare fossati intorno a me che mi rendono sempre più lontano da tutti quelli per cui ho provato qualcosa.

Amo stare da solo, amo conoscermi, sentire il mio battito cardiaco, sentire che qualcosa dentro di me può essere definito vivo, ma sento sempre più un rallentarsi di tutto ciò, come se la legge del tempo per me stesse per finire, come se la sabbia nella clessidra stia per riempire l’ampolla inferiore, come se le campane fossero pronte a suonare l’ultima sinfonia.

Amo stare da solo e ragionare su tutto ciò che ho fatto per arrivare a quello che si chiama “oggi”, ma il pensiero che nasce da ciò è una specie di battaglia, in cui io da solo combatto un esercito composto da fantasmi e ripensamenti. Non sono forte però, almeno credo di non esserlo, anche se trovo sempre una piccola fiamma che illumina il buio, oltre che prenderla in mano e proteggerla da questo vento freddo, non posso fare altro, non sono benzina, non sono carburante, non sono legno, sono come una statua che nasce piena di materiale, ma col tempo si degrada e perde la sua solidità interna.

Non ho bisogno di sentirmi vivo, perchè finchè riesco a svegliarmi ogni mattina e compiere le azioni che mi sono state richieste, allora posso andare a dormire, non di certo con un sorriso, non di certo con un sollievo di poter dire “anche oggi è stata una giornata degna di essere stata vissuta”.

Ho viaggiato abbastanza nella mia vita, meno di quanto avessi voluto, più di quanto avessi potuto, ma perchè l’ho fatto? Forse per appagare la mia curiosità, la voglia di conoscere, forse perchè avevo bisogno di tornare ad essere una nullità, un mistero agli occhi di tutti, o forse per il bisogno di trovare qualche persona interessata a me e che potesse sentire tutto ciò che volevo dire.

Ho conosciuto centinaia di persone ed a nessuna di loro ho mai raccontato chi sono, ho sempre lasciato pezzettini di me, per alcuni sono il “generoso”, per altri l’ “acculturato”, per altri il “freddo”, il “romantico”, il “solo”, ma nessuno potrà mai dire che mi conosce a pieno, nessuno potrà mai dire, lui è “Emiliano”, per il semplice fatto che anche se lo dicessero, sarebbe relativo soltanto a quello che io ho deciso di mostrare.

Non ho ancora trovato e forse non troverò mai la persona che amerà ogni lato di me, come se fossi nato cubo e a forza di sbattere la testa avessi smussato gli angoli, fino a diventare una sfera. Come se a forza di aprirmi sempre di più, parola dopo parola, azione dopo azione, in realtà stessi chiudendo il quadro di me riflesso dagli occhi della persona stessa.

Sono stato desiderio di alcuni, e forse lo sono ancora per altri, sono soggetto di studio per molti, sono una delusione, o un miracolo, una penitenza, o un trampolino di lancio, ma io chi sono veramente? Se vedo lo specchio cosa vedo? Un corpo che non mi si addice, degli occhi che si chiudono sempre più per la pesantezza della vista, un corpo che si scava sempre più per la poca voglia di alimentarlo.

Cosa sono io? Non sono la mia cura, non sono il mio antidoto,forse più il mio veleno, forse più la mia condanna, perchè se io non fossi io, ora sarei felice, se io non fossi dannato dalla mia psiche, dai miei sentimenti, dalla mia fiducia, forse ora sarei felice.

Se non fossi io però cosa sarei? Forse uno dei tanti, forse l’unico per alcuni, ma non sarei di certo memorabile, o dimenticabile, a seconda dei punti di vista.

Ho sentito migliaia di volte la frase “vorrei non averti conosciuto”, sapete o voi che mi avete dedicato questa chiusura, anche io non vorrei conoscermi, perchè so bene che non sono una persona buona, almeno per me stesso.

So cosa mi gioverebbe, so come mi aiuterebbe, ma preferisco perderlo, perchè non credo nelle certezze, la vita è un dubbio, tutto va dubitato, e soltanto finchè alla fila infinita di dubbi che popolano i corridoi, non si aggiunge un altro, allora non si avrà certezza.

Sono un animale, una bestia, la peggiore bestia sociale che ha potuto camminare queste strade, perchè il tempo passa, tutti si avvicinano agli altri, ed io mi allontano, sono forse così per volontà o per potere, ma io vi vedo, vedo come partorite sorrisi e le stelle trovano rifugi nei vostri occhi, forse è meglio così, forse è meglio raccogliere queste fiammelle di vita perse per la strada, e donarle a tutte le persone che le meritano, perchè io di certo non saprei come tenerle, meglio vedere gli altri ardere di vita, io cosa ci guadagno? Almeno mi riscaldo per un poco, finchè quella fiamma mi è vicina, ma cosciente che prima o poi, una fiamma si unirà ad un’altra, e io ritornerò in questa strada, da solo, col vento, a raccogliere ciò che rimane.

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