
Compact-Disc
Serie: Saṃsāra
- Episodio 1: Re-incarnazione
- Episodio 2: Bed & Breakfast
- Episodio 3: Compact-Disc
- Episodio 4: White Pearl
- Episodio 5: Nucleo
- Episodio 6: Dove sei?
STAGIONE 1
Un enorme sonno mi avvolse completamente, portandomi via.
Ora mi trovo in un posto che conosco, siamo in un piccolo paesino rurale.
Percorriamo una stradina stretta, a terra è tutto ciottoli e camminare risulta quasi fastidioso, li sento sotto i piedi.
Lui lo conosco bene, siamo molto complici, ma non riesco a capire chi è.
Eppure sono felice, so che mi sta portando da qualche parte e mi lascio fiduciosamente trasportare.
È biondo, porta pochi capelli lunghi solo sopra mentre ai lati è completamente rasato.
Ha un grigio maglione peloso, dei pantaloni neri in jeans con elastico alle caviglie e degli alti stivali in pelle.
Il suo abbigliamento sembra molto più consono del mio, che oltre ad avere un paio di All Star con classica suola in gomma indosso parigine e minigonna scozzese. Provo un sacco di freddo, e stringo a me il giubbino in pelle come ad aumentarne il potenziale di riscaldamento.
Alla fine della stradina ci ritroviamo in una piccola, rotonda piazza.
Due sole panchine poste di spalle al magnifico panorama in modo che chi si fosse seduto, poteva osservare ciò che nella stessa piazza accadeva. Una fontana, alcuni cespugli geometricamente perfetti in tutta la parte laterale e alcune auto ben parcheggiate che davano a chiedersi come avessero fatto ad arrivare fin lassù.
Sicuramente è proprio per questa vista che mi ha portato qui, infatti stava per dirmi qualcosa.
«Hai visto? Te l’ho detto che prima o poi ti ci avrei portata! Ti piace?»
Io, senza parole. Mi sembra di esser dentro un quadro di Monet!
«Certo che si, come potrebbe non piacermi?» rispondo, mentre mi sporgo ai bordi del muretto ad osservar ancora meglio il paesino in lontananza. «È da qui che passavo ogni mattina, prima di recarmi a scuola. Praticamente tutti i giorni e per quasi dieci anni, ho percorso questa strada. Osservato questo panorama, che ha plasmato i miei ricordi, regalando sogni e suggeritomi fantasie.»
I suoi occhi brillano, io quasi non so cosa rispondere, mi sento strana.
Così strana da spezzare questo incantesimo. Mi risveglio, e sono in un minuscolo corpo.
Non è il mio, lo sento. Eppure lo indosso come se lo fosse. Questa sensazione viscerale di nausea mi avverte, vuole spiegarmi qualcosa. Chiudo gli occhi, mi concentro. Il vortice nello stomaco è bollente, si muove e rimuove, graffiandomi internamente muscoli che nemmeno pensavo di avere.
Lo avverto, questa è la mia nuova vita. Sento che lo è perché Sara non c’è più: la donna che ero sembra sia svanita nel nulla. Era stata una mia scelta, o è successo qualcosa? Che stupida sono, a pormi queste domande.
Certo che non è stata una mia scelta. Devo cercare di ricordare o questo vortice mi affogherà, trascinandomi nel suo mulinello e bermi una volta arrivata al suo centro con la facilità di un alcolizzato alla prima 0,20 gelida della sua serata.
In quel preciso momento la donna, che in mano reggeva uno smartphone, fa una cosa alquanto inaspettata: riproduce una canzone, a volume perfetto. Non troppo alto da recare fastidio, ne troppo basso da confondersi nelle parole ascoltate. In un millesimo di secondo, una tonnellata di tritolo mi esplode in petto. Risale in bocca un sapore metallico, tanto veloce da tapparmi il naso. Ne percepisco persino l’odore, dall’interno.
Quella che canta è Mina. Il titolo Mi sei scoppiato dentro il cuore.
Lo so per certo, perché lei è la mia cantante preferita. E io, sono al secondo anno di conservatorio.
Ho un grandissimo potenziale, accompagnato da un particolare carisma, eleganza e tanta educazione.
O almeno così dicevano i miei professori, quando mi presentavano a qualcuno di importante.
Quelle note, quelle parole, diventano il mio portale. Il lasciapassare tra questo mondo e quello in cui vivevo prima.
Tra questo minuscolo corpo di neonato, a quello della bellissima Sara che ero.
Perché, ero? Cosa è successo, per farmi smetter di esserlo?
Scalciando, inizio di nuovo a piangere.
Probabilmente mi ero di nuovo addormentata, adesso che ho riaperto gli occhi vedo un uomo nella stanza.
Vicino alla donna che mi ha appena messo in una piccola culla vicino al suo letto, dalla quale loro vedono benissimo me e io vedo benissimo loro.
Quell’uomo dev’essere molto intimo con lei, le parla accarezzandole i capelli usando una voce bassa, calda, delicata. Sprigionano un energia bellissima che arriva fino a me avvolgendomi totalmente. Che bello!
Poi, il viso di lui si fa un po’ preoccupato, e dice: «Sai, una mezz’oretta prima che tu entrassi in travaglio nella via di fronte c’è stato… un… un…»
«Che cosa, Paolo? Cosa è successo? Così mi metti in agitazione, parla!»
«C’è stato un grave incidente, mortale. Sono due le vittime, una coppia di ragazzi giovani. Appena prese le ferie, erano diretti in vacanza. O almeno così ha detto il telegiornale, sai. Ma la cosa strana è quello che hanno menzionato, non so, magari nessuno ci avrà fatto caso o nemmeno io avrei dovuto… però…»
«Però cosa, dai! Non fare il misterioso con me, amore, parla!»
«Macché misterioso, è solo che… che… avevano una vecchia radio, di quelle dove si possono ancora inserire i cd. L’auto era piena di album originali, tutta roba passata. E la radio dopo il bruttissimo schianto è rimasta accesa… per molto tempo. Fino al momento che uno degli addetti carro-attrezzi ha tolto la chiave, facendo spegnere quadro e tutto. La canzone è stata sentita da un sacco di gente, passanti che si trovavano lì durante l’impatto, forze dell’ordine che sono arrivate successivamente, i membri delle ambulanze, insomma… L’abitacolo era disseminato dagli album di Mina, qualcosa di Lucio Battisti e varia roba italiana. Ma la maggioranza erano tutti di lei, la tua cantante preferita. E la canzone che è rimasta in play, è Ancora, Ancora, Ancora.»
«Oddio, aiuto. E questo cosa significherebbe, perché me lo stai dicendo? Non capisco.»
«Nulla, è che… mi ha fatto un effetto così strano. Quella ragazza era abbastanza conosciuta negli ambienti musicali della città, e non solo nella nostra. Scherzosamente amici e familiari la chiamavano proprio Mina data la somiglianza della voce nonché per omaggio al suo vasto amore verso di lei.»
«E quindi?»
«E quindi niente, amore. Te lo volevo solo dire, tutto qui. Ho sentito che, come stavo entrando, avevi proprio una canzone di Mina a basso volume sul cellulare e mi ha fatto tornare in mente questa cosa che ho scoperto ieri.»
Serie: Saṃsāra
- Episodio 1: Re-incarnazione
- Episodio 2: Bed & Breakfast
- Episodio 3: Compact-Disc
- Episodio 4: White Pearl
- Episodio 5: Nucleo
- Episodio 6: Dove sei?
Ciao Loris! Bella questa connessione musicale che lega le due esistenze della/del protagonista, tramite una reincarnazione immediata. Per un attimo mi ero immaginato uno sviluppo completamente diverso: tipo che Sara veniva assassinata nel passato e rinasceva come figlio del suo stesso assassino (ed ex amante di gioventù). Non chiedermi perché mi è venuta in mente una trama del genere😂
Eh, che trama, si! Può essere qualche spunto per un qualcosa di nuovo con un tema psycho/horror/trip/thriller. Famosissima dicitura catalogatrice usata dalle case editrici multinazionali 🤣
Bello questo episodio che lega le due vite: la spezzata e la nuova. Ricordi che affiorano e si mescolano alle sensazioni del presente. Davvero ben scritto.
Sapevo che, prima o poi, sarebbe stato chiarito il legame tra la vecchia e la nuova vita di Sara. Mi piace immaginare che le note della canzone abbiano fatto da tramite, da canalizzatore per trasportare l’anima della ragazza nel nuovo corpo. È un’interpretazione del tutto personale, che, però, è molto suggestiva.
E direi che allor sapevi benissimo, caro Giùse. Quando si parla di interpretazione tutto diventa molto soggettivo, io ho gettato l’amo e ognuno viene pescato a suo modo. In questo caso posso ben dire che tu ti sei avvicinato tanto alla realtà che Sara sta vivendo, sicuramente le note della canzone sono la pavimentazione del Ponte che lei stessa ha attraversato per arrivare nel nuovo corpo anche se ora, a questo punto della storia, non è affatto consapevole di ciò.