Conchiglie e sassolini 

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Manuel sgrida furiosamente Alex, che lo ha seguito a sua insaputa. Il bambino, impaurito, sviene. Manuel, pentito della sua reazione, cerca di far rinvenire il bimbo e alla fine tutto si risolve

Il pomeriggio sembrava promettere bene: Alex dormiva beatamente e Manuel procedeva senza troppa fretta su una strada che costeggiava il mare. Si fermò e controllò su una cartina geografica la zona per essere sicuro di non sbagliare strada: non c’era campo e il navigatore era impossibile da utilizzare.

«Maledetta guerra: manca tutto. Mamma mia, che fame… beato te che dormi e non senti niente.»

Il bambino si svegliò e, per la prima volta, balbettò qualcosa in una lingua per Manuel incomprensibile.

«Bo-boda.»

«Ah, ma allora ce l’hai la lingua!»

Il piccolo indicava il mare.

«Bodaaa!»

«Ehhh? Se avessi saputo che ti incontravo, imparato anche l’esperanto. Cosa vuoi? Andare in spiaggia? Forza, andiamo.»

Manuel scese dal camion e aprì lo sportello del lato passeggero.

«Dai, oooplà… ma sì, un po’ di pausa fa bene anche a me.»

Arrivati in spiaggia, il bambino si diresse verso il mare, si chinò, bevve un sorso di acqua salina, ma subito dopo fece una faccia disgustata e, piangendo, la sputò.

Manuel corse verso di lui.

«Ma che fai? Non si beve l’acqua del mare… ecco, abbiamo capito che “boda” significa “ho sete”… cretino io che non ho capito… adesso come faccio?… Ma perché doveva capitare proprio a me?… Che ne so io di bambini? Dai, ti porto in braccio, se no troviamo l’acqua dopodomani… ammesso che la troviamo…»

Risalirono la scarpata e attraversarono la strada dove era fermo il camion. C’era una zona verde e Manuel trovò un fico.

«Sia ringraziato il cielo. Tieni, mangia e bevi… sono belli maturi… aspetta, dammene uno anche a me.»

Alex borbottava soddisfatto. Poi cominciò a dimenarsi.

«Bella mangiata, eh? Che vuoi adesso? Vuoi camminare? Santa pazienza…»

Il piccolo attraversò la strada e si diresse di nuovo verso il mare.

«Dai, scendiamo in spiaggia, così tu giochi e io fumo una sigaretta… dopo andiamo però. Non ho intenzione di fare il babysitter a vita.»

Il bambino correva, poi ogni tanto si chinava, raccoglieva qualche sassolino e qualche conchiglia e li portava a Manuel.

«Sono per me?»

«Ma-ma, ma-ma…»

«Ah ecco, volevo dire… sono per la mamma.»

«Mamaaa…»

«Non ti preoccupare, ti porto subito dalla mamma… potresti cambiare idea… non sia mai.»

Saliti nel camion, Manuel cercò una scatoletta per metterci i sassolini e le conchiglie.

«Questa delle munizioni va benissimo… ha pure gli scomparti per ogni cazzatella. Ti scrivo pure il bigliettino: “For my mami”. Ecco, così fai un figurone. Basta adesso, andiamo, la ricreazione è finita… ed è finita pure la mia pazienza.»

Verso sera arrivarono nelle vicinanze del centro di accoglienza. Manuel fermò il camion quasi due chilometri distante, visto che la strada non era percorribile, scese dal furgone, prese Alex in braccio e si avviò.

Vide quattro persone avvicinarsi: tre uomini e una donna. La donna strappò Alex dalle braccia di Manuel mentre gli uomini lo picchiavano a sangue.

Uno di loro si faceva comprendere in inglese.

«Bastardo, dove volevi portare il bambino? Volevi venderlo? Di’ la verità, o gli hai fatto qualcosa di peggio, porco!»

«Io non ho fatto niente, è il bambino che mi ha seguito. Lo stavo riportando alla madre.»

«Fai schifo, sei ancora peggio di quello che pensavamo.»

«Sto dicendo la verità: non ho fatto niente.»

Manuel cercava di convincere i suoi aggressori, ma inutilmente: continuavano a prenderlo a pugni e a calci.

In lontananza si sentì una sirena e l’uomo che parlava in inglese fece cenno agli altri di fermarsi; poi, con una mano, girò il viso di Manuel verso il suo.

«Io e te abbiamo molto da regolare. Adesso non c’è tempo, ma mi rivedrai presto.»

Giunsero i soccorsi, forse chiamati da qualcuno che aveva assistito alla scena. Manuel fu portato nel centro della Croce Rossa insieme ad Alex, mentre i tre uomini e la donna furono ascoltati e poi rilasciati quasi come eroi: si era sparsa la voce che Alex fosse stato portato via con la forza o con l’inganno.

Un dottore visitò Manuel e lo curò. Medicò anche la gamba ferita di striscio dal suo complice. Ogni tanto alzava lo sguardo e lo fissava: sembrava volesse chiedergli qualcosa, poi si decise.

«Il bambino sta bene e non presenta nessuna ferita… anche psicologicamente… ma tu veramente non volevi fare niente al bambino?»

Manuel non rispose subito, restò in silenzio un attimo: quel “niente” gli faceva tornare in mente il suo smisurato sfogo verso Alex.

«No, non avevo cattive intenzioni… lo giuro.»

«Non sembri sicuro di quello che dici; comunque non ci sono prove contro di te… quando te la senti, puoi andare.»

«Grazie, dottore.»

Intanto, Katia abbracciò Alex. Qualcuno aveva convinto anche lei delle cattive intenzioni di Manuel, e non si spiegava come fosse possibile che solo il giorno prima avesse salvato lei e il figlio e oggi volesse fargli del male. Si accorse che nella tasca del giacchino di Alex c’era una scatoletta: l’aprì.

«Dove hai preso queste conchiglie, Alex? Chi ha scritto questo biglietto?»

Il piccolo sorrise e indicò la porta dove avevano portato Manuel. Pensò che il bambino stava bene, era sereno e quella scatola era la prova che Manuel stava riportando Alex da lei. Era un’aggiunta di elementi che dimostravano la buona fede dell’uomo. Katia supplicò di vedere Manuel, ma inutilmente: era già andato via.

La notte era serena e calda; Manuel era curvo sul volante e guidava con una sola mano, mentre con l’altra reggeva il suo corpo dolorante. Gli risuonavano ancora nelle orecchie le parole di quell’uomo: “Hai tradito la fiducia di un bambino innocente”. Lui non aveva fatto del male ad Alex, ma forse lo stava ingannando, e con lui anche Katia: pensava di intromettersi nella loro vita senza dire chi era veramente, approfittando del fatto che li aveva aiutati. Anche questo era un tradimento. Già in passato aveva sentito sulla pelle il marchio rovente di quella parola.

«Tutto viene perdonato: basta pentirsi. Anche quelli che ridevano mentre mettevano in croce Cristo, a quest’ora svolazzano in Paradiso… Tu, Giuda, no, resterai all’inferno da solo per sempre. Ti sei impiccato, te ne sei fottuto dell’inferno: tu pensavi solo al tuo amico che soffriva per colpa tua. Però quelli che si sono cagati sotto, per paura dell’inferno, sono stati perdonati… mentre il tuo suicidio, hanno detto, era una mancanza di fede… che vuoi fare? Vuol dire che ci faremo compagnia.»

Serie: IL TRENO DELLE ANIME


Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Fantasy

Discussioni

  1. Le scene iniziali tra Manuel e Alex sono tenerissime. Qui spunta l’animo buono di Manuel…che non merita ciò che gli accade dopo, e neppure questo incolparsi ingiustamente. È in buona fede, e spero che questo verrà capito anche da chi lo ha giudicato in fretta e male.

    1. Dici bene che Manuel non dovrebbe sentirsi in colpa, ma il peggiore giudice di noi stessi è la nostra coscienza e la sua spia è l’inconscio. Manuel non è colpevole di quello di cui lo accusano, ma il fatto di aver spaventato Alex sgridandolo non lo fa sentire innocente e, per un istante, esita nel rispondere. Grazie per il commento, Irene🙂

  2. Mi ero convinta che ci sarebbe stato un epilogo romantico, e invece “nada”. Povero Manuel! Il giudizio umano è sempre superficiale e sbrigativo. In una terra tormentata dalla guerra questo stato d’animo è anche, amplificato. Spero che per Manuel abbia previsto una qualche forma di riscatto. Brava Concetta❤️

  3. Interessante il modo in cui Manuel, pur essendo innocente, si sia fatto convincere di avere qualche colpa nei confronti di Alex (in fondo ha tenuto nascosta la sua identità, ma credo che lui abbia ingigantito questa colpa dopo essere stato accusato e picchiato ingiustamente). E ho amato il riferimento a Giuda.

    1. Hai centrato: Manuel non è colpevole, ma dopo l’accusa e la domanda: “Hai fatto male al bambino?” pensa di aver spaventato il bambino sgridandolo e ha taciuto sulla sua identità. Questo non lo fa sentire completamente innocente ed esita a rispondere alla domanda del medico. Grazie per il commento, Arianna.🤎🙂