
Confusa e……
Ti sento, cantava Antonella Ruggiero.
Non ti sento, pensai quando la radio iniziò a gracchiare. Provai a risintonizzare la stazione, ad aumentare il volume ma niente: le pile erano scariche. Anchāio quel sabato mattina mi sentivo scarica. Le mie pile avevano bisogno di essere ricaricate mentre quelle delle radio sostituite: non davano segno di vita. Guardandomi allo specchio anchāio non davo segno di vita: ero come uno zombie; avevo bisogno di un buon caffĆØ per ricaricarmi e darmi una scossa. Dovevo fare presto, a momenti sarebbe mancata la corrente e la macchina per il caffĆØ senza lāelettricitĆ , si sa, non funziona. Un cartello in atrio metteva al corrente i condòmini dellāinterruzione della corrente. Ma guarda un poā, mi mettono al corrente che mancherĆ la corrente.
Pensai di comprare le pile in un nuovo negozio cinese che avevo visto di sfuggita ieri mentre ero in sella alla mia Ducati. Un cartello nella vetrina indicava āVENDIAMO PILEā. Decisi di approfittare dellāoccasione e anche dellāorario continuato, i negozi cinesi sono sempre aperti ed economici. Forse ci vado in moto ma ĆØ meglio a piedi, cosƬ faccio un poā di moto senza muovere le due ruote, sgranchire le gambe fa bene alla salute, mi rimetterĆ in moto. Come ci giro intorno, che vada a piedi o in sella alla mia moto, il mio ĆØ un moto perpetuo: e allora moto forever, il mio grande amore.
Detto fatto, dopo un breve tragitto, arrivai davanti al negozio cinese dal nome curioso: Mr. Mandarino. Era un Gran Bazar dove vendevano di tutto ma non tutto. Madonna che gran casino! Pensai vedendolo. Roba da matti! O meglio da Matia Bazar, per non cambiare complesso e la canzone Mr. Mandarino. Oltre al cartello āVENDIAMO PILEā, un altro indicava la vendita di calzature in āVELA PELLEā a 19,90 euro con una elle di troppo. Da non crederci! E in effetti non ci credevo affatto.
Lo confesso: la vetrina non era invitante, assomigliava più ad un magazzino; entrai comunque, senza invito, oltrepassando la porta rossa senza timore od esitazione emulando lāispettore Cagliostro, come nella fortunata fiction appena terminata. Lampade cinesi, tutte intorno, rendevano caratteristico quel luogo dal fascino tipicamente orientale.
ćBuongiolno Signola, cosa desidela?ćera il commesso con accento mandarino e con aria un poā confusa, mentre le note di una canzone famosa di qualche anno fa si sentivano nellāaria.
ćVolevo due pilećchiesi.
ć Non ne abbiamoćrispose il commesso con un inchino e un sorrisino tipicamente mandarino.
ćPeccato. Ritornerò domani.ć Lo salutai con un cenno della mano e lui sāinchinò nuovamente come un automa.
Lāindomani, dopo aver calpestato un ricordino canino, rifeci (il verbo che meglio rende lāidea) lo stesso tragitto. Il cartello āVENDIAMO PILEā era sempre in bella evidenza in mezzo al solito caos. Entrai oltrepassando nuovamente la porta rossa.
ćBuongiolno Signolaćera lo stesso commesso di ieri. Ripensandoci non ne ero sicura perchĆ© per noi occidentali i cinesi si assomigliano un poā tutti: stessi occhi a mandorla, stessa corporatura minuta, stesso taglio di capelli, stessa elle. Sembrava ancora più confuso del giorno prima mentre la radio riproponeva la stessa canzone di ieri. Era un successo di una cantautrice siciliana di cui non ricordavo il nome, anzi il cognome. Si chiamava Carmen, di questo ne ero certa, come il nome che mi aveva dato mia madre, appassionata melomane ed amante della Carmen di Bizet. Mio padre, invece, preferiva il balletto russo, in particolare quello della Russo: la Carmen di Drive In che negli anni ā80 riscaldava le sue goliardiche serate con gli amici. Dopo un attimo di smarrimento ritornai in me. Lui mi stava guardando. Io lo stavo fissando negli occhi. Lui abbassò lo sguardo. Io ripresi coraggio.
ćVolevo due pilećchiesi fiduciosa.
ćNon ne abbiamoćrispose il commesso sempre con quel sorrisetto.
ćMi scusi, ma non vendete pile?ćesclamai sorpresa.
ćSi, vendiamo pile.ć
ćAllora, se non le spiace, mi dia due pile per favorećribattei indispettita.
ćMa Signola, folse non ha capito, non abbiamo pile. Abbiamo solo pile, di tanti cololi!ćrispose il commesso mantenendo sempre stampato quel sorrisetto enigmatico. Non sai mai se ĆØ cortesia o ti sta pigliando per il culo.
ćOk. Forse non ha capito bene. Adesso mi spiego meglio: volevo semplicemente due pile. Ha capito? Due pile!ćcontinuai mentre la rabbia covava piano piano. La voglia di mandarlo a quel paese lontano era tanta, dovevo mantenere la calma e il contegno che si addicevano ad una signora.
ćSignola non ne abbiamoćrispose.
ćMaā¦..mi scusićbalbettai ć non vendete pile? ć
ćSƬ Signola, vendiamo solo pile!ć
ćAllora mi dia due pile per Dio!ć
ćFolse ancola non ha capito bene, non abbiamo pile! Abbiamo solo pile, nientāaltro che pile!ćrispose Mr. Mandarino con un tono un poā acidulo, contrastante collāagrume dolciastro.
A quel punto stetti per perdere la pazienza ma non volendo passare per scema o peggio per unāidiota continuai:ćStia calmo, adesso le rifaccio la domanda scandendo bene le paroleć.
ćVo-le-vo du-e pi-lećricominciai la tiritera.
ćNon ne abbiamoćla solita risposta fotocopia.
ćMa non vendete pile? CāĆØ fuori il cartelloćreplicai alzando la voce.
ćSƬ vendiamo pile, solo e unicamente pile.ć
ćAllora si muova, mi dia due pile per la malora!ć
ćMa non vuole ploplio capile, glielo devo mettele per isclitto? NON ABBIAMO PILE, ABBIAMO PILE, SOLO PILE! NIENTāALTLO CHE PILE. AHHHHHć
ćMa lei ĆØ un vero cretino, per di più maleducato!ćsbottai in preda alla collera.
ćSe ne vada Signola! E non si faccia più vedele. Se lo metta in testa o dove vuole Lei che NON ABBIAMO PILE, NON VENDIAMO PILE, ABBIAMO INVECE PILE, SOLAMENTE PILE!!ć
Ero su tutte le furie, lo avrei strozzato con le mie stesse mani tanto ero carica, anche senza le pile. Mi sentivo confusa come in quella canzone di Carmen. Allāimprovviso ricordai il nome della cantante. Era Carmen Consoli e Confusa e Felice era il motivo.
CONFUSA E FELICE!
CONFUSA E FELICE?
SarĆ stata Carmen Consoli; io, invece, ero CONFUSA, INFELICE E INCAZZATISSIMA!
Se siete anche voi confusi non ĆØ colpa vostra. Lāimportante ĆØ che non andiate mai a comprare delle pile per la vostra

radio in un negozio dove vendono solo pile o meglio felpe sportive in pile.
Forse, ripensandoci, era un poā colpa mia.
Povero commesso cinese, probabilmente non sapeva pronunciare pile in inglese ma solo leggere in italiano.
Avete messo Mi Piace3 apprezzamentiPubblicato in Umoristico / Grottesco
Riesci sempre a strapparmi un sorriso Fabius, molto divertente e devo ammettere che anche io sono rimasto sorpreso dal finale. Pensavo a qualche errore di pronuncia legato a r e l. Come mai la protagonista femminile? Credo sia la prima volta che scegli un personaggio femminile o sbaglio?
Ć una storiellina che si regge su di un equivoco forse troppo banale. L’ho associata alla canzone di Carmen Consoli “Confusa e Felice” e la protagonista quindi non poteva che essere donna. Per me ĆØ la prima volta però non mi dispiace, sarĆ anche confusa ma ĆØ bella e motorizzata.
In questa giornata cosi` uggiosa (come diceva Battisti), col cielo grigio scuro, quasi nero, e la pioggia che continua da ore, come un pianto inintertotto dal cielo, questo racconto leggero e simpatico da` un tocco di luce, come un raggio di sole. Solo un piccolo appunto: hai scelto una protagonista femminile (scelta insolita per te), per fare la parte di quella un po’ tarda di comprendonio. Uhm…
Grazie, comunque, per questo buon “tiramisu`”.
La scelta femminile era obbligata per via della canzone “Confusa e felice” di Carmen Consoli. Non era mia intenzione ridicolizzare le donne. Il rag. Persichetti invece era un uomo, come la maggioranza dei mostri. Le donne, pure con qualche difettuccio, non arrivano mai a delinquere quanto gli uomini. Tutto sommato il racconto ti ha divertito. Ti ringrazio del commento.