Cosi va la vita, spero. Terra-Tralfamadore andata e ritorno.

Serie: Cosi va la vita, spero.


Battiti, tatuaggi, vita.

Il primo tatuaggio l’ho fatto venerdì 20 settembre. Le cose importanti si fanno sempre di venerdì, e quel giorno mi sono divertito.

È tratto dal mio libro preferito, Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut.

Leggo spesso, ma non per piacere: è più un vizio, un modo per passare il tempo.

Non ho più i riflessi per i videogiochi, odio i film, lo sport mi annoia, non sopporto perdere a scacchi, amo la musica ma sono troppo pigro per girare i vinili. Mi piace disegnare, ma quello va a periodi.

Quindi leggo. È molto più comodo: basta un po’ di luce e un posto dove sedersi.

La maggior parte delle cose che ho letto però non mi hanno nemmeno interessato, ma quel libro…

L’ho scoperto per caso su Reddit.

Adoro i social dove puoi nasconderti dietro un nickname, dove non puoi essere giudicato per chi sei, per il tuo cognome, ma per cosa sei e per le tue idee.

Il paradosso è che proprio quando indossi la maschera del nickname, riesci ad essere te stesso al 100%, non ci sono filtri.

Comunque, l’ho scoperto in una discussione su una canzone intitolata “So it Goes” di Mac Miller. Salta fuori che era ispirata a un libro su morte, libero arbitrio, guerra, alieni e l’assurdità della vita. Non poteva scapparmi.

Il giorno dopo, venerdì 26 aprile inizio a leggerlo.

Lo avevo letto due volte per lunedì.

Quel libro poi l’ho prima prestato, e poi regalato, proprio alla persona che avrebbe dovuto tatuarmi, adoro regalare libri. È come regalare pezzi di anima, tipo Horcrux.

Ho un altro vizio (ne ho tanti), quando leggo sottolineo sempre tutte le parti più interessanti, nel caso volessi rileggere e non sprecare tempo, ma quel libro aveva un dettaglio particolare: ogni volta che qualcuno moriva, l’autore scriveva “così va la vita”. Non so perché, ma alla seconda rilettura mi è venuta voglia di contarle.

Lo aveva scritto novantanove volte. Immagina il fastidio per un neurodivergente. Come se mi stessero infilando una forchetta negli occhi.

C’è un’altra frase bellissima di questo libro che avrei potuto tatuare, ed è incisa sulla bara del protagonista: “Tutto è stato bello e niente mi ha fatto male.”

Ti lascio un po’ di tempo per pensarci su.

È più bella di quella che ho scelto io, lo so, ma… vabbè, poi ci arrivo.

Ah, in questo libro poi ci sono degli alieni, i Tralfamadoriani, che sono fighissimi. Li ha immaginati come degli sturalavandini verdi a forma di mano, con un occhio al centro, e io ho sempre adorato sia gli occhi che le mani. Coincidenze, credo. Fili invisibili.

Per loro non esiste il libero arbitrio, il tempo non scorre, è un panorama: tutti i momenti esistono insieme, come se fossero tante diapositive, e tu puoi vivere i momenti belli e saltare quelli brutti, decidi tu. Ma non puoi cambiare il corso degli eventi.

Fisica quantistica applicata. Mi ha aperto un mondo, (magari un prossimo tatuaggio sarà sull’immortalità quantistica).

Qui c’è una delle contraddizioni più belle del libro, come fai a goderti un momento bello se non hai mai dovuto passarne uno terribile?

Li ho capito che Vonnegut stava trollando, mi ha dato modo di riflettere.

Comunque me lo farei un giro su Tralfamadore. Magari ci sono già stato. Magari sono solo “prigioniero in un blocco d’ambra,” come dicevano loro. Mi piace pensarlo.

In generale, mi piace pensare cose, é divertente.

Come dicevo, non avevo ancora deciso cosa tatuarmi, pensavo a qualche titolo di canzone tipo “Come back to Earth”.

La sera prima ero quasi sicuro di scrivere l’acronimo KIDS.

Ma una volta entrato nello studio, tutte le indecisioni erano andate via in un attimo, se dovevo iniziare, lo avrei fatto con quello, fanculo Mac Miller.

È come se avessi sentito il libro sussurrare “Eccomi.”

Ovviamente non l’ho sentito davvero, ci tengo a specificarlo, era più una sensazione.

“Hai ancora il libro che ti ho regalato?” lei me lo indica, era li, io apro direttamente l’ultima pagina…mi stava aspettando.

“So it goes.” (così va la vita, se non hai voglia di aprire Google Translate).

Alla fine ho tatuato questo.

Vonnegut lo scriveva ogni volta che qualcuno moriva, quasi con ironia, per sottolineare l’inevitabilità della morte e l’assurdità dell’esistenza umana.

La centesima l’ho voluta sulla mia pelle. Quella forchetta dall’occhio dovevo toglierla in qualche modo.

È nichilismo puro, no? La vita è un mattatoio, e noi non possiamo fare altro che contare i cadaveri, essere spettatori impassibili degli eventi.

Io invece, che devo farmi sempre una mia opinione su tutto (brutto vizio, dice papà), l’ho letta in un altro modo: “Controlla solo quello che puoi controllare.”

Lo so, dopo aver detto questa cosa verrò bandito per sempre da Tralfamadore, ma non saranno né i primi né gli ultimi a bandirmi (vero signora Warner Bros?).

È una lotta assurda: lui mi dice ‘Tanto finisce tutto’ con una scrollata di spalle, e io rispondo ‘Sì, ma magari finisce come dico io’ con un sorriso amaro e un dito medio.

Forse è questo il punto, forse è proprio tra quel ‘Così va la vita’ ironico e il mio bisogno di dargli un senso che si nasconde la magia del libro.

Anche perché ho sempre amato quel tipo di ironia, quella che non ti fa ridere, ma che ti fa fare un sorriso amaro, quasi come a dire “che cazzo ha questo in testa”, anche con un po’ di invidia, che ti lascia muto a pensare.

Ed io sono rimasto muto per due giorni mentre mi perdevo in quel caos.

Forse per questo ho adorato Vonnegut, mi ha fatto entrare in un labirinto di pensieri, ma ha lasciato delle porticine aperte, e io ho provato a infilarmici dentro fino a scavare una via d’uscita.

Ed è questa la cosa più bella che ho trovato scavando tra le righe di quelle duecent’otto pagine, in quel cazzo di vortice spazio-temporale, una lezione che mi porterò addosso per il resto della vita.

Per me non era nichilismo. Era un monito.

Controlla quello che puoi controllare.

Tutto il resto? Accettalo e vai avanti.

Non posso fermare un terremoto(non ancora almeno). Ma posso scegliere come reagire.

Magari è un’occasione per costruire qualcosa tra le macerie.

Così va la vita, spero. 🤷‍♀️

Serie: Cosi va la vita, spero.


Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Bellissimo e fa riflettere molto. E mi è piaciuto molto come hai raccontato di un libro (che cercherò di recuperare) in modo così originale, pieno di riflessioni molto personali, spunti mai banali.

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