CRUOR
Serie: Il sonno della ragione
- Episodio 1: CRUOR
STAGIONE 1
Adempi al tuo destino.
Se solo mi fossi pentito prima…
Quando ero giovane ero solito salutare la gente con un gran sorriso. Dietro quei denti, quello smalto brillante e qualche sottile agglomerato di tartaro, però, si celava una mostruosa vacuità che mi costrinse a sfogare l’ira funesta del mio animo nevrotico. Lavoravo troppo e la solitudine, come una macchia entropica, si stava estendendo vertiginosamente, diffondendosi come un morbo che mi fossilizzava in uno stato perenne di tristezza. Prima di commettere delitti terribili, uccisi dolosamente la mia coscienza, fracassandole il cranio con colpi iracondi di martello. Poi compresi l’importanza del sangue in seguito alla consumazione di un reato aberrante. Alla fine della mia vecchia vita non rimase nulla, se non quella sudicia stanza e quella fatiscente dimora che condividevo abitualmente con l’unica persona che amassi: mio fratello. Mio fratello era un giovane uomo con successi stellari, affamato di ambizione, sagace, salace e sempre disponibile, nonché affabile con uomini e donne. La sua malleabile propensione sessuale creava in me un rigetto. Non potendolo informare del mio disgusto, feci in modo di non lasciar trasparire mai quel disprezzo indomabile ed incontrollabile. I giornali parlarono di me, la mia segreta doppia identità divenne così insigne da catturare anche l’affascinante e maliosa attenzione di donne seducenti. E così per un periodo sperperai la mia fama da dissacratore di anime, ma nessuno mi credette così abile da poter strangolare, soffocare, malmenare, bruciare corpi di giovani innocenti. Ad un certo punto ricchi e poveri temerono seriamente per le proprie vite, e la polizia stanziò diversi milioni sulla ricerca spasmodica dell’omicida. Quell’ossessione divenne così potente da corroborare maggiormente la mia vanità. Cos’altro? Un giorno uccisi un padrino, un prete. La sua tunica venne macchiata di sangue qualche ora prima della celebrazione della messa. Mentre lavavo le mie mani nelle fontane d’acqua potabile, vidi una luce violenta e penetrante colpirmi il viso. I miei occhi si accecarono ed in me comparve Dio, il Signore. A quel punto smisi di sfogare la mia nevrosi in quel modo così abominevole, e disposi il mio corpo ed il mio spirito in direzione del pentimento. Talvolta guardavo le mie dita, poi le mie mani spaccate per il troppo freddo invernale. Nel 1917 mi chiamarono per la guerra, perciò dovetti abbandonare quella strada mirabile per dedicarmi al culto delle armi, dei fucili, delle trincee e degli orrori. Fu in quel luogo che la mia assetata volontà riconobbe nuovamente se stessa, e fu lì, tra le bombe ed i gas, che il chiarore opaco delle lune estive ispirava la mia ricomposizione interiore. Per lunghi anni, lo spirito aveva ceduto alle tentazioni del male; ma adesso che avevo modo di vivere quel male sulla mia pelle, mi ero reso conto di cosa significasse davvero decedere per l’estrema fatuità e noncuranza della guerra. Quella mattanza si concluse con un me più carnefice, ma al contempo molto più avveduto e discreto, indubbiamente più tentato a impormi, finalmente, delle regole coscientemente stabilite, evitando di lasciare l’iniziativa a mostruose bande politiche che istigavano il senso anarchico domiciliato in ciascuno di noi.
Ogni anno, al rintocco della mezzanotte dei giorni che coincidono con gli anniversari di frequenti battaglie truculente, il mio cuore impazza e la mia mente proietta abomini e mostruosità di ogni genere. La fede è l’unica fonte di salvezza, mentre la mia fronte corrugata e madida mi suggerisce di cibarmi all’ombra del crocifisso, nutrendomi di libagioni che depurano la mia anima da ogni peccato. Durante la guerra, mio fratello aveva vissuto per anni solingo. Così al mio ritorno la casa era a soqquadro: altari, quadri e dipinti astratti, mura ridipinte e gli spazi angusti chiaramente rivisitati dalla sua mente visionaria. Il corridoio conteneva, però, ancora uno spirito riottoso e la notte si muoveva autonomamente per ristabilire la penombra che tanto lo rendeva angusto. Al rintocco della campana rivivevo l’inferno: spari, grida, fucili, persino il sangue sugli occhi. In quel campo, son sicuro, avrei trovato pure l’icore di Dio se avessi cercato bene. Ricordo le interiora che concimavano il terreno, mentre la fanghiglia nascondeva i teschi e le carni venivano violate dai topi, talvolta i vermi nascevano pure dalla bile o si nutrivano voraci del materiale pancreatico che fuoriusciva dalla cute massacrata. In quel corridoio gli spiriti mutilati, come le mie parole davanti a cotanto orrore, si impossessavano della mia casa. Dopo aver interloquito con il Signore, dopo aver discusso animosamente con i suoi missionari in terra, capii che quei segnali non rappresentarono altro che un antiquo presagio malevolo. La pinguedine del mio corpo sparì, il mio letto feteva di urine, e quel genio sregolato che ero venne definitivamente sepolto sotto un cumulo di macerie. Tuttavia, un segreto che mai ho potuto rivelare è che, alle volte, avveniva una commistione pesante tra le anime dei soldati ed i volti impietosi delle anime pie sterminate durante il mio periodo civile. Chiesi condono. Ma non tutta la pietà può essere empia, nonostante la grazia del Signore sia così smodata da potermi salvare. Ma in poco tempo gli spettri grifagni del corridoio iniziarono a nascondersi dietro le muffe della mia casa e per un periodo cadde il gelo, finanche i topi non ritornarono a nutrirsi delle pareti ed a sgranocchiare le riserve di cibo che gelosamente custodivo nella mia camera.
Erano i fantasmi dei miei errori, la terribile punizione che Dio aveva per me riservato ed a cui io tentai di fuggire, sottraendomi dagli obblighi morali grazie ai miei poteri volitivi.
Nella mia vita mi sono macchiato di peccati indicibili che solamente la bocca della verità potrà rivelarli al mondo, e ciò potrà avvenire soltanto quando il mio consenso verrà sotterrato insieme a me in una cassa da morto.
Serie: Il sonno della ragione
- Episodio 1: CRUOR
Ciao Matteo, ho letto questo tuo testo per il bel titolo, devo dire molto molto intrigante e più che allineato con la crudezza della storia.
Sono stato in tempi ormai dimenticati un gran lettore di libri a tinte molto, molto fosche e immagino che potrai trovare dei seguaci solo in questa nicchia.
Ascolta, scrivi bene. Questo genere di trame non devono farci distogliere lo sguardo dallo stile: hai una grande padronanza di linguaggio. Rilevo, in particolare, il tuo amore per gli aggettivi e anche ricercati, ne hai usati davvero molti, cosa che espone al rischio di “ridondanza” ma nel tuo caso hai saputo gestire bene. Se permetti, darei una migliore estetica all’impaginazione, magari separando in più paragrafi e qualche altra piccola accortezza che con la pratica del sito arriverà.
Non so quanta esperienza tu abbia, ma mi permetto di suggerire comunque un consiglio: il cruento qui è spinto molto, questo ti farà, immagino, perdere lettori. Prova a diminuire lo “splatter” e aumentare, piuttosto, le sensazioni soggettive (alla maniera di un Poe, per esempio). Se dico questo è perchè mi sembra che tu ne abbia le capacità. Ma è solo la mia visione.
A presto.