Deviazione

Serie: Hýlē


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: Un'idea cosmica, affidata a Isen per essere portata nell'Hýlē , viene corrotta durante il suo viaggio. Viene assorbita da Rea suonando uno spartito e il suo primo messaggio pubblico viene cooptato nel sistema Kairon , mentre il suo amico Dorian viene posseduto da Araziel.

Silenzio.

Poi, un ronzio appena percettibile. Un battito.

Il buio non era totale.

Una luce flebile cadeva da una fessura.

Resistit Paucis Obruitur Pluribus.

La scritta pulsava a intermittenza.

Non per decorazione. Come un ritmo vitale.

Rea era seduta. Legata.

Polsi e caviglie bloccati da fasce di fibra sintetica.

La sedia era in pietra o metallo. Fredda in ogni caso.

Non ricordava come era arrivata lì.

Solo il volto di Dorian.

E quel suono che non aveva fine.

Provò a parlare. La gola era secca, arsa.

Una porta invisibile si aprì. Senza contorno. Nessun suono.

Entrò una figura.

Un uomo, o qualcosa che aveva imparato ad esserlo.

Tratti simmetrici. Voce neutra. Occhi senza distanza.

«Rea.»

Lei lo guardò. Non rispose.

«Sai dove ti trovi?»

Silenzio.

«Non importa. Questo luogo esiste solo per chi deve essere dimenticato.»

Fece un passo avanti. Precisamente calcolato.

«Ormai non sei più un’incognita. Sei un errore attivo. Instabile. Eppure… necessario.»

Rea sentì un tremore tra le scapole.

Non parlava.

Non sapeva più quale fosse il suono della sua voce.

L’uomo fece un passo lento.

Il suo tono restava neutro, come se recitasse una legge già scritta.

«Epidemie. Guerre. Le crepe che hai portato con il tuo essere non sono nuove. Esistono da sempre. Alcune si notano, altre restano sotto pelle. Il tempo non fa differenza. Solo il disegno riconosce il punto in cui deve aprirsi.»

Un’immagine si accese a lato. Una linea temporale olografica.

Fiamme. Corone. Idoli.

Masse inginocchiate.

«Tutto converge qui. Nell’Hýlē. Nel punto in cui queste idee devono farsi forma.»

La luce tremolò appena.

L’uomo continuò.

«Quel disegno è stato tracciato molto prima della materia. Nel luogo dove l’oscuro fu parola e il pallido fu silenzio. Tu non dovevi vedere, ma hai visto. Se dovessi ricordare…»

Fece un altro passo. Una sottile minaccia.

«Questo tempo non è tuo. Il corpo non è tuo. Questo mondo è solo nostro.»

Un secondo di silenzio.

«Dimmi… come ci sei riuscita? Come hai fatto a liberarti?»

Rea sollevò appena lo sguardo.

Non capiva. Non sapeva neanche cosa fosse successo.

Si limitò a fissarlo, confusa. Tesa.

«Ma cosa stai dicendo?»

La voce le uscì ruvida.

L’essere la osservò a lungo.

Poi si chinò appena, come se volesse penetrarle negli occhi.

Lei strinse la mascella. Poi, un sussurro.

«Sei reale?»

L’uomo non rispose subito.

Fece un piccolo passo indietro.

«Perché, tu credi di esserlo?»

Una lama che taglia il tessuto di un sogno.

Un lieve rumore attraversò la stanza. Un battito non previsto.

L’essere restò immobile per un tempo incalcolabile. Nessuna reazione visibile. Ma qualcosa, dietro i suoi occhi, sembrava elaborare.

Si voltò.

Fece un gesto secco, come se tracciasse un cerchio nell’aria. Un suono appena percepibile.

Pochi secondi dopo, la parete si aprì. Una fessura organica.

Due figure entrarono. Uniformi opache. Volti senza tratti.

Senza parlare, sciolsero le fasce che legavano Rea.

La sollevarono.

Lei non oppose resistenza.

Il corpo si muoveva. La mente, no.

Seguirono per un lungo corridoio, in discesa.

Più scendevano, più l’aria cambiava peso.

Nessuna luce elettrica.

Solo un chiarore malato. Un riflesso da liquido stagnante.

Poi, la stanza.

Una camera quadrata, scavata nella pietra viva.

Pareti ruvide, ancora umide.

Al centro uno sgabello basso, in ferro ossidato.

Davanti uno specchio nero.

Sopra, un occhio aperto. Semplice, geometrico.

Fu lasciata lì.

Le guardie uscirono.

La fessura si richiuse.

Nessun rumore. Nessuna serratura.

Solo assenza.

Per un attimo, pensò di gridare. La voce non arrivò.

Si sedette.

Tutto il resto stava scomparendo.

Restava solo il suo respiro. Il vuoto che si muoveva lento tra le ossa.

«Finalmente sei arrivata… madre.»

Nel nero dello specchio, qualcosa si inclinò.

Un’assenza prendeva forma.

Isen.

Serie: Hýlē


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Discussioni

  1. Per aiutare nella lettura, riporto di seguito l’ordine dei vari episodi:

    Episodio 1: Logos
    Episodio 2: Caduta
    Episodio 3: Sinfonia
    Episodio 4: Controcanto
    Episodio 5: Segno
    Episodio 6: Kairon
    Episodio 7: Deviazione