Diario di una nudista
Non so bene cosa scrivere, so solo che sono stranita. Sono di una tristezza densa, mutevole e distaccata. Piccoli sprazzi di gioia si alternano allo sguardo che cade sulle mie cosce mentre sul water mi chiedo dove sia la salvezza. Ha senso parlare di salvezza? Sono in un campeggio nudista circondata da peni cadenti, l’acqua brilla poco invogliante, ricoperta da una patina grigia e mucillaginosa. Davanti a me ci sono cinque ombrellini fintamente tropicali che coprono corpi rossicci e un po’ volgari. Nonostante il mare e il sole mi appare tutto tetro, forse perché sono distesa su un letto di ghiande e terra dura; anche gli alberi sono duri, e pure screpolati. Cerco sempre e solo un senso e non so in che altro modo vivere, sorriderò di queste opache frasi in futuro, spero, ma per adesso sono senza speranze. Spero solo in un abbraccio che quando arriverà mi farà sentire soffocata da forze estranee, aspetto un segno amato che mai riceverò come vorrei. Forse è quello il lato comico della quotidianità , sapere che tutto sarà sempre squallidamente disatteso, tranne quando sembrerà squarciarsi il tempo per via di qualche piccola frase, qualche piccola visione. Sempre ovviamente di sfuggita. Sono inutilmente cupa. Passa di nuovo davanti a me un aitante quarantenne dall’aspetto fintamente trasandato, è nudo e sfreccia su un monopattino. Non molto sexy ma comunque apprezzabile.Â
Attempate signore piene di pieghe porgono religiosamente il viso a doccette gelide e dietro risplende ammiccante il putridume di mare. Ci sono dei bambini che giocano ai piedi di una struttura fatta di scivoli incandescenti e placche di compensato, sono contenti e urlacchiano avvolti dai loro accappatoi sgargianti. Penso che se esistesse un bambino con il carattere che ho adesso sarebbe veramente insopportabile: troppo tardi per tornare all’infanzia, sarebbe un’incubo di banalità . Forse la scrittura mi rasserena, avrei voluto un foglio ma su carta mi si accende un folle lirismo che poi mi imbarazza un po’ quando mi rendo conto che mi compiaccio nel rileggerlo. Nulla sta accadendo eppure tutto brulica attorno a me, mille scelte vengono prese e mille abbandonate mentre io respiro annichilita da qualche morso di cibo scadente e due singoli tiri di sigaretta. What is life? Niente di quello che penso, però a ben pensarci è la mia di vita quindi quello che penso direi che può contribuire a capire cosa sia per me. Peccato che io non ci pensi mai veramente. Non mi pongo tanto il problema, solo nella noia riemerge la velleità di scoprire cosa possa essere al di fuori dello sconforto e della pressione bassa. Cercare di capirlo mi sconforta ulteriormente e allora dimentico la mia ricerca e mi distraggo a inventare scenari che poi tornano tutti alla faccia insondabile di un depresso. E ai baci che potremmo darci, dati un po’ male da lui e accolti acriticamente e festosamente da me. Il teatrino della delusione.Â
Avete messo Mi Piace1 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Bello lo stile. Molto cinematografico.