DIETRO LO SCOGLIO

Maiorca – 1992

Quando entrarono, a inizio pomeriggio, nella grande hall dell’hotel non passarono inosservati: lui alto, biondo, pelle chiara, forse tedesco; lei altrettanto alta, pelle scura, lunghi e lucidi capelli neri, forse brasiliana. Sostarono un poco alla reception, poi salirono sull’ascensore, con due grosse valige. Li rividi alla sera, nel luccicante salone ristorante: una giovane e bellissima coppia, forse in viaggio di nozze.

Alloggiavo al settimo piano dello stabile principale del resort; a fianco sorgeva una struttura più corta, ma ugualmente alta. Sotto, nel rettangolo tra le due costruzioni, brillava una grande piscina azzurra.

Dopo cena salii nella mia stanza; mi piaceva dal balcone guardare nelle finestre illuminate di altri turisti, negli alloggi di lato. C’era chi si baciava, spogliandosi in fretta; qualcuno si metteva a litigare; altri accendevano subito il televisore appeso alla parete. Poi le luci si spegnevano, e quasi tutti scendevano al bar, prima della passeggiata sul lungomare. E proprio al settimo piano vidi ancora una volta la coppia arrivata quel giorno: appena entrati nella stanza si tolsero le scarpe, si scambiarono una carezza, poi tirarono le tende e sparirono alla vista.

La mattina seguente scesero in spiaggia, tra gli sguardi curiosi di maschi e femmine. Lei sembrava una statua di ebano; lui una scultura greca di marmo candido. Avevano l’ombrellone in prima fila, a pochi metri dal mare. La mora si infilò degli occhiali da sole dorati, e si stese sul lettino; il biondo andò subito verso l’acqua e, appena possibile, si mise a nuotare con potenti bracciate. Arrivò in pochi minuti allo scoglio che proteggeva la spiaggia, distante un centinaio di metri. Poi scomparve, oltre le rocce, per tornare indietro dopo più di mezz’ora. Lei lo salutò con la mano, continuando a leggere una rivista.

La scena si ripeté per tutta la settimana: la mora non entrava mai in mare, preferiva ogni tanto fare una doccia, senza bagnare i capelli, e tornare in fretta sotto l’ombrellone; il biondo faceva la sua lunga nuotata, per poi distendersi vicino alla compagna.

Sabato era il mio ultimo giorno di vacanza, sarei partito domenica mattina, verso l’aeroporto. Non avevo mai superato lo scoglio, nelle mie timide uscite in mare; forse temevo qualche crampo, o che l’acqua fosse troppo mossa. Ma qualcosa mi spinse almeno a provarci. Il tedesco era dentro da poco, con una buona andatura, infatti lo persi subito di vista. Avanzai con un po’ di fatica, il fondale diventava man mano più chiaro e uniforme. Finalmente ecco lo scoglio, a sinistra: sembrava più piccolo visto dalla spiaggia. Dietro le rocce, su un paio di barche, alcuni ragazzi buttavano le lenze; altri prendevano il sole. E poi vidi il biondo, vicino ad un gommone con il motore spento. Stava baciando una ragazza bionda, molto giovane all’apparenza. Dall’acqua sorgevano soltanto le teste e sotto, i loro corpi, parevano abbracciati. Dopo qualche minuto salirono entrambi sulla imbarcazione, lui prese il remo e si allontanò un poco dallo scoglio.

Turbato ripresi a nuotare verso riva; scansai un festante gruppo di bambini che giocava a palla, dove l’acqua ormai era bassa. Mi diressi verso il corridoio di piastrelle che portava alle docce; la mora non c’era sul lettino, forse l’avrei incrociata nella zona dei bagni. Ma notai i suoi sandalini dorati sotto la sdraio, e non l’avevo mai vista camminare scalza.

Decisi di tornare in hotel: dovevo ancora preparare la valigia, ma soprattutto non mi andava di veder quei due incontrarsi, sotto l’ombrellone, dopo la mia involontaria scoperta.

La sera arrivò in fretta, assieme ad una leggera brezza che faceva dondolare gli alberi più frondosi e gli ombrelloni ancora aperti. Uscii sul balcone e guardai verso le finestre della coppia: dietro le tende bianche erano accese le luci. Le onde del mare si stavano alzando, rumoreggiando contro lo scoglio. Pensavo di rientrare in stanza quando mi accorsi che una delle due tende era stata aperta; probabilmente avevano terminato di cambiarsi, per andare a cena.

Ora la mora è davanti al lungo specchio di fianco all’armadio; ha un elegante vestito rosso, pieno di ricami. Si sta sistemando i capelli, raccolti sulla nuca da un grande fiore bianco di seta. Poi raccoglie una borsetta da terra, e si avvicina alla porta. Un colpo di vento più forte, per qualche secondo, sposta la tenda dell’altra finestra. Il biondo è nudo, disteso sul letto con la faccia sul cuscino. Sulla schiena ha piantato un grosso coltello, con il manico dorato, in mezzo ad una larga chiazza di sangue.

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Discussioni

  1. Ovviamente che si frutto della tua fantasia, o, forse, lo hai costruito partendo da un fatto reale da te vissuto.
    Ad ogni modo, sono rimasto con gli occhi sbarrati sul finale: mi aspettavo che il protagonista li avrebbe visti litigare, magari anche furiosamente, ma di certo non che sarebbe finita in un bagno di sangue.
    Molto, molto bello. Piaciutissimo!

    1. Grazie mille Giuseppe.. la storia nasce da un vecchio e reale ricordo, tranne il finale.. forse, ti do ragione, un poco truculento.. (ma visto quel che capita ogni giorno..)

      1. Trovo che il finale si adatti perfettamente alla storia, perché oltre a creare il colpo di scena, dà vita ad un’atmosfera molto coinvolgente, proprio perché sul finale assume le sfumature inattese di un thriller.
        E, poi, è vero, la canzone di Lucio Dalla potrebbe benissimo fare da sfondo a questo racconto! 😊👌

  2. Molto, molto carino questo che tu definisci ‘raccontino estivo’. Piacevole da leggere e curioso. Devo dire che il colpo di scena del vedo/non vedo dietro allo scoglio non era preannunciato e, quindi, direi molto riuscito. Se posso spingermi più in là, io ci avrei messo del ‘piccante’. A tinte forti il finale. Bravo

    1. Grazie Cristiana.. il tuo commento è sempre preciso. Beh, sì, con i biondi mi sono fermato al romantico, altrimenti la mora si arrabbiava ancora di più..!