
Dimitri e Katrina
Dimitri e Katrina si erano sposati da poco e adesso vivevano in una grande città , verso Est. Lui faceva il vigile del fuoco, era stato il suo sogno fin da piccolo.
Il Governo Centrale aveva concesso loro la possibilità di vivere in un alloggio, all’interno di un bel quartiere, realizzato da poco. Alla popolazione del posto erano stati messi a disposizione tutti i servizi. Nulla doveva mancare, perché quando si è felici e non ci sono problemi, la vita è migliore e non si commettono crimini. Così come farebbe un buon padre coi figli.
Un giorno, alla Centrale lì vicino scoppiò un grosso incendio. Appena giunta la notizia, la squadra di Dimitri fu la prima a partire e ad arrivare sul posto.
Le fiamme facevano impressione. Alte come palazzi, con il vento che le sbatteva da una parte all’altra, parevano le onde di un mare inferocito. Una colonna di fumo era salita velocemente verso il cielo. Densa e nera come la pece. Si riusciva a vedere a chilometri di distanza. L’aria era irrespirabile. Ti prendeva agli occhi e alla gola.
La squadra si posizionò immediatamente ed iniziò le manovre di spegnimento. Non fu facile. Tutti quanti urlavano come pazzi e pure il caposquadra sembrava un indemoniato, mentre cercava di dare ordini, per gestire il grande caos che s’era creato tutt’intorno. Dopo poco, per fortuna, si aggiunsero altre unità . Servì un giorno intero, per contenere l’incendio.
Al termine dell’operazione, Dimitri e i suoi compagni fecero ritorno alla Stazione, ma, durante il tragitto, l’automezzo fu costretto a cambiare strada: coloro che avevano preso parte alle attività , dovevano recarsi presso l’ospedale principale. Ordini dall’alto. Lo scopo era precauzionale, si lesse nel dispaccio.
Gli uomini vennero collocati in un’ala della struttura a loro riservata e piantonata notte e giorno. Rimasero lì per diverso tempo.
Dopodiché, sempre su indicazione del Governo Centrale, fu data la possibilità ai famigliari di andarli a trovare.
Katrina era felicissima. Per due motivi. Primo, riabbracciare suo marito, secondo, dirgli che era incinta, di una femmina. Lo aveva scoperto proprio in quei giorni.
«Salve, sono la moglie di Dimitri Ivanov» disse alla guardia.
«Secondo piano, stanza 17.»
«Grazie.»
«Solo una domanda, Signora Ivanov…»
«Dica pure.»
«Lei è in stato interessante? Dobbiamo chiederlo a tutte le visitatrici che si presentano qui.»
«No.»
Katrina scelse di non dire nulla. Voleva tenersi per sé la bella notizia e rivelarla al marito a tempo debito, magari dopo che fosse uscito dall’ospedale.
La fecero salire. La stanza dove si trovava Dimitri, in realtà , era un gigantesco camerone in cui era stato destinato tutto il gruppo.Â
Fortunatamente, nessuno si era fatto male e aveva riportato traumi, perciò, quando Katrina mise piede nel reparto, le sembrò di ritrovarsi davanti più una comitiva di amici, che dei ricoverati. Dimitri e Katrina rimasero insieme un’oretta circa. Poi, si separarono. Gli orari erano molto rigidi.Â
Quello che accadde nei giorni successivi, fu riferito a Katrina da alcuni membri del Governo Centrale. L’ospedale fu interdetto e l’accesso consentito solo al personale autorizzato. Suo marito morì alcuni mesi dopo e la stessa sorte toccò agli altri compagni. A nessuno fu data la possibilità di vedere e piangere quei corpi.
Vennero organizzati dei funerali di Stato, ai quali parteciparono le massime autorità . Furono trasmessi alla radio e in TV, ne parlarono tutti i giornali. Le dissero che doveva essere felice e orgogliosa di aver sposato un eroe.
Katrina, oggi, è ancora viva. Abita nello stesso appartamento, ma è sola. La foto del marito appesa al muro, la bacia tutti i giorni. Le hanno riconosciuto una specie di pensione, un indennizzo che le permette di poter campare dignitosamente. Il Governo Centrale, continuano a ripeterle, non si dimentica degli eroi del popolo. I medici continuano a visitarla. Le fanno fare dei controlli periodici. Ancora non riescono a spiegarsi come lei sia sopravvissuta. L’ipotesi più probabile è che il feto abbia assorbito tutte le radiazioni, salvandola. Ma si tratta solo di un’ipotesi. Quello che è certo, è che anche la figlia non ce l’ha fatta. Quando è nata, il cuore già non batteva. L’avrebbe chiamata Sofia.
Avete messo Mi Piace7 apprezzamentiPubblicato in Narrativa
Ciò che ho più apprezzato nel tuo modo di raccontare è stata l’assoluta mancanza di un giudizio, cui sarebbe stato molto facile incappare. Nel momento in cui indagano su una possibile gravidanza, ammetto, di aver presagito il peggio, come poi è stato. Hai scritto un racconto equilibrato, onesto e molto toccante. Complimenti.
Grazie mille Cristiana per il tuo passaggio e le tue bellissime parole!!!
“Il Governo Centrale, continuano a ripeterle, non si dimentica degli eroi del popolo.”
Dovessi scegliere tra tutte le immagini, questa è quella che più mi ha fatto male. Ho immaginato la donna rimasta sola, andare avanti come può, nonostante il dolore atroce che le è toccato. E le tocca pure dire grazie per l’aiuto, ma è un aiuto che stona come un arma puntata alla gola.
Racconto molto ben scritto. Bravo!
Grazie mille Dea, sono contento ti sia piaciuto! A presto!
Hai scritto (magnificamente) una pagina tristissima della storia recente. Pensare a quei giovani mandati a morire senza alcuna protezione mi ha sempre indignato. Vero che sono eroi ma sono morti, lasciando famiglie devastate, e, forse, la loro morte si poteva evitare. Grazie Alberto.
Grazie a te Giuseppe per il tuo passaggio e per le tue parole! A presto!
Ciao, Alberto. Sono entrato nel tuo racconto senza difese. La tua scrittura mi ha assorbito sin dal primo istante, concentrando nel margine delle parole disponibili un intero universo di sentimenti, situazioni, persone lontane, rendendole improvvisamente vicine e interconnesse alla mia intimità , come se ne facessero parte da sempre. L’ho trovata un’ottima prova di equilibrio e intensità .
Ciao Luigi! Sono veramente onorato per le parole spese da te nei confronti di un mio pezzo. I tuoi commenti sono sempre molto profondi e acuti, ponderi ogni parola in maniera estremamente misurata e, soprattutto, non ne abusi. Anzi, dal mio modestissimo punto di vista, hai un rispetto per le parole che io ammiro tantissimo. Ti ringrazio ancora di cuore! A presto!
Grazie a te, Alberto, per le tue parole e per la tua fiducia nel mio sguardo. Un saluto.
Una narrazione fluida e coinvolgente. Una storia concisa, molto verosimile e toccante, soprattutto nel finale.
@cedrina Ciao Luisa, grazie mille per le tue parole! A presto!!!
Che tristezza 😔
@ariannapaju Ciao Arianna, sì lo so, me ne rendo conto, è una storia triste. Grazie per il tuo passaggio!!!
Storia triste, ma scritta benissimo! E poi, è giusto far versare qualche lacrima ogni tanto a questi lettori, no? 😅 Bravo Alberto.
Ciao Arianna, grazie mille per le tue parole! Mi dispiace averti rubato qualche lacrima, non era mia intenzione, ma la storia da raccontare mi piaceva molto! A presto!