
Dove sei?
Serie: Saṃsāra
- Episodio 1: Re-incarnazione
- Episodio 2: Bed & Breakfast
- Episodio 3: Compact-Disc
- Episodio 4: White Pearl
- Episodio 5: Nucleo
- Episodio 6: Dove sei?
STAGIONE 1
Nonostante ciò, so che non dimenticherai mai chi siamo stati.
Così come non potrai dimenticare, le canzoni che cantavo solo per te, lontano da tutto e tutti.
La lucidità in questo nuovo corpo, mi attraversa ancora, ma sono momenti brevi.
Prima che sparisca di nuovo, volevo dedicarti proprio questa. So che tu capirai, mio bambolo.
Nel mio cuore ancora ti percepisco, limpido e puro come solo tu sapevi essere. Eppure, subito dopo questa sensazione mi sento il petto stringere forte, come fosse uno straccio, arrotolato e strizzato a più non posso dalle insensibili mani del panico. Lui non esiste più, nella realtà. O almeno, questo è quello che io percepisco.
Non è stato fortunato come me, non ha trovato presto un nuovo involucro indossabile, no.
Forse nemmeno è riuscito a cercarlo, magari il suo spirito gironzola ancora intorno alla scena del tragico incidente mortale a cui l’universo ci ha voluto sottoporre. Lui, che quando con me sognava era più fantastico del solito. Contavamo le stelle, pensando che fossero i posti che avremo visitato.
O che sarebbero stati tutti quei baci che in quelle città ci saremo donati l’un l’altro, di continuo.
Eri il mio orso, e il mio bambolone. Tenero, come solo tu poteva essere e anche duro nei momenti più disparati.
M’innamorai di lui forse troppo tardi, considerati gli eventi.
All’inizio ero così diffidente, lo status sociale a cui apparteneva mi imbarazzava alquanto e creò in me una sorta di giudizio errato nei suoi confronti. Avevo persino scoperto che alle lezioni veniva con l’autista personale, un giorno lo vidi salire a bordo di un veicolo che sembrava somigliasse a quello del presidente degli Stati Uniti.
Non ci volevo avere niente a che fare, sembrava un utopia persino solo parlarci, con uno così.
Io che per quel corso di musica dovetti lavorare per circa tre mesi in una nota catena di fast-food della città, in pieno centro, dove i turni maggiori di sei ore fossero vietati per legge. Si, perché un essere umano dopo un tot di ore a lavorare come un automa, rischia di diventare un robot in carne ossa, anzi. In tungsteno e cavi elettrici.
Addirittura scoprii da uno dei professori che lui non era lì per questioni legate al canto, bensì alla recitazione.
Pensai che fosse proprio roba da signorotti, un capriccio di un attore che voleva scimmiottare chi canta.
Mi dissero inoltre che il padre fosse uno dei maggiori donatori della fondazione, per cui quel corso non lo stava manco pagando e tutte queste cose insieme contribuirono al dipingerlo da parte mia come l’ennesimo capitalista in erba che vuole giochicchiare, tra le persone normali, perché annoiato dall’opprimente desolazione del suo castello.
Eppure la sua voce, aveva un qualcosa di trascendentale. Non me lo sarei mai aspettata, ma un giorno all’uscita della lezione mi prese alla sprovvista. Ero sovrappensiero, dato che per via del ritardo di alcuni colleghi di corso avevamo finito più tardi e io avevo sicuramente perso il mio ultimo autobus, continuando a domandarmi se ne passassero altri, in preda allo stupido rifiuto delle circostanze. Lui venne alle mie spalle, facendomi prendere uno spavento per il quale lo maledissi prima ancora di averlo visto in faccia. Anche lui, si spaventò! Notai che le sue reazioni furono diverse rispetto a quelle che aveva quando si trovava in mezzo a molte persone. Come se si fosse tolto una qualche sorta di maschera, e dietro ne sia rimasta la nuda realtà senza costumi di scena ed effetti speciali.
«Presumo che oggi, dovrai andartene a piedi, a quest’ora il 19 non passa più…» mi disse.
«Spero solo che non abiti lontano, altrimenti quei piccoli piedi dovranno stancarsi più di quanto avresti immaginato» aveva aggiunto, guardandomi proprio verso le scarpe con ammirazione.
«Anche se conosci già il mio nome, avendolo senz’altro sentito dagli altri comunque piacere, io sono Luciano» aveva aggiunto, protendendo la sua mano verso di me. «Sara, si, in effetti lo sapevo già…» gli avevo risposto io.
Ma quando venne il momento di lasciarci la mano, provai un senso di sconforto, come se… fu come se io avessi percepito un richiamo. Il suo, richiamo. Mi voleva dire qualcosa, ma non era assolutamente in grado.
Cercava la mia attenzione, ma aveva una forte paura di chiederla, persino di ottenerla.
Lo sentivo, era pieno di emozioni inespresse e parole mai pronunciate.
Continuò, con i suoi fuorvianti modi che potei vedere per la prima volta, lì, quella sera.
«Ti accompagno io, dai, lo farei volentieri. Fare due passi fa bene, aiuta il respiro e stimola la circolazione.
Andiamo, su, non essere timida» aveva iniziato a dirmi mentre con le mani in tasca nella sua giacca Ferragamo camminò dandomi quasi le spalle, come a forzarmi nella sua decisione. Ma che stupido, dissi a me stessa.
Quello nemmeno sapeva che io abitavo a più di venti chilometri da lì, una camminata del genere sarebbe stata un vero e proprio suicidio per entrambi. Ma lo avevo seguito, inizialmente per farlo almeno demordere, senza sapere che quella sarebbe stata la nostra prima notte insieme. Si preoccupò, quando capì quanto realmente vivessi lontana. Al mio sentire parlare di taxi quasi provò rabbia, non tollerando che dovessi spender così tanti soldi per un servizio del genere in sua presenza, così mi propose di portarmi lui stesso, che avrebbe richiamando il suo autista.
Si, quest’ultimo non si trovava più nei paraggi perché Luciano nel vedermi sola, nei pressi di quella fermata, si era disfatto della sua zona comfort pur di parlare con me, anche solo per pochi istanti.
Quindi nella sua testa, era realmente intenzionato ad accompagnarmi a casa mia, a piedi.
Non l’aveva detto solo per essere carino e cose del genere, no.
Lo avrebbe fatto per certo, e quando capii questo, ne rimasi sbigottita.
Riuscii a vedere una parte di lui che era rimasta nascosta, da un eternità.
Era di una dolcezza unica, e decisi di fare uno strappo alla regola: mi sarei fatta portare dove voleva lui, anche perché provavo un po’ d’imbarazzo all’idea di farlo salire nel mio seppur accogliente, umile e minuscolo monolocale.
Serie: Saṃsāra
- Episodio 1: Re-incarnazione
- Episodio 2: Bed & Breakfast
- Episodio 3: Compact-Disc
- Episodio 4: White Pearl
- Episodio 5: Nucleo
- Episodio 6: Dove sei?
Ciao Loris! Scelta azzeccata quella di iniziare a ricostruire, arrivati a questo punto, le vicende che hanno dato origine alla storia d’amore di Sara. Tra l’altro ho notato solo ora l’analogia tra il nome della protagonista al titolo della serie, è una voluto?
Diciamo che con la struttura di mille parole a capitolo, ho dovuto obbligatoriamente proseguire verso determinate acelte che comunque hanno portato a suddividere la storia in maniera diversa. I flashback sono molto utili, mi sembrava il momento giusto per inserire questo importante tassello. Per quanto riguarda il nome, è stato scelto a storia già sviluppata, così come l’effettivo titolo. Inizialmente avevo selezionato più potenziali nomi, alla fine questo connubio con il titolo ha portato a scegliere proprio Sara🤣
Questo flashback apre una nuova linea narrativa da esplorare per dare ancora più profondità alla storia.
Sono curioso di vedere dove ci condurrai.
@joe8Zeta7 Ben trovato signor Zolli 😎 Se tu sei curioso, io non posso che esserne compiaciuto! Mi fa molto piacere, che hai letto anche questo capitolo.
Mi piace questa digressione nel tempo che svela il primo incontro. E poi, l’invito ad accettare il passaggio. Sarà stata proprio quella volta li?
@cristiana Dai, ci voleva un attimo di stacco, vero? D’altronde spesso è molto probabile che dietro una grande donna, ci sia un grande uomo. E ahimè, loro due sono andati via insieme, proprio come insieme stavano vivendo e crescendo reciprocamente. Era insomma giunta l’ora, di parlare anche un po’ di Lucio. Grazie per aver lasciato un segno della tua lettura, ne sono come sempre grato 🥸