Dove si rimane per non andare via è solo sofferenza
Serie: Autobiografia di un sensitivo sensibile
- Episodio 1: Autobiografia di un essere sensibile
- Episodio 2: E il secondo giorno vide che era già buio
- Episodio 3: La comunione con la tranquillità
- Episodio 4: Il commissario suona sempre due volte
- Episodio 5: Come si veste Carneval ad Halloween?
- Episodio 6: La mia bambolina
- Episodio 7: Un tuffo nel peluche
- Episodio 8: La bambola numero due
- Episodio 9: L’assassinio del destino
- Episodio 10: Dove si rimane per non andare via è solo sofferenza
STAGIONE 1
Dove ero rimasto? Ah, sì, sto ripulendo la lama sotto il rubinetto, la lavo prima lentamente come se fosse qualcosa di delicata e preziosa, ma ad un tratto la lavo sempre più forte, con le dita quasi nude mi scarno le dita delle mani, esce del sangue ma io strofino, strofino fino a tirare fuori un urlo mentre il coltello scivola via nel lavabo colando a picco come una nave fa con tutti i suoi passeggeri. Getti di sangue si uniscono al puzzle. Sono troppo nervoso quando torno a casa. E’ la mia prigione: o mi chiude dentro e rifletto fino a farmi uscire il fumo dalle orecchie o il pericolo più grande è che mi chiuda fuori col rischio di essere aggredito da altri come me. Non sono un killer coraggioso, sono piuttosto impacciato e ho paura delle persone. Ansia sociale probabilmente. Quella coppia però, aveva con sé dell’energia che sfuggiva dalle mie mani. Un altro tipo di energia mi ha portato a distruggerli, distruggerli, distruggerli. Ci sono energie negative nel mondo sapete? Poli positivi e negativi, chackra troppo carichi, il sole che scoppia di esplosioni solari sempre più potenti che interferiscono con gli stessi pensieri che circolano nell’aria delle teste di cazzo come voi. Io non credo di essere cattivo, sono gli altri che lo sono, per questo devo eliminare tutte le persone negative intorno a me, l’ho dicono dappertutto. Ho appena iniziato. Odiavo quella coppia perché io amavo lei. Strano che quando si ama si odia e si odia quando si ama ma è così che funziona. Quando vuoi possedere qualcuno, quando vuoi averlo a tutti i costi. E’ la legge del capitalismo, la nuova Bibbia per i poveri, le Nuove Tavole della Legge. Uccidi il più povero di te in spirito e materia e sarai ricompensato. Griselda, ti prego perdonami. Perdonami. Il senso di colpa sta trafiggendo anche me.
Mi specchio: non riconosco il volto che mi guarda. Le linee della mia faccia si sono affilate, come se il dolore avesse inciso una cartografia nuova e dolorosa. Le mani tremano ancora, anche quando sono asciutte; ogni fibra del mio corpo vibra come una corda tesa. Vorrei potermi sedere, ma non riesco — il pavimento sembra inclinato; ogni oggetto della stanza conserva un riverbero di quella scena sul prato, come se la realtà non avesse ancora deciso di tornare al suo posto.
La radio gracchia in fondo: notizie, pubblicità, una voce neutra che pronuncia parole senza senso. Non ascolto, solo associo: «coppia trovata» — due parole che rimbalzano nella mia testa come schizzi di vernice su un muro. I pensieri si sovrappongono e si rapprendono in immagini impossibili: il cedro come un dio antico che prende appunti, l’orsacchiotto con gli occhi cuciti che mi fissa come un giudice muto, il sangue che diventa inchiostro e scrive il mio nome su fogli invisibili, di pelle.
Vado alla finestra. Fuori, la strada è esattamente com’era prima: il bidone della raccolta, la signora con il cane, il lampione che tremola. Se questo è un teatro, la città recita la stessa scena ogni giorno senza sapere di me. Eppure so che non potrò restare nello stesso posto più a lungo di quanto ci mette un vetro a incrinarsi.
Un suono sordo dalla porta — forse il condominio, forse solo il mio immaginario che fa rumore. Mi blocco, trattengo il respiro. Ogni passo verso il corridoio pesa come una condanna. Le dita mi bruciano, e quando apro la porta non c’è nessuno: solo un volantino infilato sotto il tappeto, lo apro e c’è il simbolo di Batman sopra. Batman? Che strano, mi ricorda qualcosa. Un altro segno di un destino che si incrocerà con qualcos’altro e ancora altro ancora, all’infinito.
Stringo il coltello nel palmo solo per sentire ancora quella realtà metallica, quel freddo che mi ancora a qualcosa di concreto. Non so se sto pregando o facendo un giuramento. Griselda, perdonami, ti prego di perdonarmi, io non volevo ucciderti, HO DOVUTO FARLO. Mi faccio il segno della croce tre volte e poi mi getto a terra in ginocchio. Guardo il volantino con il simbolo di Batman. E’ un cattivo segno. O un brutto sogno?
Chiudo gli occhi e provo a contare i battiti. Uno. Due. Tre. Ma il numero più che contare mi accusa. Il tempo si allunga e si dilatata, per la prima volta, sento l’ombra dentro di me spalancarsi ma io adesso non so chi sono.
Serie: Autobiografia di un sensitivo sensibile
- Episodio 1: Autobiografia di un essere sensibile
- Episodio 2: E il secondo giorno vide che era già buio
- Episodio 3: La comunione con la tranquillità
- Episodio 4: Il commissario suona sempre due volte
- Episodio 5: Come si veste Carneval ad Halloween?
- Episodio 6: La mia bambolina
- Episodio 7: Un tuffo nel peluche
- Episodio 8: La bambola numero due
- Episodio 9: L’assassinio del destino
- Episodio 10: Dove si rimane per non andare via è solo sofferenza
Sai tendere molto bene il filo che separa l’immaginazione dalla realtà. Mi chiedo: l’assassino è impazzito e si crede un altro, o un sensitivo sensibile si immedesima nell’omicida. Bravo!
Non lo sappiamo chi sia davvero. E’ il sensibile o sta agendo qualcun altro? Chi è che ha ucciso la coppia? Tutto questo in una probabile seconda serie… grazie.