E poi c’è lui…

Ci sono quei giorni in cui ti senti sola da morire.

Guardi il telefono e hai zero notifiche. Pensi:”Ma perché quelli de <fatti sentire eh>” non si fanno sentire loro per primi?”

Sono sempre io a scrivere agli altri. Ogni giorno ci casco di nuovo ed è subito “come stai?”, “bene, tu?”, “insomma…”, ma nessuno chiede mai perché stai “insomma”.

Mi domando se quelli che considero i miei veri amici siano davvero tali o se siano solo il frutto dalla mia estrema caparbia di tenermi stretto qualcuno per non dover piangere tutti i giorni da sola.

Alle volte ci penso e traggo pessime conclusioni che non sono ancora in grado di sopportare, quindi smetto di pensarci, ma finisco sempre col cedere e scrivere nuovamente per prima.

Poi c’è questo ragazzo comparso dal nulla che da qualche mese a questa parte è entrato a far parte della mia vita. Probabilmente è l’unica persona che mi è rimasta e che tutti i giorni ha la volontà di passare sotto casa mia per stare insieme quel paio d’ore.

Non so dire se siamo una bella coppia o se stiamo insieme per inerzia perché entrambi abbiamo paura della solitudine.

È una complicità stana la nostra. Ridiamo tanto quanto piangiamo. O meglio, lui non piange mai perché “è un uomo”, questa cosa la dice scherzando, ma purtroppo la nostra società si fonda su questo, quindi in un modo o nell’altro alla fine una parte di lui crede davvero non vada bene piangere se si è maschi.

Nonostante quindi io sia una persona terribilmente sensibile che se la prende anche per le più piccole sciocchezze, lui riesce sempre a dirmi comunque “a me piaci così!”, pertanto è palese che mi sorgano dei dubbi: mi piace o mi piace essere desiderata?

Alla mia età nessuno si pone realmente questo problema perché alla fine della fiera c’è una vita intera da vivere ancora, quindi che sia o meno quello giusto ha poca importanza davanti all’immenso spettro di tempo che rimane da vivere, ma io non riesco a non chiedermelo.

In questi momenti di riflessione mi sento un po’ Dostoevskij. Aveva ragione quando diceva che gli stupidi stanno meglio perché si fanno meno domande e si vivono la vita così come arriva.

Se tutti riflettessimo un milione di volte sul da farsi di sicuro molte storture oggi non esisterebbero, ma allo stesso tempo saremmo tutti molto più soli, più chiusi in noi stessi e non riusciremmo a viverci a pieno questa vita, che tanto non ha un reale scopo… quindi che senso ha pensare troppo?

Avete messo Mi Piace1 apprezzamentoPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Ciao Alessandra. Penso che nel mezzo ci sia la verità, giusto pensare ma ad un certo punto trovare la leggerezza di una bella giornata al sole, un libro, qualcosa che ci fa stare bene e sorridere. I loop non portano mai nulla di buono. I veri amici sono rari da trovare, ma a mio parere non sono una specie in via di estinzione: prima o dopo, se avrai la voglia di aprirti al mondo e ad altre persone, qualcuno risponderà a quell’ “insomma”