… e va bene così…

Ho sentito dolore.

Uno squarcio acuto, da fendente acuminato e all’improvviso ho saputo di non avere altra scelta.

Ora che sono lontana, ora che solo la strada mi riempie gli occhi, una sensazione di quieta di benevolenza mi accompagna.

È quella che riservo a me stessa, perché ho avuto il coraggio di stipare la mia vita dentro una scatola e di uscire dalla porta dell’inferno.

Voltandomi indietro, mentre andavo, ho visto la muraglia di fiamme minacciose che si allontanava muta e, a fatica, ho realizzato d’esserne stata avviluppata un tempo, perché, appena fuori, la libertà mi ha subito presa a braccetto e mi ha sussurrato alle orecchie qualcosa di talmente dolce da infondermi la voglia irrefrenabile di camminarle accanto.

“Puttana” ha gridato l’uomo, mio padre, tirandomi dietro la sua bile, ma non mi ha presa.

Ero già sulla mia via, a respirare il fumo acre della sera, della vita, sporca e seducente, che mi si attacca addosso con l’ingordigia di un amante che non si accontenta.

Di uomini, in questa città, grande come uno sputo sull’asfalto, ne ho conosciuti molti: quelli che, di nascosto, dietro le tende del salotto, mi hanno spiata mentre me ne andavo per sempre; quelli che millantano una felicità che sa di rancido, come il loro alito.

Si, me ne vado e fanculo tutti.

Fanculo pure a te, papà, che sei sopravvissuto a tua moglie, crepata di noia e di cancro.

Poteva sperare di farcela un giorno, di risalire la china delle sue molte miserie.

E invece ha preferito chinarsi lei, a spalare il letame della tua vita e della mia, fino a quando ha deciso che era venuto il momento di lasciarsi andare.

Ma, cazzo, poteva fuggire via, ficcare me e qualche vestito in una borsa, e scappare, nottetempo, dietro ad un sogno nuovo di zecca, o solo verso un altro posto, meno schifoso.

Quel dolore è quasi scomparso, l’ha placato il vento e non voglio pensarci più.

Voglio fare come Ulisse, trovare ogni scusa buona per non arrivare mai da nessuna parte, e forse, un giorno, un approdo mi verrà incontro per forza e magari, chissà, mi piacerà pure.

Voglio godermelo questo viaggio, che non ha cartine da seguire, dove non esistono tragitti preconfezionati.

Solo motel scovati per caso, panchine di stazioni, bagni pubblici e panini consumati sotto il sole.

Non me ne frega niente di sapere cosa sarà di me, forse perché so bene cosa ne sia stato fino a ieri e se ci penso mi viene da vomitare.

Dunque, addio, mi carico addosso la mia esistenza, e mi consumo le scarpe nella polvere, sui greti dei fiumi e nelle pozzanghere di fango putrido, fino a consumarmi anche i piedi, pur di addormentarmi sotto cieli stranieri da cui non voglio aspettarmi nulla… e va bene così.

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Discussioni

  1. E i tuoi occhi Alessia sono una valigia sempre pronta ad accogliere, impossibile che si riempia… usali sempre i tuoi occhi e poi raccontaci, facci sbirciare dentro la tua valigia ed emozionaci 🙂

  2. Credo di aver cancellato involontariamente dei pezzi ala mia risposta.
    Riscrivo qua:

    Il mio racconto, come di solito avviene per quasi tutto ciò che scrivo, nasce da un’ispirazione improvvisa.
    Nello specifico, lo sguardo mesto di una ragazza con una valigia, intravista nella strada di una grande città.
    Ho subito immaginato che lei in quella valigia ci tenesse riposta una storia difficile, un addio inevitabile.
    Ogni cosa può sobillare la fantasia, un paio di occhi in cui vi sia felicità o rammarico, una musica, un’ increspatura sull’acqua: mi nutro di queste cose e ne scrivo.

  3. Il mio racconto, come di solito avviene per quasi tutto ciò che scrivo, nasce da un’ispirazione improvvisa.
    Nello specifico, lo sguardo mesto di una ragazza intravista nella strada di una grande lei ci tenesse riposta una storia difficile, un addio inevitabile.Ogni cosa può sobillare la fantasia, un paio di occhi in cui vi sia felicità o rammarico, una musica, un’ increspatura sull’acqua: mi nutro di queste cose e ne scrivo.

  4. E il viaggio ebbe inizio… il tuo viaggio tra le parole che sai usare meravigliosamente per regalarci splendidi pezzi di vita, come questo. Spero che questo viaggio non abbia mai fine, cosicché tu possa allietarci ancora con le tue storie.