Ep 8: Per il buon nome del caffè.

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari


NELLA PUNTATA PRECEDENTE: La rabbia del fantasma nella Old Classic ha scatenato una tempesta di caffè stupefacente. Eugenio finalmente ripreso dalle allucinazioni grazie ad un cartone di latte vegano scaduto, si rialza per fronteggiare il fantasma amante del buon caffè.

L’altra metà del formaggio contenuto all’interno del cartone si spalmò sul grugno del cane, il quale mollò l’osso, si scosse abbassando le orecchie con dei mugolii che avrebbero intenerito finanche un bracconiere incallito. Ma Eugenio continuò per la sua strada.

I beduini erano scomparsi, probabilmente erano frutto del composto della caffeina penetrata all’interno delle sue cavità facciali mandando in tilt il suo cervello da koala. Solo quando riuscì ad accorgersi di essere ancora nella sua empia cucina, sentì il terreno sabbioso vibrare come una lavatrice in funzione.

Il vento era forte e la tempesta era tagliente nel vero senso del termine: il cassetto delle argenterie si era spalancato, riversando nell’aire un uragano di coltelli, forchette ed ogni tipo di attrezzo da cucina arrotato. Lo sballottamento dei mobili gettò nel panico il povero Kadmon: i suoi guaiti, tarpati dalla corrente, non contribuivano a tranquillizzare Eugenio, (intirizzito quanto il suo cane).

Il tavolo era rovesciato; l’aggraziata Maria e l’idraulico erano caduti sotto ad una credenza aperta; palesemente scambiata per finestra. La venerabile Maria stringeva ancora il pomello rotto dello sportellino, mentre Mario aveva la testa in un cumulo di stoviglie fracassate.

Ma se il pavimento vibrava e se non era Eugenio a causarlo… chi, se non quell’alta figura che quasi raschiava il soffitto?

Un imponente essere arrabattato con: fornelli, un forno (rigorosamente a microonde), un frullatore, caffettiera a capsule e diversi strumenti di cucina. La creatura issò l’arto sul tavolo: l’affilatezza di quel coltello di un metro rese il tavolo diversamente intero.

Eugenio, da perfetta gallina, cominciò a raccogliere ogni tipo di oggetto per tirarlo a quello che, i giovani d’oggi, definirebbero un “Cucinazord”, usando parole atte a dissuadere il mostro ad arrendersi.

Parole senza un minimo di logica o senso del pudore, le quali non ritengo necessario replicare a scopo di non inquinare le orecchie dei lettori. Tuttavia, visto che errare è umano ma perseverare è da Eugenio, nella foga del momento lanciò pure il cagnolino che si aggrappò guaendo alla macchina in capsule. Dopodiché cadde ai piedi del titano, fuggendo degeneratamente confuso.

Allo stesso tempo, il Cucinazord cominciò a deflettere ogni munizione improvvisata lanciata dal vecchio barbogio, con il suo coltellaccio e la padella incastrata sull’altro arto, lanciando frasi a effetto e aforismi sul caffè degni di un politico in campagna elettorale del tipo: Il caffè! il balsamo del cuore e dello spirito!….Anche un pessimo caffè è meglio di nessun caffè… meglio solubili che mal-miscelati!

Quando Eugenio non tròvo più nulla da tirare, la mano andò al resto delle confezioni di latte scaduto di sua moglie. Il quale, ammettiamolo, sarebbe inaspettatamente efficace contro un essere elettrico.

Purtroppo Eugenio, possedendo il cervello di un ghiozzo, non riuscì a capire che il latte vegano era l’unica possibile arma contro uno spirito amante del buon caffè. Lo lanciò solo in preda alla disperazione senza nemmeno guardare cosa avesse lanciato. Capì che era un cartone di latte quando vide quella melma dall’odore infernale spalmarsi sul coltellaccio. Quando l’arma venne mutilata dal braccio del mostro, Eugenio intuì…

Il Cucinazord puntò quella che sembrava la propria testa verso di lui e con voce empia replicò:

– Non hai alcun senso del buon caffè! Lanciarmi questa bestemmia di latte è più disonorevole di un

colpo alla schiena! Non sono morto nel caffè per essere macchiato con queste offese! –

Eugenio si prese del tempo per capire cosa gli fosse stato detto e, come capì che il proprio latte era stato definito una bestemmia, ripensò alla sua amata moglie e divenne ancora più talpa di quanto non lo fosse prima:

– Ciò che piaceva a mia moglie non può essere cattivo! Rimangiatelo subito! –

– Giammai! Riparerò il buon nome del caffè al costo di morire per la 98esima volta! –

Il possente Cucinazord lanciò via il cagnolino: la corrente lo spedì in viso al vecchio Eugenio, trascinato dal vorticoso Haboob come un boomerang. Dopodiché, il cucinazord si slanciò verso il vecchio dissennato agitando un portentoso “pugno-padella”.

Serie: Il maledetto cacciatore di fantasmi - with Lorenzo R. Gennari


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