
Era matto
Todd Simpley non era tanto alto. Ma nemmeno tanto basso. Se qualcuno fosse stato costretto a scegliere, l’avrebbe definito di sicuro più basso che alto. Ma in generale, la gente non lo identificava mai per la sua altezza, quanto per la sua stazza, d’una rotondità che sembrava crescere di giorno in giorno. Che se lo vedevano al lunedì e poi al martedì, sembrava più grosso. Di fronte a una tale vistosità del peso rispetto alla statura, a nessuno sarebbe mai importato di quanto fosse alto.
Eppure quella particolarità del fisico non era la caratteristica che lo identifica meglio. Era un aspetto morale, un’attitudine dell’anima e non del corpo che lo descriveva ancora di più: Todd Simpley era matto.
O almeno così lo definiva chi lo aveva visto. “Ma che fa?” “Quello è matto?” “Avete visto?” “Mai visto un matto che fa così.”
In effetti Todd Simpley, così, di punto in bianco e senza apparenti motivi, si metteva a ballare. Per strada, in mezzo alla gente. Posava la ventiquattrore sul marciapiede appena prima di attraversare la strada, assumeva un sorriso pieno ma a bocca serrata, tendeva un braccio e lo incurvava, come a cingere un’altra persona immaginaria e iniziava. Iniziava dei passi di danza non meglio identificati, girando su sé stesso e andando avanti e indietro. Invadeva molte volte la strada, rischiando di finire contro un’auto. Era lento, ma costante. Qualcuno scommetteva che emettesse dei piccoli gridolini con la bocca, come a seguire una melodia. Dopo cinquanta, cento, forse mille giri, Todd Simpley si fermava. Si ricomponeva, riprendeva la ventiquattrore e proseguiva per la sua strada.
La scena si ripeteva senza apparenti schemi temporali e poteva capitare di veder Todd Simpley ballare in qualsiasi momento. Come di non vederlo mai.
C’era chi diceva di averlo visto ballare mentre cantava a squarciagola; chi raccontava di avergli visto fare capriole in aria; chi giurava di averlo osservato mentre saltava nel vuoto. Erano tutti preoccupati a spararla più grossa, a poter dire di esser stati spettatori di quel matto di Todd Simpley. Pochi, o forse nessuno si chiedeva chi fosse e perché facesse così.
Ma una volta, sotto una pioggia leggera ma incessante, Todd Simpley si fermò subito prima di un attraversamento pedonale. Posò la ventiquattrore. Poggiò l’ombrello sull’asfalto senza chiuderlo. Si sistemò la giacca e iniziò la sua danza. La valigetta cadde a terra e da una delle tasche esterne, probabilmente chiusa male, uscì una fotografia. Del solito gruppetto che si creava quando Todd Simpley dava prova della sua stravaganza, un signore di mezza età, ben vestito e incuriosito dalla scena, raccolse la fotografia e la guardò. Nell’immagine c’erano Todd Simpley, una donna e un bambino. Quella che, con tutta probabilità, era una foto di famiglia. Non appagato, il signore di mezza età si avvicinò a Todd Simpley, ancora volteggiante e con coraggio disse:
«Senta… mi scusi…»
«Mi dica» disse Todd Simpley con tono fermo ma compiaciuto.
«Ma lei perché balla così… per strada… E poi con chi balla?»
«Danzo con la vita. L’unica con cui ne valga davvero la pena.»
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Molto carino. Bravo.
Grazie 🙂
Scrivi molto bene. La descrizione di Todd è davvero efficace, e crea un personaggio reale e interessante, verso il quale ho provato empatia fin dai primi passi di danza.
La frase finale… un pezzetto di poesia!
Grazie per le belle parole 🙂
Un racconto molto significativo, scritto con uno stile semplice e pulito.
Ben fatto.
Grazie 🙂 Uno stile semplice, ma diretto ed efficace è quello che cerco, quindi per me è un bel complimento.
Mi piace! Poche parole per tracciare uno schizzo che descrive molto bene il personaggio e la situazione.
Grazie 🙂
Complimenti per il gran bel messaggio trasmesso con uno stile di scrittura molto curato che esprime leggerezza e profonditâ: un binomio vincente.
Grazie, è veramente un bel pensiero e delle parole che mi lusingano accostate alla mia scrittura.
Un’opera davvero carina!!
È interessante notare come le persone tendano a etichettare gli altri concentrandosi sugli aspetti più salienti e atipici del loro aspetto o comportamento.
Prima viene notata l’altezza, poi la corporatura e infine la personalità, che, se fuori dall’ordinario, diventa l’elemento distintivo dell’intera figura.
Così, ciò che sfugge alla norma diventa automaticamente la definizione predominante dell’individuo.
Una storia davvero piacevole, con un risvolto lievemente imprevedibile.
Grazie per le belle parole e gli ottimi spunti di riflessione 🙂