
Eravamo quattro amiche al pub
Io e le mie amiche ci conosciamo, ci frequentiamo e ridiamo insieme, da più di quarant’anni. Una volta al mese – più o meno – ci incontriamo per mangiare una pizza, per fare a pezzi qualcuno con la puzza sotto il naso e ridere come pazze.
Ieri ci siamo viste in tarda serata, per andare da Pablito, un pub poco distante dal rione dove abitiamo io e Lella, in due strade vicine e parallele. Abbiamo preso la mia auto blu: una vecchia Smart a due posti. Io alla guida e Sara in braccio a Lella. Nina ci avrebbe raggiunto con la sua Panda, dopo l’assemblea del Consiglio Comunale. Sicuramente ordinata e “tranquilla” come il reparto più affollato di un mercato del pesce all’ora di punta.
«Ho incontrato Michelle, sabato scorso», ha detto Sara, appena ci siamo sedute al tavolo. «Al teatro lirico. Ci va spesso: lei può, non le costa niente. Paghiamo noi.»
«Già. Le paghiamo anche la tessera per il cinema e la tribuna d’onore quando va allo stadio», ha proseguito Lella. «Tutte le spese mediche: dentista, oculista e occhiali compresi.»
«La palestra, la piscina… E il circolo del tennis: fondamentale per la sua attività lavorativa», ho aggiunto io, ironizzando.
«Viaggi in aereo, in treno, in nave, in taxi, in autobus e in metropolitana.»
«Hai dimenticato il pedaggio autostradale», ha fatto notare Lella, rivolgendosi a Sara. «Persino il taglio dei capelli e la sartoria, le paghiamo.»
«Non dimenticate l’auto blu, con l’autista. Ma non una piccola Smart come la mia. Non c’è nessun altro Paese al mondo che abbia un numero così elevato di auto blu. Pare che l’Italia abbia battuto il record, in Europa, nonostante la riduzione progressiva di questi ultimi anni.»
«Michelle e tutti i suoi colleghi non devono spendere un euro neanche in riviste, quotidiani e corsi vari, di lingue, o altro.»
«Poverini! Non ce la fanno neanche a pagarsi un pranzo decente, quando sono costretti o gli conviene essere presenti in sede. E pensare che in Italia ci sono circa 10 milioni di persone che vivono sotto o molto vicini alla soglia di povertà. Pensionati che devono sopravvivere con poco più di 500 euro al mese, facendosi carico, molto spesso, anche di figli o nipoti disoccupati.»
«E poi pare che i primi evasori siano proprio in mezzo a loro. Ecco perché non fanno una lotta seria contro tutti gli altri che evadono il fisco. Dalla dichiarazione dei redditi, di molti amici e colleghi di Michelle, risulta che la diaria per il rimborso spese del soggiorno in sede, più varie ed eventuali, non venga indicata, se non in minima parte.»
«Una vergogna. Adesso che li hanno ridimensionati come numero, forse ci costeranno un po’ meno. Anche se, con tutti i benefit in continuo aumento, non ci scommetterei. Per Natale abbiamo elargito, a nostra insaputa, migliaia di euro per ciascuno di loro, da utilizzare per l’acquisto di tablet, PC e smartphone. Non potrebbero pagarseli con gli stipendi esorbitanti che ricevono ogni mese, i nuovi dispositivi più sofisticati, se non possono fare a meno di gettarne via qualche altro, probabilmente ancora funzionante?»
«Che vuoi che sia» ha continuato Lella «una cifra di 10000 euro al mese? Lordi, naturalmente; abbastanza lordi, per i miei gusti. Una rendita finanziaria per dieci anni di vita, (con tutti gli extra), se paragonata alla pensione del mio vicino di casa, che va in giro per le strade a cercare cartone. I soldi della pensione non gli bastano neanche per comprare un po’ di legna per la stufa. Per fortuna qui da noi, al sud, le temperature non sono rigide come quelle dell’ Ucraina. In alcune citta` del nord – senza andare troppo lontano – come Roma , Milano, i senza tetto che muoiono assiderati nei loro letti di cartone, non sono pochi. Quelli come Michelle e company, di tanto, in tanto, concederanno, forse, qualche elemosina, dall’alto della loro posizione socialmente elevata.»
«Per i privilegiati come loro il “pozzo di san Patrizio” è diventato una miniera preziosa da cui attingere a piene mani, anche per il futuro. Una pensione d’oro calcolata col sistema contributivo, anche dopo pochi anni di servizio, (più o meno onorato), per lo Stato.»
Mentre noi scaldavamo la voce accalorandoci con le penose questioni sul tenore di vita di Michelle e dei suoi colleghi, è arrivata Nina. L’assemblea era finita tardi e lei sembrava sconvolta.
«Come stai?» In risposta alla nostra domanda lei si è messa le mani nei capelli, reduce di un’altra battaglia persa nell’Aula Consiliare del suo Comune.
«Dobbiamo fare qualcosa» è stata la sua risposta. «Così non possiamo andare avanti. E’ uno schifo: sempre la stessa storia, con i soliti vecchi marpioni, arrivisti, opportunisti o corrotti, che impediscono agli altri di fare qualcosa di buono per il paese.»
«Tu cosa proponi?» le ho chiesto.
«Formiamo un movimento nuovo: solo donne, giovani e meno giovani, determinate, coraggiose e battagliere, come il PAF cileno.»
«Donne come noi» ha esclamato Sara con un’espressione compiaciuta. «Ci sto. Un nuovo movimento con un programma semplice e chiaro, per abolire tutti i privilegi più ingiusti e stabilire un pizzico di equita` in piu`.»
«E come lo chiamiamo ’sto movimento?» ha chiesto Lella.
«Movimento lento» ho detto io, scherzando.
Siamo state un po’ in silenzio, a riflettere, poi Sara ha avuto un’idea. «Chiamiamolo Movimento 4 AP.»
«AP nel senso di applicazione tecnologica?»
«No. 4 AP come quattro amiche al pub», ha spiegato Sara ridendo. Anche noi abbiamo iniziato con la ridarella contagiosa, scema e liberatoria. Non riuscivamo a frenarci e molti clienti seduti ai tavoli si sono voltati a guardarci. Dalle loro facce si poteva intuire cose stessero pensando. “Quattro donne attempate, un po’ matte e scalmanate.”
«E il simbolo?» ha chiesto Lella, con un sorrisetto sulle labbra che denotava il suo scetticismo.
«Il simbolo potrebbe essere questo», ha detto Sara, quando ci siamo calmate, indicando la pizza quattro stagioni che il cameriere le aveva messo davanti in quel momento. «Un cibo che piace, alla portata di tutti, buono e colorato, con tanto verde dei capperi, delle olive e del basilico. Lo sfondo rosso del pomodoro e il bianco della mozzarella, in un bel piatto variopinto, decorato sul bordo con i colori dell’ arcobaleno. Questa pizza è perfetta, come simbolo: non l’hanno bruciata; neanche una briciola annerita.»
«E il prosciutto?» ho chiesto io ingenuamente.
«Basta col prosciutto, lo togliamo. Basta con gli allevamenti intensivi dei suini. Caso mai possiamo inserire qualche fettina di seitan.»
Dopo queste parole, io e le mie amiche ci siamo guardate, senza ridere e senza aggiungere altro. Peste suina o meno, la questione meritava, comunque, un attimo di religioso silenzio.
Dubito che riusciremo a cambiare il mondo. Le ingiustizie ci sono state sempre e sempre ci saranno. Noi quattro, però, alla fine, come al solito, ci siamo rilassate.
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Con apparente leggerezza metti il dito in una piaga che fa venire il mal di stomaco a parecchi. Solo vivendo direttamente le difficoltà che affronta la popolazione si possono dirigere le forze e gli investimenti nella giusta direzione. La famosa frase attribuita a Maria Antonietta “Se non hanno più pane, che mangino brioche” calza a pennello con la situazione che hai descritto. Sinceramente, alle prossime elezioni voterei per 4AP.
Doppio grazie Micol. Mi chiedo spesso come potrebbe cambiare la situazione politica, economica e sociale se la percentuale di genere nelle cariche politiche, amministrative e nelle istituzioni si invertisse, con le donne in maggioranza netta. Nessuno puo` fare miracoli; governare e` difficile. I problemi sono tanti e alcuni quasi impossibili da risolvere. Sarebbe comunque una bella rivoluzione pacifica, credo.
Bello il tuo racconto! Scritto benissimo come al solito, questo ha un ritmo particolarmente veloce proprio come quando quattro donne parlano fra di loro. Nonostante un inizio divertente e il gioco di parole, alla fine lascia amaro in bocca. Tanto amaro
Grazie Cristiana. C’ est la vie. Purtroppo l’ amaro in bocca questi giorni e` pure aumentato, sentendo le ultime notizie del telegiornale. E` vero che ciascuno di noi e` artefice del proprio destino, ma credo che siamo tutti connessi gli uni agli altri; inevitabile subire in qualche modo le conseguenze dei comportamenti altrui, che siano al vertice della scala sociale o che siano alla base. I comportamenti piu` retti e virtuosi sono quelli che riescono a limitare il disastro totale; forse, chissa`! Ci spero.
Non so se ti sarà di conforto però ti posso garantire che nonostante tutto viviamo in una democrazia: imperfetta di certo, e per questo migliorabile, ma sempre meglio dei regimi dittatoriali, teocratico e populisti del resto del mondo.
Migliorabile di certo. Non voglio essere catastrofista, ma il proliferare quotidiano delle ingiustizie e la crescente diseguaglianza economica tra le persone, non so quanto potra` migliorare, effettivamente, in un futuro prossimo, la nostra cosiddetta “democratura”, come la chiamano, ormai, in tanti.
Ci sono molti giovani volonterosi che lavorano per quattro euro l’ ora. Uno di questi ragazzi lo conosco bene: lui si presta, si adatta, in mancanza di meglio. Il diploma gli e` servito ben poco. Ci sono altri che invece disperdono grandi capitali senza combinare nulla di buono, con le risorse dei genitori che (non di rado), fanno soldi a palate lucrando sulla pelle di altri poveracci: lavoratori, pazienti, clienti… E per di piu` non pagando le tasse come tutti noi pensionati o lavoratori dipendenti. Queste disparita` ammesse e favorite, talvolta, dove vige la legge del piu` forte, non mi pare il massimo per meritare, in pieno, il titolo di Paese democratico.
Grazie comunque del commento, stimolante ma, in effetti, poco confortante.
Grazie Carlo. La discussione tra le donne del racconto, inizialmente era seria, poi semiseria; per finire con lo scherzo di una proposta buttata li` tanto per ridere. Nella realta` della nostra vita economica e sociale, se ci fermiamo a riflettere sulla condizione di tanta gente, e sul degrado generale, materiale e morale, ci sarebbe da piangere. La poverta` e` in continuo aumento; l’ evasione fiscale, favorita, oggi piu` che mai, anche dalla libera circolazione del denaro contante, avra` di sicuro un’ accelerazione. La corruzione continuera` a correre a briglia sciolta, senza freni inibitori; per non parlare di tutto il resto. Che tristezza.
Oggi e` domenica meglio lasciar perdere. Buona giornata anche a te.
Ciao Maria Luisa, questo racconto mi ha ricordato molte discussioni con i miei amici e ho percepito la stessa volontà di giustizia e cambiamento. Non posso non concordare specialmente sul simbolo! A presto e buona domenica!