Fa male

Il dolore e il fumo sono due dipendenze egualmente equiparabili in me.

Una punta di desiderio mi brucia la gola, chiedendo che quel dolore che ho tanto a cuore mi rimanga impresso, ma poi espiro e il desiderio vola via col fumo.

Una punta di desiderio che rimanga, resta impresso in gola, ma poi espiro e lascio andare il vapore sperando che quei pianti silenziosi nel buio della notte, che quelle cicatrici così profonde da non poter essere viste alla luce del sole, che quei tentativi di abbandonare tutto e tutti, che il dolore e la sofferenza, che tutto ciò voli via come il fumo della sigaretta che ho in mano, che evapori.

Dolore e fumo sono dipendenze equiparabili in me.

Anche se il dolore mi è rimasto fedele più a lungo.

La mia depressione è come un vecchio amico che ti viene a trovare quando meno te lo aspetti, che ti abbraccia e ti avvolge nel suo manto come una coperta e ti fa credere che tutto il resto, al di fuori di quella coperta, non abbia importanza.

La mia depressione è un salto nel vuoto; è cadere in una fossa, guardare in alto e vedere tante mani disposte a prenderti ma non volerne stringere neanche una perché il fondo non sembra poi così male.

La depressione, per come la conosco io, è come una puntura di zanzara, se ne sta lì e prude fastidiosamente e tu sai che non puoi far altro che grattare fino al sangue e anche dopo, pur essendo consapevole che ti farà male. Anzi, forse proprio perché sai che farà male, che uscirà il sangue, la gratti.

La depressione è vivere in bianco e nero e come unico colore il sangue delle ferite dell’anima ed è forse in quel momento che ti accorgi che non stai affatto vivendo bensì sopravvivendo.

E sopravvivere con la depressione è dannatamente difficile, lo posso assicurare. Quando ogni lama è una tentazione, ogni balcone una caduta, ogni strada un’occasione di essere investita, ogni blister di medicinali un’overdose.

Sopravvivere con la depressione è camminare sul filo di un equilibrista a 5000 m da terra, senza imbarcazioni e con il solo desiderio di cadere.

Il fumo e il dolore sono due dipendenze equiparabili perché come ho bisogno di una sigaretta dopo il caffè, ho bisogno del dolore dopo un sorriso.

E sono equiparabili perché so che il fumo fa male, ma fumo lo stesso, anzi forse proprio perché fa male. E così il dolore: è insito nella parola che faccia male, eppure io lo cerco, forse proprio perché fa male.

Avete messo Mi Piace2 apprezzamentiPubblicato in Narrativa

Discussioni

  1. Provo a esprimere un parere (ben inteso, personale) sperando che non venga letto come una critica.
    Ho trovato il brano francamente angosciante e ci può stare; ma ritengo che raccontare sia differente da spiegare. Indipendentemente dalla scelta della persona con cui si scrive (scelte più o meno difficili da gestire), credo che il lettore non aneli alla spiegazione di una situazione, ma che ci voglia arrivare da se attraverso al racconto di gesti, di azioni compiute, di atteggiamenti del protagonista, insomma: lo vuole conoscere. E, sempre a mio parere, a prescindere dal fatto che lo scritto sia autobiografico o meno, chi legge tende a immedesimarsi nel protagonista, ma per poterlo fare devo poterlo connotare, deve potersi fare un’idea di chi sia davvero. in buona sostanza, la crudezza di una confessione deve essere accompagnata da un contesto che, anzitutto, ti tiri dentro e lì, poi: si può anche infierire.
    Rinnovando la preghiera di accogliere il commento come un mero punto di vista di un lettore, ti ringrazio per la lettura.

  2. Quanta verità. Spesso si è portati a dire frasi del tipo “Ma dai, tirati su” a chi si trova in situazioni simili, senza però capire che chi soffre di depressione combatte contro quella che tu hai (giustamente) definito una vera e propria dipendenza. Geniale questo tuo paragone tra il fumo e il dolore.
    Bellissimo scritto.

  3. Ciao Sarah, non saprei darti una spiegazione esaustiva ma trovo che in ogni tuo racconto la tua scrittura evolva per il meglio. Hai spiegato molto bene la consapevolezza della nocività eppure la ricerca del dolore.